Finalmente riaperta da venerdì 25 settembre la Cappella dei Principi nel Museo delle Cappelle Medicee di Firenze.
E’ rimasta chiusa al pubblico dal 1999 a causa
della caduta di una lastra, incidente che portò alla luce un serio problema
strutturale nei quattro grandi archi. Prese avvio allora un imponente lavoro di
indagine, smontaggio e restauro dei paramenti lapidei, con l’applicazione di
innovative strutture portanti e riposizionamento delle lastre, che avrebbe
impegnato la Soprintendenza di Firenze per quasi due decenni.
La Cappella dei Principi alta circa 60 metri,
larga oltre 30 metri è situata sul retro dell’abside della basilica di San
Lorenzo, chiesa di riferimento della famiglia Medici.
Voluta da Cosimo I, divenuto Granduca di
Toscana nel 1569 come mausoleo di famiglia, fu lui stesso a volere e concepire
il grandioso progetto per una nuova e sontuosa
cappella funebre.
La sua edificazione durò secoli, i lavori
infatti furono avviati all'inizio del ‘600 da Ferdinando I che interpretò il
sogno del padre di un ambiente principesco completamente rivestito di marmi
screziati e di preziose pietre dure. Per questo fece raccogliere le pietre più
preziose: diaspri di Sicilia, marmi neri di paragone, rossi di Barga, granito
di Corsica e molte altre varietà lapidee che vennero lavorate in sottili lastre
destinate ad essere composte nei preziosi intarsi del rivestimento.
Un lavoro complesso che dovette attendere ancora
il secolo successivo per avere una fisionomia più definita. Fu l’ultima
rappresentante dell’illustre famiglia, Anna Maria Luisa de’ Medici, che fece
costruire la grande cupola, simile a quella del Duomo di Firenze, su disegno
dell’architetto Ferdinando Ruggieri. Ma nessuno dei Medici vide il
completamento della cappella. Il Granducato era ormai retto dalla famiglia dei
Lorena quando, nel 1827, Pietro Benvenuti decorò la cupola con scene dalla
Genesi scompartite da cornici dorate.
Dopo il crollo della lastra la gravità della natura
del dissesto fu subito chiara: il concio in chiave di volta, al vertice
dell’arco, in genere di forma trapezoidale per garantire l’equilibrio
strutturale, era qui in anomala forma rettangolare. Questo aveva ceduto,
calando nel tempo di circa 35 cm rispetto alla posizione originale e
determinando la rottura di alcuni pendini metallici e la conseguente espulsione
della lastra di marmo che sostenevano.
Il problema riguardava quindi tutti gli archi
e le calotte absidali.
Ebbe così inizio uno dei restauri più
complessi e impegnativi, progettato e condotto dalle soprintendenze fiorentine.
Le lastre in marmo policromo e pietre dure erano
attaccate a blocchi di pietra serena molto pesanti ancorate con staffe
metalliche e pece greca.
Il peso di ogni pannello, superiore ai 100
chili, la residua stabilità di tutta la struttura e il pessimo stato di conservazione
dei supporti in pietra serena ha indotto i restauratori a sostituire tutti i pannelli
in pietra con analoghi telai in acciaio inossidabile, che contenessero sia il
commesso di pietre dure che il nuovo supporto, formato da un getto di materiale
legante.
Per l’ancoraggio dei nuovi pannelli alla
struttura muraria furono realizzate e posizionate apposite staffe, anche queste
in acciaio inox, che avrebbero dovuto sostituire i vecchi pendini in ferro,
ormai ossidati. Anche i costoloni in
marmo grigio, che dividono le vele delle calotte absidali e gli arconi sono
stati ancorati alla struttura muraria retrostante con barre filettate in
acciaio inox e resina epossidica bicomponente.
Quindi, dopo un’accurata pulitura dei singoli frammenti componenti in commesso, successivamente ancorati al nuovo supporto, si è proceduto con le operazioni di stuccatura e di restauro pittorico. Infine, su tutto il commesso ricomposto, è stata stesa una mano di cera microcristallina.
Al termine dell’impegnativo restauro tutta la
Cappella è stata oggetto di accurata
spolveratura, saggiatura e mappatura delle criticità e minimi interventi
d’urgenza, effettuata su tutto l’apparato marmoreo. L’operazione è stata
eseguita grazie a una speciale attrezzatura idraulica, detta "ragno", dotata di cingoli e
zampe stabilizzatrici, con cestello, introdotta attraverso la Basilica di San
Lorenzo, usando ogni precauzione e protezione per evitare danni ai preziosi
ambienti monumentali.
In occasione della riapertura Sua Eminenza il cardinal
Giuseppe Betori ha impartito la benedizione al nuovo ambiente restaurato che oggi
possiamo di nuovo ammirare in tutta la sua bellezza.
Patrizia Casini