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L'arte della seta in Firenze. Trattato del XV sec. |
Si è concluso a Pisa il convegno
internazionale Dyes in History and
Archaeology (DHA)n. 35 che, per la
prima volta dopo trentaquattro edizioni, si è tenuto in Italia dal 5 all’8 ottobre 2016
al centro Polo Piagge, di Pisa uno dei più recenti campi universitari. Al convegno, organizzato dal gruppo di lavoro
di scienze chimiche per la salvaguardia del patrimonio culturale del
dipartimento di Chimica e Chimica Industriale
dell’Università di Pisa, hanno partecipato studiosi di tutto il mondo.
Sotto il nome “DHA” viene organizzato, tutti gli anni in un paese
europeo diverso, un convegno in cui si affrontano temi che riguardano storia,
produzione, applicazione, caratterizzazione e analisi, proprietà e
identificazione dei coloranti e pigmenti
organici.
Questo aspetto multitasking ha attratto curatori di istituzioni pubbliche, scienziati,
storici dell’arte, conservatori/restauratori provenienti da musei, università, centri di ricerca e
soggetti privati come artisti, artigiani privati e studiosi indipendenti. Sono state
registrate presenze dall’Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Gran
Bretagna, Italia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Svizzera e da
paesi extraeuropei come Azerbaijan, Canada, Giappone, Corea del Sud, Israele,
Messico, Nigeria, Perù, Stati Uniti e
Turchia.
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Murice |
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Tessuto copto III - VII sec. d. C. |
Si sono tenute 26 conferenze e sono stati
presentati 34 poster che hanno preso in esame i tessuti archeologici in cui è
stata identificata la porpora (ma anche i coloranti utilizzati per falsificare
questo prodotto notoriamente costosissimo), i coloranti rossi del rinascimento
sia vegetali come robbia e legno brasile sia animali come il kermes e le varie
cocciniglie.
L’esame si è allargato ai coloranti
organici sintetici ed ha approfondito alcuni metodi scientifici per rendere
sempre meno invasivo e distruttivo il prelievo per la ricerca e
caratterizzazione del colorante. Inoltre il convegno ha analizzato la
produzione delle lacche nel medioevo e nel rinascimento, i coloranti blu come
il guado e l’indaco ed ha presentato una nuova tecnologia per la tintura del “rosso
turco”.
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Ricerca di tinture con guado |
Riguardo al guado, colorante blu estratto
dall’Isatis tinctoria, pianta
coltivata in Italia e nel nord Europa sin dall’antichità, è interessante il
poster di P. Hopewell e S. Harris (Gran
Bretagna) intitolato “Accessible or esclusive? Blue textiles in the
Mediterranean 1000-500 BC” che ha trattato la
produzione del guado in epoca
etrusca con esperimenti condotti con foglie fresche e prodotto essiccato. I
risultati hanno messo in evidenza che occorrono circa 1000 piante per tingere 1
Kg di lana; ma la metodologia di tintura impiegata, le proprietà del suolo di
coltivazione, le condizioni atmosferiche e tante altre variabili, possono
influenzare in modo rilevante le proprietà tingenti dei coloranti naturali.
Un altro poster intitolato “If your vat
turns to death refresh it with mercury and saffron… the problem was always the
yellow!” presentato da G. Stark (Germania), tratta di una ricetta per la
tintura del lino con l’indaco trovata in un manoscritto del XVII secolo
recentemente scoperto in Germania nell’archivio di una facoltosa famiglia che
sosteneva l’alchimia a Kassel. Questo colorante al tino era appena arrivato
dall’India attraverso le nuove rotte commerciali che raggiungevano l’Europa del
nord e in un’epoca in cui la chimica non era ancora una scienza e gli
alchimisti non avevano una conoscenza esatta del processo di riduzione
necessario per la tintura dell’indaco, l’uso del mercurio sembrò essere la “bacchetta
magica” per la soluzione di tutti i problemi.
Il poster di E. Torgan “Antifungal
activity and HPLC analyses of silk fabrics dyed with madder and gallnut”
descrive, invece, le proprietà antifungine della robbia e delle noci di galla.
I coloranti naturali hanno notevoli proprietà antifungine e antibatteriche
dovute alla presenza di grandi quantità di composti come antrachinoni,
flavonoidi, tannini, ecc.
Uno studio interessante ancora in fase di
approfondimento: si spera possa suggerire informazioni utili all’industria attuale e a quella del futuro.
Paola Cesari
coloranti al tino: sono insolubili in acqua nella loro forma
originale e colorata. A seguito di un processo di riduzione in ambiente
alcalino si trasformano nel loro leuco derivato che è solubile e capace di
fissarsi sulle fibre. In seguito all’esposizione all’aria, il colorante
isomerizza nella forma insolubile e precipita sulla fibra. A questa classe
appartengono guado, indaco e porpora di Tiro.
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