lunedì 27 novembre 2017

LA TROTTOLA E IL ROBOT Tra Balla Casorati e Capogrossi


Al PALP Palazzo Pretorio di Pontedera fino al 22 aprile 2018 è possibile ammirare una mostra inconsueta e ricca di risvolti divertenti e distensivi ma che mettono in luce anche le grandi trasformazioni storiche e sociali verificatesi tra la fine del XIX secolo e la seconda metà del XX, periodo nel quale è mutato l’assetto geopolitico del mondo occidentale provocando radicali cambiamenti nella vita quotidiana delle famiglie italiane.

Il suo titolo La trottola e il robot Tra Balla Casorati e Capogrossi, ne fa intuire il contenuto: risultano esposte un rappresentativo numero di opere selezionate dalla importante collezione di giocattoli d’epoca del Comune di Roma e, vicino ad esse, le contemporanee opere d’arte di pittura e scultura di grandi artisti italiani. In tutte le opere d’arte è presente il mondo del gioco infantile declinato nei suoi molteplici aspetti di svago, formativi, educativi. Quindi due espressioni della creatività legate all'infanzia: quella che si manifesta con oggetti concreti ideati un tempo dagli artigiani e oggi prodotti dall'industria e quella che rappresenta e interpreta il gioco infantile nelle arti figurative e plastiche.

Due universi separati che a Pontedera hanno trovato il modo di rispecchiarsi l’uno nell'altro per far rifiorire nei non più giovani lontani ricordi e dimenticate emozioni, nei più giovani la storia delle trasformazioni e della lunga evoluzione vissuta dai giocattoli per arrivare a quelli tecnologici attuali. L’avvincente racconto di figure ed oggetti che si snoda nelle sale espositive di Palazzo Pretorio, offre dunque “da differenti, dialettici e integrati punti di vista un osservatorio inedito e suggestivo sui mutamenti della società italiana nel corso dei decenni, sulle variazione dei modelli pedagogici, di vita e di pensiero e sul rapporto spesso controverso tra il mondo degli adulti e quello -assai più misterioso- dei bambini”.

Le 110 opere degli artisti che si sono interessati al tema dell’infanzia sono state ordinate secondo temi chiave supportati dall’abbinamento e dalla vicinanza, nella stessa sala, di numerosi e corrispettivi giocattoli.
Si inizia con la rappresentazione dei giochi all’interno della Casa, cioè nell’intimo e sicuro spazio conosciuto, per passare poi al tema dell’Educazione, del Gioco all’esterno, del Teatro e del Circo, dei Giochi senza età e, infine, alla sala degli Automi che presenta i primi ingenui elementi a molla fino ai più sofisticati giochi attuali: rimandano, come fa notare il sindaco Simone Millozzi, “alle attività di ricerca condotte dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna partner di eccellenza dell’esposizione. Le riflessioni scaturite dall’osservazione dei  primi esempi di giocattoli a molla fino ai più sofisticati robot consentono di ritenere l’innovazione applicata alla cultura un grande serbatoio che unisce saperi, principi, ricerca e creatività”.
Stimolante il catalogo (Bandecchi & Vivaldi) con testi dei curatori della mostra, Daniela Fonti e Filippo Bacci di Capaci e di studiosi specialisti nei singoli settori, da quello artistico a quello pedagogico e psicologico, che mettono in luce l’utilità del gioco nell’infanzia, ma non solo. E, a questo proposito, mi viene in mente il nome di un negozio di giocattoli di Firenze che non è soltanto un nome ma anche un invito scritto a grandi lettere sul vetro della porta d’ingresso e rivolto a tutti, grandi e piccini, “Fate più balocchi”.
Foto di Azzurra Salerno

Graziella Guidotti

venerdì 10 novembre 2017

LA SETTIMA ARTE AGLI UFFIZI - EJZENŠTEJN


Ciclo StigmatizzazioneStigmate, San Francesco,
1932 m
atita nera e matita rossa su carta
Splendida mostra alla Galleria degli Uffizi che con EJZENŠTEJN LA RIVOLUZIONE DELLE IMMAGINI ricordano i cento anni dalla rivoluzione socialista russa.

Ejzenštejn nato a Riga nel 1898 e morto a Mosca nel 1948 è considerato tra i più innovativi artisti nella storia del cinema sia nell’ambito del montaggio che nella struttura compositiva delle immagini.
Amante dell’arte rinascimentale e dei tre grandi artisti del Rinascimento: Raffaello, Michelangelo e Leonardo è riuscito a creare una straordinaria relazione tra le arti e il cinematografo inserendo nei suoi film tutta una serie di citazioni grafico-pittoriche.
Ciclo Les Parques, 1947, matita su carta
L’artista è stato per il mondo delle immagini quello che è stata la rivoluzione del 1917 per gli assetti sociali, politici ed economici della Russia inoltre con la capacità di durare nel tempo ed ispirare una generazione di artisti.
Soprannominato il Leonardo da Vinci del cinema per la stessa versatilità, la curiosità di sperimentare e la capacità d’inventiva che lo accomuna con il grande genio del Rinascimento, si muove in un territorio poliedrico di regista, montatore, scenografo, scrittore, disegnatore e pedagogo.

