Si è inaugurata
a Siena la bellissima mostra su Ambrogio Lorenzetti, pittore attivo nella prima
metà del Trecento e allievo di Duccio di Buoninsegna.
L’idea della mostra nasce nel 2015 con un
progetto chiamato Dentro al Restauro il
quale porta all’analisi e all’approfondimento di Ambrogio Lorenzetti. L’operazione
comporta il trasferimento di alcune opere, che necessitavano di restauro, nel
complesso di Santa Maria della Scala: il ciclo di affreschi staccati dalla
cappella di San Galgano a Montesiepi e il Polittico della chiesa di San Pietro
in Castelvecchio a Siena.
A questi due cantieri si sono affiancati altri due restauri,
il primo nella chiesa di San Francesco, volto al recupero della sala capitolare
dei frati e l’altro nella chiesa di Sant’Agostino dove Lorenzetti affrescò il
ciclo di storie di Santa Caterina e gli articoli del Credo.
Gli interventi sono stati allestiti in un cantiere di
restauro “aperto” cioè fruibile dalla cittadinanza e dai turisti in modo da
permettere, oltre ad una maggiore conoscenza da parte degli studiosi, una
familiarizzazione da parte del pubblico.
Ambrogio Lorenzetti è stato uno tra i maggiori e più
importanti artisti dell’Europa tardo-medievale e fu famoso anche presso gli
scrittori d’arte (Commentarii del
grande scultore rinascimentale Lorenzo Ghiberti) ma poco conosciuto ai giorni
nostri.
Questo perché gli studi si sono sempre concentrati
sui magnifici affreschi realizzati dal pittore per il Palazzo Pubblico: le
allegorie e gli effetti del Buono e del Cattivo governo offuscandone un po’ il
resto dell’attività.
Lorenzetti, uomo di grande cultura attivo nella vita
politica della sua città, realizza quelli che sono tra le prime pitture senza temi
autocelebrativi dei committenti; si tratta di veri e propri manifesti dell’etica politica delle città-Stato nell’età
tardo comunale.
Purtroppo “la densità concettuale di quest’insieme di
dipinti murali” ha messo finora in secondo piano il resto della sua produzione
pittorica.
La mostra vuole
mettere in evidenza il resto della produzione artistica e lo straordinario
linguaggio stilistico dell’artista, sottolineando il valore intellettuale e
innovativo della sua opera.
Il percorso si apre con una prima sezione dedicata ai
grandi maestri che operano nella Siena del 1300; Duccio di Buoninsegna, Simone
Martini, Pietro Lorenzetti (il fratello di Ambrogio).
Seguono varie opere di Ambrogio tra cui la Madonna di
Vico l’Abate, la Madonna col bambino, La croce dipinta di Montenero d’Orcia e
molte altre opere oltre agli affreschi delle varie chiese staccati e restaurati.
In mostra tornano quindi a vivere idealmente il
chiostro della chiesa francescana e anche se oggi degli affreschi ne rimane una
parte assai piccola la fortuna vuole che “il maggiore frammento superstite
appartenga proprio alla scena più celebre del ciclo, e rappresenti quel
miracoloso fortunale scatenatosi in seguito alla morte dei francescani” che
contiene la prima rappresentazione di una tempesta nella storia della pittura
occidentale.
Purtroppo la parte inferiore dove Lorenzetti decise
di rappresentare, allontanandosi dalle fonti agiografiche, la reazione
terrorizzata della folla a seguito del fortunale è andata perduta. Questa
scena, così particolare e fuori dagli schemi, suscitò l’entusiasmo del Ghiberti
“uenghossi gli uomini et le donne arrouesciarsi e panni in capo”.
Rimane la parte superiore dove si vede la città
battuta dalla pioggia e dai grossi chicchi di grandine dove sempre il Ghiberti
descrive come “la grandine folta in su e’ palvesi”.
Di grande suggestione gli affreschi della cappella di
San Galgano a Montesiepi dove nella lunetta nord-est la raffigurazione di Maria
Regina è realizzata secondo lo schema della Maestà della tradizione senese arricchendo
però la composizione con la figura di Eva ai piedi dello scranno della Madonna.
Eva indossa la pelliccia di capra, simbolo della lussuria
e tiene in mano il ramo di fico, simbolo del peccato e della sua conversione. La
conseguenza immediata della trasgressione di Adamo ed Eva è la vergogna causata
dalla consapevolezza della loro nudità e la loro reazione è coprirsi con la
foglia di fico, infatti fulcro del dipinto è il tema della redenzione.
A corredo della mostra un ricco catalogo rappresenta
finalmente la prima completa e ricca monografia dell’artista.
Patrizia Casini