domenica 30 ottobre 2016

ALLUVIONE DI FIRENZE cinquantesimo anniversario

Numero speciale MCM per l'alluvione
Durante la notte a cavallo tra il 3 e il 4 novembre 1966 il fiume Arno riversò 70 milioni di metri cubi d’acqua nella città di Firenze, causando notevoli danni alle attività commerciali, ai poli culturali e provocò la morte di 35 persone.

La direttrice del Museo di Storia della Scienza, Maria Luisa Bonelli, all'indomani del disastro presentava al ministero la situazione con queste parole.
“All’alba del giorno 4 novembre 1966 l’acqua dell’Arno inondando prima completamente gli scantinati recentemente adibiti a locale d’esposizione, è poi penetrata nel piano terreno dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza salendo ad un’altezza di m.4,20. I danni perciò oltre ad interessare notevolmente le mura del fabbricato e i pavimenti che hanno ceduto in quattro sale, si rilevano soprattutto nelle collezioni degli strumenti di medicina, ceroplastica, chimica, farmacia, alchimia, pesi e misure, ottica, acustica, meccanica dei liquidi, elettromagnetismo, elettrostatica e tecnologia compresa in questa l’orologeria meccanica”.
Palazzo Castellani, dal 1930 sede del museo di Storia della Scienza, per la sua ubicazione adiacente alla galleria degli Uffizi, con il suo ingresso principale in Piazza dei Giudici ed il lato sud ovest che guarda l’Arno, fu tra i primi importanti edifici a subire le conseguenze della piena del fiume.
Quella che era stata considerata una normale pioggia stagionale, si rivelò essere un’incessante e pericoloso diluvio che sconvolse l’assetto dei fiumi in varie zone della Toscana.
L’alluvione del ’66 fu uno dei primi episodi che evidenziò l’assoluta mancanza di una struttura centrale di aiuto ai cittadini in situazioni di calamità ed allarme, quella che poi diventò l’attuale Protezione Civile.

Dal volume DI PIETRA E D'ORO Il ponte vecchio a Firenze
sette secoli di storia e d'arte
I cittadini infatti non vennero allarmati ed avvertiti dell’imminente catastrofe, ad accezione di alcuni orafi di Ponte Vecchio che ricevettero una telefonata dalla guardia notturna e che quindi riuscirono a svuotare le loro botteghe.
I fiorentini dovettero constatare personalmente prima la fuoriuscita di liquidi dalla fogne, poi piccoli allagamenti nelle cantine ed infine un poderoso flusso d’acqua che invase ogni cosa e che raggiunse in pochissimo tempo un’altezza maggiore di 4mt.
L’intervento da parte dello Stato si fece attendere sei giorni a partire dalla data della catastrofe e gli aiuti provennero quindi in un primo momento esclusivamente dal volontariato e da parte di gruppi cittadini organizzati: si sviluppò una grande solidarietà anche tra classi sociali diverse.
Le manifestazioni in ricordo del cinquantesimo anniversario dell’alluvione sono iniziate con la conferenza svoltasi mercoledì 26 ottobre presso il salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio.
Alla presenza delle autorità cittadine, sono intervenuti il presidente del consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani, il Rettore dell’Università degli studi di Firenze, Luigi Dei, la direttrice della rivista “MCM La storia delle cose”, Maria Cristina de Montemayor, il direttore della galleria degli Uffizi, Eike Schmidt e la storica dell’arte e scrittrice Cristina Acidini.

