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Marina 1870 |
In occasione di Pistoia Capitale italiana della cultura
si è inaugurata presso il Museo dell’Antico
Palazzo dei Vescovi la mostra GIOVANNI
BOLDINI La stagione della Falconiera.
Il titolo della
mostra trae ispirazione da un ciclo di pitture murali a tempera che un giovane
Giovanni Boldini eseguì nel suo periodo toscano presso la villa La Falconiera acquistata
dalla mecenate inglese Isabella Robinson Falconer nel 1860.
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Zuffa di piccoli contadini (Ragazzi che giocano)1868 |
Questa signora inglese dai trascorsi romanzeschi, collezionista
e pittrice dilettante, allieva di Telemaco Signorini fu stregata da Boldini
ventitreenne. Tre fatti importanti nella vita di Boldini vanno attribuiti alla
Falconer il primo viaggio a Parigi nel 1867, un inverno trascorso in Costa
Azzurra in compagnia della signora e la commissione delle tempere per la sala
da pranzo di Villa Falconer.
Con la morte della signora e la chiusura della villa
ereditata dalle figlie il ricordo di queste tempere cominciò a sbiadire
Anche nei testi storiografici del movimento
macchiaiolo, al quale Boldini era legato, non si trova cenno di queste pitture,
solamente in una tarda lettera di Signorini se ne trova menzione.
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Ritratto di
Diego Martelli 1865
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Sarà Boldini, a tarda età, a raccontare alla moglie Emilia Cardona,
durante le conversazioni per la stesura di una prima biografia, di aver
realizzato un ciclo di pitture a parete in una città toscana di cui non
ricordava ma il cui nome iniziava con la “P”.
Alla morte del pittore nel 1931 Emilia Cardona
peregrinando per la Toscana, riuscì finalmente a trovare villa Falconer scoprendo
in una stanza adibita a rimessaggio di attrezzi agricoli il lavoro del marito.
La acquistò e vi trasferì da Parigi tutte le cose
appartenute al marito dalle suppellettili ai dipinti, stabilendovi la propria
dimora.
Alla morte di
Emiliana le pitture sono state donate alla città di Pistoia e dopo il distacco
dai muri e il conseguente restauro sono state collocate nel Palazzo dei
Vescovi.
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Scorcio della sala da pranzo 1868 |
Ed è qui che la mostra si apre, con l’esatta ricostruzione
della sala da pranzo della Falconiera, nella quale sono rappresentati temi di
vita agreste.
A destra della porta finestra, le scene legate ai
gesti di lavori antichi immersi nel volgersi immutabile delle stagioni, a
sinistra una natura vasta, maestosa che si dispiega in paesaggi marini. Sembra
che dietro all’iconografia di queste pitture ci sia il pensiero di Cristiano
Banti esponente di spicco del movimento dei Macchiaioli.
Infatti Boldini,
nonostante la lunga stagione in Toscana, “non
farà mai propri gli ideali coltivati dalla cerchia degli amici toscani, in
particolare di Banti. Il culto per una pittura che nella sua semplicità fosse
sinonimo anche di profondi valori morali, non gli sarebbe mai appartenuto”.
Con la sua partenza per Parigi abbandonerà questo modo di dipingere diventando il
grande ritrattista della Belle Epoque.
Del periodo
macchiaiolo del Boldini sono in esposizione sedici capolavori realizzati durante gli anni toscani (1864-1871)
provenienti da collezioni private e da pubblici musei. Tra questi la Marina 1870
custodita a Milano, che è considerato un vero e proprio modello preparatorio
per una scena del ciclo della Falconiera. I ritratti di Telemaco Signorini
(1870) e di Cristiano Banti (1866), Zuffa di piccoli contadini (1868).
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Giovane paggio
che gioca con un levriero 1869
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Giovane paggio
che gioca con un levriero (1869) nel quale si nota già un cambiamento tematico proiettando
in avanti Boldini che volge uno sguardo al mercato parigino, dando nuova linfa
vitale al futuro commercio della sua produzione pittorica.
Patrizia Casini
Pistoia - Musei dell'Antico Palazzo dei vescovi
9 settembre - 6 gennaio 2018
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