martedì 15 maggio 2018

INCONTRI MIRACOLOSI: PONTORMO DAL DISEGNO ALLA PITTURA


Ritratto di Alabardiere 1529-1530 ca
Si è inaugurata a Firenze la mostra INCONTRI MIRACOLOSI: PONTORMO DAL DISEGNO ALLA PITTURA.
Dall' 8 maggio al 29 luglio 2018 la Sala delle Nicchie di Palazzo Pitti ospiterà alcune opere del Pontormo tra cui la Visitazione di Carmignano restaurata di recente. Insieme alle opere verranno posti a confronto i disegni preparatori in modo da poter ammirare il processo creativo completo; dal disegno all'opera finita.

In occasione di questa mostra torna a Firenze lo splendido Ritratto di Alabardiere (1529-1530 ca.) oggi conservato al GettyMuseum di Los Angeles (acquistato nel 1989 alla cifra di 32,5 milioni di dollari) con rappresentato un bel giovane elegantemente vestito, con il capo coperto da una berretta rossa ornata da una spilla d’oro, armato di alabarda e con la spada nel fodero sul fianco sinistro.
Dopo molti anni di disquisizioni intorno all'identificazione del bel giovane rappresentato, gli studiosi sembrano tutti concordare nella figura di Francesco Guardi acceso sostenitore della Florentina libertas posta sotto assedio dalle forze imperiali. È proprio la data del dipinto insieme ad alcuni passi sul Pontormo, nelle Vite del Vasari, a rafforzare questa ipotesi.
Ritratto di giovane uomo
con berretto rosso 1530 ca
Il ritratto è un vero capolavoro che pone il Pontormo al pari dei maestri della ritrattistica dei suoi giorni come Raffaello e Tiziano.
“La particolare attenzione ai riflessi di luce sul farsetto serico color crema del giovane potrebbe indicare la conoscenza da parte del Pontormo dei recenti sviluppi della pittura veneziana, soprattutto nel campo della ritrattistica”.

Insieme all'Alabardiere è esposto anche Ritratto di giovane uomo con berretto rosso proveniente da una collezione privata londinese.
“Il giovane raffigurato è la quintessenza dell’eleganza maschile del periodo: porta un cappello rosso aggiustato sulle ventitré, indossa una camicia bianca di cui si scorgono appena i polsi e il collo giacché essa è coperta da una giacca di satin grigio con ampie maniche rivestita a sua volta da una giubba aderente di cuoio”.
Anche questo ritratto, sia per lo stile, sia per il costume indirizza i critici a datarlo verso la fine degli anni Venti del Cinquecento quando Firenze era sotto assedio.

Visitazione 1528-1529 ca

Ma sicuramente ad attirare lo sguardo nella sala è la Visitazione, Pala della chiesa dei Santi Michele e Francesco a Carmignano. Recentemente restaurata offre al visitatore un trionfo di colori dato dalla cangianza delle vesti tanto di moda a Firenze in quel periodo.
Pontormo raffigura l’incontro e l’abbraccio fra le due cugine, la futura madre di Cristo e quella di Giovanni Battista le quali si scambiano uno sguardo di profondissima serenità. Le due ancelle, invece rivolte verso di noi ci chiamano a condividere la consapevolezza del significato profondo dell’evento che sta accadendo. Tutto questo su una veduta urbana ideale con una prospettiva semplice e sintetica adatta a far risaltare la simbolica monumentalità delle figure.

Quattro donne nude 1497
Dürer  
Le donne disposte a rombo richiamano Le quattro donne nude di Durer artista che ha molto influenzato il Pontormo lo conferma l’incisione esposta a fianco della pala.
A corredo dell’insieme è esposto per la prima volta il disegno preparatorio della Visitazione con la quadrettatura predisposta per il trasferimento su tavola.

La mostra, pensata e realizzata insieme al Paul Getty Museum di Los Angeles e al Morgan Library & Museum di New York, raggiungerà successivamente le due sedi americane.
Patrizia Casini



Modello per la Visitazione 1528-1529 ca
ORARIO
Martedì – Domenica ore 8.15 - 18.50; la biglietteria chiude alle 18.05
Chiuso il lunedì




SERVIZIO VISITE GUIDATE
Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.290383
e-mail firenzemusei@operalaboratori.com

giovedì 10 maggio 2018

LEONARDO DA VINCI. ANATOMIE: MACCHINE, UOMO, NATURA


Dal 21 aprile  fino al 7 ottobre 2018 la Fortezza di Montepulciano ospita Leonardo Da Vinci. Anatomie: macchine, uomo, natura, mostra curata da Paolo Galluzzi.
Questa esposizione è voluta dal Comune di Montepulciano e dalla Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano su progetto del Museo Galileo di Firenze.