Balthazar Korab - Ponte Santa Trinità 
Il vero ospite d’onore di questa giornata è stato il simbolo per eccellenza della città di Firenze: il Ponte Vecchio. Durante la conferenza infatti, grazie ad interventi e vere e proprie testimonianze di storia come ad esempio quella donataci dalla signora Lucia Barocchi, testimone dell’invasione tedesca durante la seconda Guerra Mondiale e della notte dell’alluvione, gli ospiti hanno potuto immaginare e scoprire il valore del Ponte Vecchio: superstite prima della devastazione nazista operata a danno di altri importanti monumenti della città e poi dell’alluvione.
   Il primo di due numeri monografici “Documento Alluvione 1966-2016” della testata MCM- La storia delle cose”, edito per l’occasione, raccoglie i fatti e le vicende relative a questo terribile momento ed è accompagnato da un bel volume con titolo “DI PIETRA E D’ORO il Ponte Vecchio di Firenze: sette secoli di storia e di arte”. Vi sono illustrati i racconti che caratterizzano questo grande palcoscenico di eventi cittadini, le analisi della situazione attuale dal punto di vista della sicurezza idraulica della città di Firenze e considerazioni riguardanti la tutela dei beni pubblici e privati tramite il contributo offerto dalla tecnologia e dalla scienza.
Il Ponte da sempre è un simbolo di unione, il primo germe della città. É pura espressione dell’ingegno che l’uomo imprime sulla natura, simboleggiata dall’acqua: acqua che porta vita, che garantisce lo scambio commerciale, ma che può esondare e distruggere tutto ciò che trova sul suo cammino.
Balthazar Korab - Piazza Duomo 
Dinnanzi a tragedie naturali di questa portata l’uomo si sente inerme e terribilmente impotente, ma niente come una tragedia può unire e far rinascere la vita laddove stava permanendo l’indifferenza e l’individualismo.
La città di Firenze ha saputo trovare nel Ponte il suo simbolo di unità e di resilienza, la capacità di far fronte agli imprevisti senza lasciarsi schiacciare, ma reinventandosi mediante la creatività ed il coraggio.
   La violenza dell’alluvione e le preziose testimonianze di aiuto tra la cittadinanza sono state documentate dal fotografo ungaro Balthazar Korab, uno dei più celebri e prolifici fotografi di architettura del secolo scorso.
Nel periodo di maggior successo professionale, egli decise di prendersi un anno sabbatico e di venire in Italia.
Arrivò in Toscana e più precisamente a Settignano, un borgo nei pressi di Firenze, nei primi giorni di novembre del 1966 con la moglie e i figli. Qui venne a conoscenza di ciò che stava accadendo a Firenze. Non seppe resistere alla tentazione di recarsi sul luogo e, armato della sua Hasselblad medio-formato e di cinque rullini fotografici, raccontò e documentò nella tragedia i piccoli gesti di un’umanità forse precaria, ma operosa e fiduciosa in un nuovo inizio.
Nella mostra fotografica di Balthazar Korab “I giorni dell’alluvione”, visitabile fino al 26 novembre 2016 presso la galleria TETHYS Fine Art Photography in via dei Vellutini 17r a Firenze, sono raccolti gli scatti agli edifici, ai monumenti e alle opere d’arte devastate dall’alluvione, preziosi documenti che ci trasportano nei
Balthazar Korab - Biblioteca Nazionale Centrale
gesti e nei volti delle persone che affollarono quei giorni, tra pagine di libri della Biblioteca Nazionale stesi ad asciugare su fili come un bucato, montagne di scarpe ammassate fuori dalle botteghe artigiane, statue della gipsoteca in attesa di restauro nelle sale dell’Accademia di Belle Arti e oggetti e manichini impigliati in ogni sporgenza.
Ecco allora che questo terribile evento diviene a sua volta materia di ispirazione artistica, si lascia plasmare come l’oro nelle mani dell’artigiano e il risultato è davvero unico.
Occorre allora celebrare non l’anniversario dell’alluvione, ma il coraggio e la resistenza del Ponte Vecchio e delle persone che tutt’oggi lo attraversano: tenaci, creative e ricche di sfaccettature come il Vecchio Diamante incastonato a cavallo del fiume Arno.
Elisa Silvestri

sabato 15 ottobre 2016

Dal 13 ottobre inizia la stagione 2016/2017 (la tredicesima!) dei Caffè Scienza organizzati dall’Associazione omonima [1] in collaborazione con il CSDC-Università di Firenze.
Anche quest'anno gli eventi si terranno principalmente (ma non solo) presso la Società di Mutuo Soccorso di Rifredi (SMS), nella sala Conferenze della Biblioteca delle Oblate e al Mercato Centrale.

Per quanto riguarda Prato il programma è ancora in piena fase di definizione con avvio previsto entro la fine di novembre. Possiamo, però, anticipare che  per la stagione 2016/17 (la  terza per Prato) non saremo più presso i locali della Provincia per la nota progressiva chiusura delle varie attività. Saremo, probabilmente, presso l’Officina Giovani, in piazza Macelli. Si invita, comunque, a fare riferimento al sito dell'associazione per le ultime notizie e per gli aggiornamenti del programma.