L’esposizione presenta i molteplici aspetti del talento di Ejzenštejn con un percorso che alterna l’attività di disegnatore a quella di cineasta.
I suggestivi disegni realizzati con la sola linea grafica che lui definiva “danzata” sono quasi tutti compresi tra i primi anni Trenta e il 1948 e sono considerati dallo stesso regista la “rappresentazione grafica di un’idea”. Il disegno deve avere la capacità di rendere le “idee intuibili facendo sì che le idee astratte siano anche plasticamente immaginabili”.

Per lui il disegno era già il montaggio del cinema.
Anche il materiale cinematografico di Ejzenštejn in mostra è stato predisposto per suggerire un rimando all’arte del passato e alle idee sul montaggio. Le proiezioni mescolano dettagli e scene dei film, Sciopero, La corazzata Potëmkin, Aleksandr Nevskij, ad alcuni particolari tratti dall’Adorazione dei Magi e l’Ultima cena di Leonardo e dalla battaglia di San Romano di Paolo Uccello.

Questa mostra introduce per la prima volta agli Uffizi la settima arte, così chiamato il cinema di Ejzenštejn, e il Rinascimento oltre ad essere una fucina di immagini diventa il punto di riferimento e la rifioritura culturale a cui ogni rivoluzione dovrebbe tendere.

La cineteca di Bologna nell’ambito del progetto IL CINEMA RITROVATO porta nelle sale dal 6 novembre il capolavoro di Sergej Ejzenštejn del 1925 La corazzata Potëmkin in versione integrale e restaurata.
Patrizia Casini,

EJZENŠTEJN LA RIVOLUZIONE DELLE IMMAGINI
Sede: Sale di Levante Galleria delle statue e delle Pitture degli Uffizi
Periodo: dal 7 novembre al 7 gennaio 2018
Orari: da martedì a domenica 8,15 - 18,50; lunedì chiuso



giovedì 9 novembre 2017

DA BROOKLYN AL BARGELLO Giovanni della Robbia, la lunetta Antinori e Stefano Arienti.


È tornata a Firenze, anche se per breve tempo, la lunetta di Giovanni della Robbia.
Il Museo Nazionale del Bargello ospiterà dal 10 novembre al 8 aprile 2018 la mostra Da Brooklyn al Bargello Giovanni della Robbia, la lunetta Antinori e Stefano Arienti.

La lunetta, commissionata da Niccolò Tommaso Antinori intorno al 1520, a Giovanni della Robbia e sistemata nella Villa delle Rose a quel tempo proprietà della famiglia Antinori, rappresenta “il Cristo risorto, con il committente Antinori in ginocchio alla sua destra e i soldati attorno al sepolcro, secondo l’iconografia tradizionale: il tutto su un articolato sfondo di paesaggio e all’interno di una fastosa cornice di frutti e fiori popolata da piccoli animali”.

Giovanni della Robbia, il più prolifico e autonomo tra i cinque figli di Andrea si distingue per un uso frequente e intensivo della policromia, un’esuberante vena decorativa e un’anatomia dei corpi con una maggiore pienezza plastica rispetto alla tradizione robbiana.
L’opera manca dall’Italia dal 1898 quando Aaron Augustus Healy, importante uomo d’affari, ma anche esperto collezionista e generoso mecenate acquistò la lunetta per donarla al Brooklyn Museum.
Grazie all’aiuto di Marchesi Antinori Spa che, nel 2015 ha finanziato il restauro realizzato nei laboratori del Brooklyn Museum in previsione della mostra al Museum of Fine Arts di Boston, la lunetta è potuta tornare a Firenze.
È stata accompagnata idealmente a Firenze dalla presenza del Ritratto di Aaron Augustus Healy dipinto da John Singer Sargent nel 1907, altro capolavoro concesso in prestito dallo stesso museo americano.


“In parallelo, la seconda sala ospiterà un’opera di Stefano Arienti, artista italiano tra i più apprezzati in ambito internazionale, dal titolo Scena fissa, con cui la scultura robbiana viene riletta e reinterpretata, dando vita ad un inaspettato dialogo tra arte rinascimentale e contemporanea”.
Patrizia Casini

Museo Nazionale del Bargello
10 novembre 2017 – 8 aprile 2018