Al museo Santa Maria della Scala di Siena, dal 13
aprile al 4 giugno 2017, è esposto il coinvolgente progetto fotografico di
Luisa Menazzi Moretti TEN YEARS AND EIGHTY-SEVEN/DIECI ANNI E OTTANTASETTE
GIORNI.
Questi sono in media i giorni che deve attendere, in
solitudine, un condannato a morte dal momento della condanna all’esecuzione.
L’esposizione mostra 17 fotografie di grande formato (dittici
o trittici) e 9 testi tratti da lettere o interviste che raccontano attraverso
gli occhi dell’artista i momenti vissuti da questi condannati.
Tra gli scritti posti vicini alle immagini c’è sempre
una frase evidenziata che esalta tramite le parole lo scatto esposto.
La mostra, distante da ogni realismo, non è un
reportage fotografico, non è una foto documentazione ma come dice l’artista
stessa “non fotografo quello che vedo ma quello che leggo, è un lavoro di
riflessione, di pensiero, di emozioni.”
Il direttore del Museo di Santa Maria della Scala di
Siena Daniele Pittèri sostiene che “queste esistenze Luisa Menazzi Moretti non
le documenta, né le interpreta. Le trasfigura. Le compenetra, le filtra
attraverso la propria sensibilità e le rimanda, trasfigurate appunto, sotto
forma di immagini.
L’artista si trasferisce con la sua famiglia
dall'Italia al Texas all'età di tredici anni e vive a quaranta
miglia da
Huntsville, la cittadina conosciuta per il braccio della morte, trasferito
adesso a Livingston.
Ovviamente questo contatto influenzerà l’artista, che
in seguito, appassionandosi di fotografia, lo riflette in questo suo progetto al quale
si dedica dal 1982 leggendo e riflettendo sulle interviste e le lettere dei
condannati a morte.
La scelta del Texas non è dovuta tanto alla
familiarità del posto, quanto al fatto che è il paese democratico dove si
registra in assoluto il maggior numero di esecuzioni.
Tra i suoi scatti troviamo la storia del condannato
che si sposa con una ragazza conosciuta per corrispondenza durante la prigionia:
“l’anello al dito dello sposo potrà
essere infilato solo dopo l’esecuzione”.
In un altro scatto il condannato fa capire che “una persona deve tenere impegnata la propria
mente. Se non la usi la perdi”.
L’artista afferma “Le mie immagini sono il frutto
delle loro parole: le ho scattate pensando a chi è restato, ai familiari di chi
è stato giustiziato”.
In America sono 29 gli Stati che esercitano ancora la
pena di morte.
Patrizia Casini
Orari
13 aprile - 4 giugno 2017
lunedì - giovedì 10,00 . 19,00
venerdì 10,00 - 22,00
sabato e domenica 10,00 - 19,00