mercoledì 30 settembre 2020

LA CAPPELLA DEI PRINCIPI RIAPERTA AL PUBBLICO

Finalmente riaperta da venerdì 25 settembre la Cappella dei Principi nel Museo delle Cappelle Medicee di Firenze.

E’ rimasta chiusa al pubblico dal 1999 a causa della caduta di una lastra, incidente che portò alla luce un serio problema strutturale nei quattro grandi archi. Prese avvio allora un imponente lavoro di indagine, smontaggio e restauro dei paramenti lapidei, con l’applicazione di innovative strutture portanti e riposizionamento delle lastre, che avrebbe impegnato la Soprintendenza di Firenze per quasi due decenni.

 

La Cappella dei Principi alta circa 60 metri, larga oltre 30 metri è situata sul retro dell’abside della basilica di San Lorenzo, chiesa di riferimento della famiglia Medici.

Voluta da Cosimo I, divenuto Granduca di Toscana nel 1569 come mausoleo di famiglia, fu lui stesso a volere e concepire il grandioso progetto per una nuova e sontuosa cappella funebre.


La sua edificazione durò secoli, i lavori infatti furono avviati all'inizio del ‘600 da Ferdinando I che interpretò il sogno del padre di un ambiente principesco completamente rivestito di marmi screziati e di preziose pietre dure. Per questo fece raccogliere le pietre più preziose: diaspri di Sicilia, marmi neri di paragone, rossi di Barga, granito di Corsica e molte altre varietà lapidee che vennero lavorate in sottili lastre destinate ad essere composte nei preziosi intarsi del rivestimento.

Un lavoro complesso che dovette attendere ancora il secolo successivo per avere una fisionomia più definita. Fu l’ultima rappresentante dell’illustre famiglia, Anna Maria Luisa de’ Medici, che fece costruire la grande cupola, simile a quella del Duomo di Firenze, su disegno dell’architetto Ferdinando Ruggieri. Ma nessuno dei Medici vide il completamento della cappella. Il Granducato era ormai retto dalla famiglia dei Lorena quando, nel 1827, Pietro Benvenuti decorò la cupola con scene dalla Genesi scompartite da cornici dorate.

 

Dopo il crollo della lastra la gravità della natura del dissesto fu subito chiara: il concio in chiave di volta, al vertice dell’arco, in genere di forma trapezoidale per garantire l’equilibrio strutturale, era qui in anomala forma rettangolare. Questo aveva ceduto, calando nel tempo di circa 35 cm rispetto alla posizione originale e determinando la rottura di alcuni pendini metallici e la conseguente espulsione della lastra di marmo che sostenevano.


Il problema riguardava quindi tutti gli archi e le calotte absidali.

Ebbe così inizio uno dei restauri più complessi e impegnativi, progettato e condotto dalle soprintendenze fiorentine.

Le lastre in marmo policromo e pietre dure erano attaccate a blocchi di pietra serena molto pesanti ancorate con staffe metalliche e pece greca.

Il peso di ogni pannello, superiore ai 100 chili, la residua stabilità di tutta la struttura e il pessimo stato di conservazione dei supporti in pietra serena ha indotto i restauratori a sostituire tutti i pannelli in pietra con analoghi telai in acciaio inossidabile, che contenessero sia il commesso di pietre dure che il nuovo supporto, formato da un getto di materiale legante.


Per l’ancoraggio dei nuovi pannelli alla struttura muraria furono realizzate e posizionate apposite staffe, anche queste in acciaio inox, che avrebbero dovuto sostituire i vecchi pendini in ferro, ormai ossidati.  Anche i costoloni in marmo grigio, che dividono le vele delle calotte absidali e gli arconi sono stati ancorati alla struttura muraria retrostante con barre filettate in acciaio inox e resina epossidica bicomponente. 

Quindi, dopo un’accurata pulitura dei singoli frammenti componenti in commesso, successivamente ancorati al nuovo supporto, si è proceduto con le operazioni di stuccatura e di restauro pittorico. Infine, su tutto il commesso ricomposto, è stata stesa una mano di cera microcristallina.

Al termine dell’impegnativo restauro tutta la Cappella è stata oggetto di accurata  spolveratura, saggiatura e mappatura delle criticità e minimi interventi d’urgenza, effettuata su tutto l’apparato marmoreo. L’operazione è stata eseguita grazie a una speciale attrezzatura idraulica, detta "ragno", dotata di cingoli e zampe stabilizzatrici, con cestello, introdotta attraverso la Basilica di San Lorenzo, usando ogni precauzione e protezione per evitare danni ai preziosi ambienti monumentali.

In occasione della riapertura Sua Eminenza il cardinal Giuseppe Betori ha impartito la benedizione al nuovo ambiente restaurato che oggi possiamo di nuovo ammirare in tutta la sua bellezza.

Patrizia Casini



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