Vi raccontiamo qui gli eventi previsti per questo finale di anno (sono già tanti!), molti altri sono in pentola per il 2017. Tutti gli eventi saranno, al solito, videoregistrati e postati sul canale YouTube di caffescienza [2], e, quando possibile, verranno anche mandati in streaming interattivo (via chat) sul sito [1].

La stagione si è aperta (per voi che leggete) con la fisica... quella dei fumetti! Il 13 ottobre si tiene all'SMS il caffè-scienza La fisica dei paperi e dei supereroi con Domitilla Tapinassi e Franco Bagnoli. I fumetti diventano il pretesto per parlare di fisica, andando a scoprire quanto spesso le leggi della fisica siano violate, magari senza che noi lettori ce ne rendiamo conto.

Nel secondo evento, il 20 ottobre alle Oblate, si parlerà di un disturbo poco conosciuto: la disprassia. La disprassia è un disturbo della programmazione, pianificazione ed esecuzione di atti motori associata spesso a problemi del linguaggio, di percezione e di elaborazione del pensiero.

Due gli eventi in programma al Mercato Centrale per quest'inizio di stagione, come di consueto legati al cibo: Un nuovo cibo verde: microalghe e Scienza e conoscenza del caffè: dal campo alla tazza, rispettivamente il 25 ottobre e il 6 dicembre.

Legato al cibo e non solo l'evento del 10 novembre dal titolo: Naturale = buono? Silvano Fuso, autore del libro di cui la cafferenza riprende il titolo, ci aiuta a rispondere alla domanda: siamo sicuri che tutto ciò che è naturale sia davvero buono? E ciò che è chiamato naturale sia davvero tale?

Evento speciale, nell'Aula Magna del Rettorato il 3 novembre dal titolo: le alluvioni del passato/il futuro delle alluvioni. A distanza di 50 anni dai tragici avvenimenti del 4 novembre 1966 parliamo della storia delle alluvioni fiorentine e di quello che si sta facendo per limitare il rischio - alluvione a Firenze, in Toscana e nel resto d’Italia.

Un altro evento, che in parte si lega al precedente riguarda la protezione civile: La Protezione Civile siamo noi. Come è nato il servizio, quali sono i suoi compiti e come funziona. Il primo dicembre all'SMS di Rifredi.

Non poteva mancare una cafferenza sulla storia della scienza: quest'anno ricorre il 300esimo anniversario della morte di Gottfried Wilhelm Leibniz. Ripercorriamo la vita e le opere di questo matematico, filosofo, scienziato, logico, glottoteta, diplomatico, giurista, storico, magistrato [3]: Il genio universale. A 300 anni dalla morte cosa resta della vita e dell’opera di Gottfried Wilhelm Leibniz? il 17 novembre alla Biblioteca delle Oblate.

Come strenna natalizia, un cinescienza all’SMS per tutti gli amanti del genere fantascientifico: Là dove nessun uomo è mai giunto prima: 50 anni di Star Trek. Molti elementi delle serie TV e dei film sono entrati nell'immaginario collettivo, dai viaggi più veloci della luce, al teletrasporto, all'incontro con razze aliene. In questo cinescienza ripercorreremo alcuni dei momenti più emozionanti delle serie TV e dei film e discuteremo delle implicazioni fisiche e astrobiologiche dei viaggi interplanetari e dell’incontro con razze aliene.

Insieme alla stagione dei caffè-scienza è ripartita anche RadioMoka, la trasmissione tenuta su NovaRadio [4], in onda il sabato alle 11:00 e in replica la domenica alle 12:30.
Come ogni anno, la nostra trasmissione si basa su brevi interviste (circa 10 minuti) ai ricercatori (universitari, CNR, INFN e altro) per conoscere sia su cosa lavorano che il percorso, spesso tortuoso, che li ha portati a scegliere questo mestiere.
Vorremo far sì che la ricerca tra Prato e Firenze, ma non solo, fosse più conosciuta per informare chi ci ascolta, ma anche per avvicinare il pubblico più giovane a temi scientifici e tecnologici e, perché no, ad intraprendere una carriera in tal senso.

lunedì 10 ottobre 2016

IL FASCINO DEI COLORANTI NELLA STORIA E NELL’ARCHEOLOGIA

L'arte della seta in Firenze. Trattato del XV sec.
Si è concluso a Pisa il convegno internazionale Dyes in History and Archaeology  (DHA)n. 35 che, per la prima volta dopo trentaquattro edizioni,  si è tenuto in Italia dal 5 all’8 ottobre 2016 al centro Polo Piagge, di Pisa uno dei più recenti campi universitari. Al convegno, organizzato dal gruppo di lavoro di scienze chimiche per la salvaguardia del patrimonio culturale del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale  dell’Università di Pisa, hanno partecipato studiosi di tutto il mondo.

