|
Compianto
su Cristo morto (Pietà di Luco) 1523-1524
Andrea del Sarto
|
Si è
inaugurata a Palazzo Strozzi la mostra Il Cinquecento a Firenze ultimo atto
di una trilogia iniziata nel 2010 con Bronzino, proseguita nel 2014 con Pontormo
e Rosso Fiorentino e conclusasi oggi con Tra Michelangelo, Pontormo e
Giambologna.
Un secolo straordinario “per virtù culturali e per estro
intellettuale” segnato da un lato dal Concilio di Trento e dall’altro dalla
personalità di Francesco I de’ Medici uno dei più grandi mecenati europei.
Essendo
un continuum espositivo, nelle prime
due sale sono esposte le opere che riassumono i modelli che gli artisti del
Cinquecento prendevano come esempio: Andrea del Sarto, Michelangelo, Pontormo e
Rosso Fiorentino.
Oltre
all’indiscusso seguito che ha avuto Michelangelo anche le opere di Andrea del
Sarto sono state copiate per decenni non solo per la qualità stilistica ma per
il contenuto che rappresentavano anticipando addirittura la nuova idea di controriforma
scaturita successivamente con il Concilio di Trento.
Nella
seconda sala un confronto inedito ed eccezionale tra tre capisaldi dell’arte occidentale:
la Deposizione
dalla croce di Volterra del Rosso
Fiorentino (1521) la Deposizione di Santa Felicita del Pontormo
(1525-1528) e il Cristo Deposto di Besançon del Bronzino (1543-1545) per
la prima volta qui riuniti con la tavola di Besançon che dal 1545 non ritornava
a Firenze.
|
Resurrezione 1574, Santi di Tito |
Nelle sale che seguono troviamo pittori
e scultori che non hanno la stessa fama di quelli appena citati, infatti lo
scopo dei curatori della mostra, Carlo Falciani e Antonio Natali, è stato quello
di presentare i linguaggi misti e complessi nati oltre la metà del cinquecento tra
i vari artisti e per far questo sono partiti dai maestri indiscussi appena sopra
elencati.
Gli artisti che seguono nelle sale
successive sono eredi di questi linguaggi, di queste poetiche e anche se meno conosciuti
non per questo meno capaci di offrire riflessioni e stupori.
E per citarne solo alcuni possiamo
ammirare “le forme robuste eppure dolci e
naturali d’Alessandro Allori, la
lirica vibrante e soave a un tempo di Santi
di Tito, il vigore crudo e fiammingo delle scene dello Stradano, la grazia vivida di Cavalori e quella salda e quasi
parmense di Macchietti”.
Alla
conclusione del Concilio di Trento, così importante per l’arte di questo
secolo, vi è la necessità di sottolineare la presenza reale di Dio nell'ostia
consacrata. Nelle chiese vengono abbattuti i tramezzi che dividono la zona dove
avviene il rito religioso dalla zona deputata ai fedeli rendendo visibile l’altare
maggiore e la cerimonia.
|
Venere e Amore 1575, Alessandro Allori |
Vengono
uniformate le cappelle laterali e vengono commissionate nuove pale d’altare con
raffigurate scene sacre con personaggi vestiti in abiti moderni in modo da
facilitarne l’immedesimazione.
Esposte
a documentare il “sacro” troviamo la tavola di Santi di Tito Resurrezione, quella dell’Allori
Cristo e l’adultera.
Gli
artisti che lavoravano a questi dipinti sono gli stessi, spesso connessi a
Francesco I, che lavoravano anche a temi profani: si può ammirare Venere e Amore di Alessandro Allori, la Fata Morgana del Giambologna e molti
altri capolavori.
Patrizia Casini
IL CINQUECENTO A
FIRENZE “MANIERA MODERNA” E CONTRORIFORMA.
TRA MICHELANGELO,
PONTORMO E GIAMBOLOGNA
Palazzo Strozzi, 21 settembre 2017-21 gennaio 2018
#500Firenze
Tutti i giorni
10.00-20.00, Giovedì 10.00-23.00. Dalle ore 9.00 solo su
prenotazione.
Accesso in mostra consentito fino a un’ora prima dell’orario di
chiusura
Informazioni in
mostra T. +39 055 2645155 www.palazzostrozzi.org
Biglietti intero €
12,00; ridotto € 9,50; € 4,00 scuole