La mostra vuole mettere in luce proprio la relazione che Leonardo ha scoperto tra le macchine, il corpo umano e la natura.
Partendo dal rapporto che l’organismo ha con la macchina (le articolazioni con gli snodi, i tendini con i fili che governano un meccanismo), si può effettuare il ragionamento opposto: le macchine possono prendere spunto da ciò che esiste in natura per potere funzionare e lavorare.



L’esempio più evidente si può trovare nella macchina per il volo, che cercava di simulare la forma di un uccello.

La mostra è articolata in sezioni.
La prima propone la ricostruzione dello studio di Leonardo, con gli strumenti di uso quotidiano da lui progettati. Compassi per disegnare ellissi, una penna con serbatoio, antenata delle odierne penne stilografiche, disegni e appunti o notazioni.
La seconda propone copie di macchine e strumenti di lavorazione. Progetti per orologi, meccanismi per carpenteria e misurazione. Tutti gli strumenti esposti sono funzionanti e azionabili, per verificarne il funzionamento, dal pubblico.
Il percorso espositivo conclude con i disegni del progetto per l’allestimento teatrale dell’ Orfeo del Poliziano, affiancati dal modello tridimensionale della macchina scenica.
Cassio Manismi

IL TEMPIO DI SAN BIAGIO DOPO ANTONIO DA SANGALLO


Il Tempio di San Biagio, una delle opere dell’architettura rinascimentale italiana più conosciute, edificio a croce greca, celebra il V centenario dalla costruzione (dal 1518 al 1548), opera del progetto di Antonio da Sangallo il vecchio (1455 -1534).
La costruzione dell’edificio è avvenuto a seguito di un evento miracoloso accaduti il 23 aprile 1518 (l’affresco della Vergine è stato scoperto a sbattere ripetutamente le palpebre.  Si deve considerare che la riforma protestante di Martin Lutero aveva trovato particolare seguito nella zona senese, quindi è probabile che sia stato fatto ricorso al miracolo al fine di rafforzare la fede della popolazione cattolica) è stato permesso dalla raccolta delle offerte dei cittadini.

L’evento celebrativo offre l’occasione di rivedere l’arredo interno originale dell’edificio, che era stato rimosso per fare spazio al restauro neorinascimentale avvenuto a fine Ottocento.
Infatti, il restauro ha portato alla rimozione dei dipinti e alla costruzione di altari in stile cinquecentesco, in base all’unico esempio ritenuto originale di Sangallo.
Questo aggiornamento fu reso possibile attraverso il contributo delle celebri casate della zona (Cervini, Contucci, Lupacci,  Nobili e Ricci), alle quali fu assegnato il patrocinio delle cappelle e degli altari.
Inoltre la ristrutturazione ha coinvolto anche il tetto del tempio, originariamente formato da scaglie ceramiche  policrome ocra, verdi e azzurre. I riflessi colorati a vetro delle scaglie, troppo vistosi non erano stati ritenuti consoni all’austerità del luogo, quindi si è preferita la sostituzione con un  rivestimento monocromatico in piombo.
Cassio Manismi

ANTONIO MANZI DONA UN AUTORITRATTO AGLI UFFIZI


È stato donato alle Gallerie degli Uffizi l’autoritratto di Antonio Manzi, artista autodidatta, nato a Montella, in provincia di Avellino nel 1953 ma fiorentino di adozione dal ’57. Si allarga così la prestigiosa collezione iniziata dal cardinal Leopoldo de’ Medici, che mise insieme 80 autoritratti di celebri pittori. Da allora la raccolta degli Uffizi è diventata la più grande al mondo, e oggi le opere sono oltre 1500. Naturalmente molte di esse – non solo dipinti, ma anche sculture e carte - sostano nei depositi per l’impossibilità di esporli tutti. Nel 1973 il soprintendente Luciano Berti ne fece esporre 715 (dei 1040 che si contavano a quella data) nel Corridoio Vasariano, e dall’inverno prossimo una ricca selezione della prestigiosa raccolta sarà aperta al pubblico al primo piano degli Uffizi.


Si contano sette occhi nell’autoritratto di Antonio Manzi, opera certamente fuori dagli schemi se ci si aspetta una somiglianza somatica o un suo riflesso: e tuttavia in essa “ritorna – come ha scritto Lorena Gava nel luglio del 2016 – l’incorreggibile, portentosa vis comunicativa del tratto, del ritmo in una pirotecnica, vorticistica e magnetica esaltazione cromatica”.

Se un autoritratto è il genere nel quale comunque, sia esso realistico oppure no, meglio si intrecciano i fili complessi dei dolori e delle gioie, delle privazioni e degli eccessi, questo di Antonio Manzi diventa metafora della sua personalità e mette in chiaro, senza filtri né pudori, i tratti ruvidi e dolorosi della sua travagliata esistenza..

Nel 2007, all’interno del complesso di Villa Rucellai, a Campi Bisenzio (FI), gli è stato dedicato il Museo Antonio Manzi che contiene 130 opere del Maestro realizzate con diverse tecniche e vari materiali.