Segni misteriosi, quasi geroglifici indecifrabili, che Raymond Quenau definì in maniera più che calzante “Miroglifici”.
Si esprime con questo personalissimo linguaggio l’artistica catalano Mirò (1893-196 ) non ponendosi fin dall'inizio, giovanissimo, con la sua ricerca artistica in condizioni imitative ma piuttosto interpretative del vero. Le opere grafiche che esaltano la potenza espressiva di decisi segni impenetrabili, nati da un gesto sicuro, quasi istintivo, si possono ammirare a Firenze, alla Fornaciai Art Gallery in Borgo San Jacopo 53r, dal 19 ottobre all’11 dicembre 2018 nella mostra MIROGRAFIA, a cura di Stefano Masi.
Risultano esposte ventidue opere grafiche, fra le più rappresentative dell’opera di Mirò (1961-1976), provenienti da una collezione privata e, in buona parte presentate al pubblico per la prima volta. Mirò si è dedicato alla grafica “dalla fine degli anni Trenta, quando già aveva maturato appieno la propria inconfondibile cifra stilistica, trovando nella litografia e nell'incisione un mezzo perfetto per dare vita ai suoi mondi fantastici, permeati di poetico lirismo”.
Introdotto alle tecniche dell’incisione dal pittore cubista di origine polacca Louis Marcoussis negli anni Trenta, Mirò si impegnò per tutta la vita nella ricerca dei mezzi più adatti a far risaltare le sue “invenzioni”, esito di un lucido abbandono alla propria ispirazione, con la scelta delle carte più adatte e raffinate e con l’applicazione delle più svariate tecniche di stampa senza perdere occasione per accrescere le sue conoscenze.
“Il 1967 segnò una svolta nella sua produzione grafica, quando fu introdotto dall'amico Robert Dutrou alla tecnica del carborundum che, messa a punto dal pittore e incisore franco-americano Henri Bernard Goetz, prevede l’aggiunta del carbonato di silicio, detto appunto carborundum, alla lastra di incisione al fine di creare una superficie ruvida e granulosa (in mostra L’Astre du labyrinthe, uno dei primissimi esempi dell’uso di questa tecnica). Combinando il carborundum con altri metodi calcografici, appresi nel corso della propria carriera artistica, fra cui in particolare la più tradizionale acquatinta, Miró forgiò “immagini capaci di rivaleggiare con ogni tipo di pittura”.
Graziella Guidotti, Patrizia Casini