Sotto il nome “DHA”  viene organizzato, tutti gli anni in un paese europeo diverso, un convegno in cui si affrontano temi che riguardano storia, produzione, applicazione, caratterizzazione e analisi, proprietà e identificazione dei  coloranti e pigmenti organici.
Questo aspetto multitasking ha attratto curatori di istituzioni pubbliche, scienziati, storici dell’arte, conservatori/restauratori  provenienti  da musei, università, centri di ricerca e soggetti privati come artisti, artigiani privati e studiosi indipendenti. Sono state registrate presenze dall’Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Svizzera e da paesi extraeuropei come Azerbaijan, Canada, Giappone, Corea del Sud, Israele, Messico, Nigeria, Perù, Stati Uniti  e Turchia.

Murice
Tessuto copto III - VII sec. d. C.
Si sono tenute 26 conferenze e sono stati presentati 34 poster che hanno preso in esame i tessuti archeologici in cui è stata identificata la porpora (ma anche i coloranti utilizzati per falsificare questo prodotto notoriamente costosissimo), i coloranti rossi del rinascimento sia vegetali come robbia e legno brasile sia animali come il kermes e le varie cocciniglie.
L’esame si è allargato ai coloranti organici sintetici ed ha approfondito alcuni metodi scientifici per rendere sempre meno invasivo e distruttivo il prelievo per la ricerca e caratterizzazione del colorante. Inoltre il convegno ha analizzato la produzione delle lacche nel medioevo e nel rinascimento, i coloranti blu come il guado e l’indaco ed ha presentato una nuova tecnologia per la tintura del “rosso turco”.
Ricerca di tinture con guado
Riguardo al guado, colorante blu estratto dall’Isatis tinctoria, pianta coltivata in Italia e nel nord Europa sin dall’antichità, è interessante il poster  di P. Hopewell e S. Harris (Gran Bretagna) intitolato “Accessible or esclusive? Blue textiles in the Mediterranean 1000-500 BC” che ha trattato la
produzione del guado in epoca etrusca con esperimenti condotti con foglie fresche e prodotto essiccato. I risultati hanno messo in evidenza che occorrono circa 1000 piante per tingere 1 Kg di lana; ma la metodologia di tintura impiegata, le proprietà del suolo di coltivazione, le condizioni atmosferiche e tante altre variabili, possono influenzare in modo rilevante le proprietà  tingenti dei coloranti naturali.
Un altro poster intitolato “If your vat turns to death refresh it with mercury and saffron… the problem was always the yellow!” presentato da G. Stark (Germania), tratta di una ricetta per la tintura del lino con l’indaco trovata in un manoscritto del XVII secolo recentemente scoperto in Germania nell’archivio di una facoltosa famiglia che sosteneva l’alchimia a Kassel. Questo colorante al tino era appena arrivato dall’India attraverso le nuove rotte commerciali che raggiungevano l’Europa del nord e in un’epoca in cui la chimica non era ancora una scienza e gli alchimisti non avevano una conoscenza esatta del processo di riduzione necessario per la tintura dell’indaco, l’uso del mercurio sembrò essere la “bacchetta magica” per la soluzione di tutti i problemi.
Il poster di E. Torgan “Antifungal activity and HPLC analyses of silk fabrics dyed with madder and gallnut” descrive, invece, le proprietà antifungine della robbia e delle noci di galla. I coloranti naturali hanno notevoli proprietà antifungine e antibatteriche dovute alla presenza di grandi quantità di composti come antrachinoni, flavonoidi, tannini, ecc.
Uno studio interessante ancora in fase di approfondimento: si spera possa suggerire informazioni utili all’industria  attuale e a quella del futuro.
Paola Cesari

coloranti al tino:  sono insolubili in acqua nella loro forma originale e colorata. A seguito di un processo di riduzione in ambiente alcalino si trasformano nel loro leuco derivato che è solubile e capace di fissarsi sulle fibre. In seguito all’esposizione all’aria, il colorante isomerizza nella forma insolubile e precipita sulla fibra. A questa classe appartengono guado, indaco e porpora di Tiro.