La mostra "Robert Capa in Italia 1943-44" ospitata a San Gimignano presso la
Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Raffaele De Grada” dal 4 marzo al 10
luglio 2016, fa rivivere con 78 stampe fotografiche in bianco/nero da pellicole originali, gli anni della
seconda guerra mondiale in Italia.
L’autore-fotografo
Robert Capa, all’anagrafe Endre Friedman -Budapest 1913 – Thái Binh, Vietnam, 1954- le ha scattate
al seguito delle truppe alleate e documentano il percorso dallo sbarco in
Sicilia fino a quello di Anzio.
Considerato da alcuni il padre del fotogiornalismo, da altri
colui che al fotogiornalismo ha dato una nuova veste e una nuova direzione,
Robert Capa pur non essendo un soldato, visse la maggior parte della sua vita in
prima linea sui campi di battaglia a documentarne i fatti: vicino alle
tragedie, agli orrori e al dolore, allo sconforto e alla speranza dei soldati e
dei civili: “se le tue fotografie non
sono all’altezza, non eri abbastanza vicino”, ha affermato più volte.
Settantotto
immagini per mostrare una guerra fatta di gente comune, di piccoli paesi
ridotti in macerie, di soldati e civili vittime di una stessa tragedia
L’obiettivo
di Robert Capa tratta tutti con la stessa sensibilità e solidarietà e ferma con
uno scatto la paura, l’attesa, l’attimo prima dello sparo, il riposo, la
speranza in cinque dei maggiori conflitti
mondiali: la guerra civile spagnola, la guerra cino-giapponese, la seconda
guerra mondiale, la guerra arabo israeliana del 1948 e la prima guerra
d’Indocina.
Il Comune di
San Gimignano, il Museo Nazionale Ungherese di Budapest e la Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia, in
collaborazione con Opera-Gruppo Civita, hanno collaborato per portare alla
nostra attenzione attraverso l’opera di Robert Capa, gli orrori della guerra e
proporci, con la pace in questo momento più di sempre in pericolo, immagini
che con la loro crudezza di testimonianze storiche inquietano e fanno
riflettere.
Ma l’uomo anche nella tragedia della
guerra trova la forza della normalità e della speranza lo documentano alcune
immagini tra le più suggestive.
Significativo il soldato che in mezzo ad
un paesaggio devastato nel quale anche gli alberi e tutta la vegetazione sono
ormai morti, trova la forza di recuperare un momento di normalità e di fiducia
nel futuro curando la sua persona lavandosi la faccia.
Altrettanto significativa la foto di una
bambina in braccio al babbo: estratta dopo sette giorni dalle macerie sotto le
quali era stata sepolta nel paese siciliano di Troina, completamente raso al
suolo, ha ancora il volto sconvolto dalla paura, ma ha già ricevuto le prime
cure con la fasciatura di una gamba e ancora più importante ha ritrovata
sicurezza, affetto e speranza sul futuro tra le braccia del babbo.
In questo caso, come in tante altre occasioni,
i funzionari ungheresi hanno ricercato le persone fotografate così il documento
fotografico risulta storicamente avvalorato dalla testimonianza fisica e verbale
diretta.
Insomma una mostra da vedere con
attenzione: a questo scopo può essere di aiuto il catalogo
bilingue, italiano/inglese, 192 pagine e 80 fotografie con testi di Beatrix
Lengyel, Ilona Stemlerné Balog, Éva Fisli e Luigi Tomassini, una coedizione Museo Nazionale Ungherese di
Budapest e Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia, prezzo
di copertina 35 euro, prezzo speciale in mostra 30.
Cassio Manismi
Inaugurazione
Venerdì 4 marzo 2016 ore 17.30
Orari5 – 31 marzo 10:00 -17.30
1 aprile – 10 luglio 9:30 – 19:00
Ingresso€ 7,50 Intero;
€ 6,50 ridotto:
Informazioni
call center info e booking 0577/286300