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Numero speciale MCM per l'alluvione |
Durante la notte a cavallo tra il 3 e il 4 novembre 1966 il fiume Arno riversò 70 milioni di metri cubi d’acqua nella città di Firenze, causando notevoli danni alle attività commerciali, ai poli culturali e provocò la morte di 35 persone.
La direttrice del Museo di Storia della Scienza, Maria Luisa Bonelli, all'indomani del disastro presentava al ministero la situazione con queste parole.
“All’alba del giorno 4 novembre 1966 l’acqua dell’Arno inondando prima completamente gli scantinati recentemente adibiti a locale d’esposizione, è poi penetrata nel piano terreno dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza salendo ad un’altezza di m.4,20. I danni perciò oltre ad interessare notevolmente le mura del fabbricato e i pavimenti che hanno ceduto in quattro sale, si rilevano soprattutto nelle collezioni degli strumenti di medicina, ceroplastica, chimica, farmacia, alchimia, pesi e misure, ottica, acustica, meccanica dei liquidi, elettromagnetismo, elettrostatica e tecnologia compresa in questa l’orologeria meccanica”.
Palazzo Castellani, dal 1930 sede del museo di Storia della Scienza, per la sua ubicazione adiacente alla galleria degli Uffizi, con il suo ingresso principale in Piazza dei Giudici ed il lato sud ovest che guarda l’Arno, fu tra i primi importanti edifici a subire le conseguenze della piena del fiume.
Quella che era stata considerata una normale pioggia stagionale, si rivelò essere un’incessante e pericoloso diluvio che sconvolse l’assetto dei fiumi in varie zone della Toscana.
L’alluvione del ’66 fu uno dei primi episodi che evidenziò l’assoluta mancanza di una struttura centrale di aiuto ai cittadini in situazioni di calamità ed allarme, quella che poi diventò l’attuale Protezione Civile.
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Dal volume DI PIETRA E D'ORO Il ponte vecchio a Firenze sette secoli di storia e d'arte |
I cittadini infatti non vennero allarmati ed avvertiti dell’imminente catastrofe, ad accezione di alcuni orafi di Ponte Vecchio che ricevettero una telefonata dalla guardia notturna e che quindi riuscirono a svuotare le loro botteghe.
I fiorentini dovettero constatare personalmente prima la fuoriuscita di liquidi dalla fogne, poi piccoli allagamenti nelle cantine ed infine un poderoso flusso d’acqua che invase ogni cosa e che raggiunse in pochissimo tempo un’altezza maggiore di 4mt.
L’intervento da parte dello Stato si fece attendere sei giorni a partire dalla data della catastrofe e gli aiuti provennero quindi in un primo momento esclusivamente dal volontariato e da parte di gruppi cittadini organizzati: si sviluppò una grande solidarietà anche tra classi sociali diverse.
Le manifestazioni in ricordo del cinquantesimo anniversario dell’alluvione sono iniziate con la conferenza svoltasi mercoledì 26 ottobre presso il salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio.
Alla presenza delle autorità cittadine, sono intervenuti il presidente del consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani, il Rettore dell’Università degli studi di Firenze, Luigi Dei, la direttrice della rivista “MCM La storia delle cose”, Maria Cristina de Montemayor, il direttore della galleria degli Uffizi, Eike Schmidt e la storica dell’arte e scrittrice Cristina Acidini.
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Balthazar Korab - Ponte Santa Trinità |
Il vero ospite d’onore di questa giornata è stato il simbolo per eccellenza della città di Firenze: il Ponte Vecchio. Durante la conferenza infatti, grazie ad interventi e vere e proprie testimonianze di storia come ad esempio quella donataci dalla signora Lucia Barocchi, testimone dell’invasione tedesca durante la seconda Guerra Mondiale e della notte dell’alluvione, gli ospiti hanno potuto immaginare e scoprire il valore del Ponte Vecchio: superstite prima della devastazione nazista operata a danno di altri importanti monumenti della città e poi dell’alluvione.
Il primo di due numeri monografici “Documento Alluvione 1966-2016” della testata MCM- La storia delle cose”, edito per l’occasione, raccoglie i fatti e le vicende relative a questo terribile momento ed è accompagnato da un bel volume con titolo “DI PIETRA E D’ORO il Ponte Vecchio di Firenze: sette secoli di storia e di arte”. Vi sono illustrati i racconti che caratterizzano questo grande palcoscenico di eventi cittadini, le analisi della situazione attuale dal punto di vista della sicurezza idraulica della città di Firenze e considerazioni riguardanti la tutela dei beni pubblici e privati tramite il contributo offerto dalla tecnologia e dalla scienza.
Il Ponte da sempre è un simbolo di unione, il primo germe della città. É pura espressione dell’ingegno che l’uomo imprime sulla natura, simboleggiata dall’acqua: acqua che porta vita, che garantisce lo scambio commerciale, ma che può esondare e distruggere tutto ciò che trova sul suo cammino.
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Balthazar Korab - Piazza Duomo |
Dinnanzi a tragedie naturali di questa portata l’uomo si sente inerme e terribilmente impotente, ma niente come una tragedia può unire e far rinascere la vita laddove stava permanendo l’indifferenza e l’individualismo.
La città di Firenze ha saputo trovare nel Ponte il suo simbolo di unità e di resilienza, la capacità di far fronte agli imprevisti senza lasciarsi schiacciare, ma reinventandosi mediante la creatività ed il coraggio.
La violenza dell’alluvione e le preziose testimonianze di aiuto tra la cittadinanza sono state documentate dal fotografo ungaro Balthazar Korab, uno dei più celebri e prolifici fotografi di architettura del secolo scorso.
Nel periodo di maggior successo professionale, egli decise di prendersi un anno sabbatico e di venire in Italia.
Arrivò in Toscana e più precisamente a Settignano, un borgo nei pressi di Firenze, nei primi giorni di novembre del 1966 con la moglie e i figli. Qui venne a conoscenza di ciò che stava accadendo a Firenze. Non seppe resistere alla tentazione di recarsi sul luogo e, armato della sua Hasselblad medio-formato e di cinque rullini fotografici, raccontò e documentò nella tragedia i piccoli gesti di un’umanità forse precaria, ma operosa e fiduciosa in un nuovo inizio.
Nella mostra fotografica di Balthazar Korab “I giorni dell’alluvione”, visitabile fino al 26 novembre 2016 presso la galleria TETHYS Fine Art Photography in via dei Vellutini 17r a Firenze, sono raccolti gli scatti agli edifici, ai monumenti e alle opere d’arte devastate dall’alluvione, preziosi documenti che ci trasportano nei
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Balthazar Korab - Biblioteca Nazionale Centrale |
gesti e nei volti delle persone che affollarono quei giorni, tra pagine di libri della Biblioteca Nazionale stesi ad asciugare su fili come un bucato, montagne di scarpe ammassate fuori dalle botteghe artigiane, statue della gipsoteca in attesa di restauro nelle sale dell’Accademia di Belle Arti e oggetti e manichini impigliati in ogni sporgenza.
Ecco allora che questo terribile evento diviene a sua volta materia di ispirazione artistica, si lascia plasmare come l’oro nelle mani dell’artigiano e il risultato è davvero unico.
Occorre allora celebrare non l’anniversario dell’alluvione, ma il coraggio e la resistenza del Ponte Vecchio e delle persone che tutt’oggi lo attraversano: tenaci, creative e ricche di sfaccettature come il Vecchio Diamante incastonato a cavallo del fiume Arno.
Elisa Silvestri