lunedì 30 dicembre 2019

DOPO CARAVAGGIO Il Seicento napoletano nelle collezioni di palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito.

Giovane che odora una rosa, particolare 1635-1640
Il palazzo Pretorio di Prato ospita dal 14 dicembre 2019 fino al 13 aprile 2020  DOPO CARAVAGGIO Il Seicento napoletano nelle collezioni di palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito
La mostra, organizzata dal Comune di Prato in collaborazione con la Fondazione De Vito e a cura di Nadia Bastogi e Rita Iacopino presenta un insieme di tele tra le più suggestive del 600.
L’intento non vuole essere solo quello di esporre opere di artisti napoletani del Seicento ma vuole mettere a confronto e fare dialogare le opere che fanno parte di due grandi collezioni quella del Museo di Palazzo Pretorio di Prato che conserva uno dei nuclei più importanti di dipinti del Seicento napoletano in Toscana e quella della Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito per la Storia dell’Arte Moderna a Napoli, che si distingue per importanza tra le più notevoli collezioni di pittura napoletana del Seicento.

Viene presentata una serie non numerosa ma di grande qualità di tele di artisti presenti a Napoli nel Seicento tra cui troviamo i primi interpreti del naturalismo caravaggesco e successivamente artisti che rielaborano il linguaggio in forme più orientate verso il classicismo e il barocco.
Il percorso espositivo inizia dal primo naturalismo napoletano e prosegue con il forte impulso dato dagli spagnoli e da numerosi artisti provenienti da città diverse e presenti al tempo nella dinamica città partenopea. L’esposizione chiude con opere di tendenza più barocca.

La mostra è scandita secondo una sequenza cronologica sviluppata in quattro nuclei che consentono tuttavia l’individuazione di corrispondenze e legami tematici.
L’introduzione è riservata a Battista Caracciolo artista napoletano detto il Battistello che rappresenta proprio il confine tra prima e dopo Caravaggio. È lui il primo grande seguace del famoso pittore, quello che darà l’input al Caravaggismo. 
Noli me tangere 1618
Noli me tangere, proprietà del Museo di Palazzo Pretorio, del 1618 periodo in cui Battistello fu chiamato a Firenze alla corte di Cosimo II, è il dipinto che racconta il momento in cui Maddalena va al sepolcro per ungere il corpo di Cristo ma lo trova vuoto.
La donna chiama gli apostoli e rimane in disparte tenendo ancora in mano il vaso con l’unguento. Sopraffatta dal dolore si volta e vede un uomo che non riconosce subito ma quando la chiamerà per nome lei capirà che è Cristo. A questo punto Gesù pronuncia la famosa frase Noli me tangere: Gesù ormai è diventato uno spirito e non deve essere né toccato né guardato per non alterarne la purezza.
Gli sguardi intensi accompagnano il gesto delle due braccia in una teatralità lontana dal naturalismo caravaggesco e che risente l’influenza dell’ambiente fiorentino. “Il rinnovato atteggiamento del pittore a trattare soggetti sacri in modo ambiguo e profano, tipico dei pittori fiorentini, ai quali non fanno certo difetto senso della scena e teatralità del gesto”.
Questa composizione costruita sulle diagonali e l’enfasi del gesto rappresentano proprio l’inizio del periodo definito post Caravaggio.

Sant'Antonio abate 1638
Tra i dipinti da sottolineare nella seconda sezione troviamo quello di Jusepe de Ribera, altro importante esponente del periodo, con un ritratto di Sant’Antonio abate del 1638. Tra i primi acquistati da De Vito risulterà uno dei capolavori della collezione. Questo artista a Napoli agli inizi del Seicento, aveva interpretato “il naturalismo e il luminismo caravaggeschi in modo potentemente espressivo e realistico influenzando più di ogni altro i pittori partenopei”. Ribeira porterà avanti il naturalismo più vero, più integro dipingendo una serie di figure a mezzo busto come filosofi e profeti. L’intento morale ed etico è trasmesso attraverso lo sguardo intenso e diretto.

Tra le opere più note e intriganti della collezione De Vito troviamo Il giovane che odora una rosa. L’autore è un pittore sconosciuto detto Maestro dell’Annuncio ai pastori, un collaboratore di Ribeira, forse Juan Do.
La figura di un giovane campeggia su un fondo scuro con un’intensa luce proveniente da sinistra che ne rivela il volto.
Il busto in obliquo, il volgersi della testa e il gesto elegante con in mano un bocciolo di rosa è accompagnato da uno sguardo profondo e pieno di fascino.

Nozze mistiche di Santa Caterina di Alessandria 1635 ca.
Dopo un primo naturalismo caravaggesco la mostra prosegue nella terza sezione con artisti che rappresentano il periodo successivo. I contrasti si attenuano, la pittura anche a Napoli si addolcisce grazie all’influenza dei pittori che gravitano a Roma, e a Van Dyck.
Il pittore Finoglio rappresenta un esempio, con le Nozze mistiche di Santa Caterina di Alessandria del 1635 ca. che risente l’influenza del Battistello ma in modo addolcito grazie alla conoscenza dei pittori bolognesi e di Artemisia Gentileschi che arriva a Napoli negli anni Trenta del Seicento.

L’ultima sezione sottolinea la figura di Mattia Preti come artista della scena napoletana di metà secolo che contribuisce a guidare il naturalismo verso un linguaggio pienamente barocco di grande espressività pittorica.
Deposizione di Cristo dalla croce 1675
Superba la Deposizione di Cristo dalla croce del 1675 dove “il taglio ravvicinato della scena non lascia posto alla descrizione della croce, del paesaggio e delle stesse figure, che, con un’intuizione di indubbia modernità, entrano solo parzialmente nel dipinto, quel tanto che basta a sottolineare la sofferenza e la patetica espressività dei loro volti e di un gesto, lasciando protagonista il corpo di Cristo”.
Patrizia Casini


Promossa e realizzata da Comune di Prato Museo di Palazzo Pretorio - Fondazione De Vito
Con la collaborazione di Opificio delle Pietre Dure Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
A cura di Nadia Bastogi e Rita Iacopino
Sede Museo di Palazzo Pretorio Piazza del Comune Prato
Data 14 dicembre 2019 – 13 aprile 2020
Orario 10.30 -­‐18.30 tutti i giorni eccetto il martedì non festivo. La biglietteria chiude alle 18
Biglietto  museo e mostra 10 € intero, 8€ ridotto (riduzioni e gratuità sul sito www.palazzopretorio.prato.it Info e prenotazioni Tel. +39 0574 24112 -­‐  da lunedì a sabato ore 9:30-­‐19, domenica ore 9:30-­‐18:30 museo.palazzopretorio@comune.prato.it  prenotazioni.museiprato@coopculture.it
Catalogo Claudio Martini Editore € 25


lunedì 25 novembre 2019

TRA SCUOLA E OSTERIA - LA CUCINA TOSCANA CONTEMPORANEA


L’Osteria di Passignano e la scuola di Arte Culinaria Cordon bleu insieme per un corso di cucina con la stella Michelin.

Il corso ricco e articolato si spinge in più direzioni dalla cucina tradizionale, all'utilizzo di materie prime semplici da conoscere e valorizzare, dalle ultime tecnologie e pratiche applicate alla cottura, fino alla cucina vegana e vegetariana e contemporanea. Senza dimenticare i piatti tipici toscani e italiani, per fornire sempre uno sguardo che raccoglie dal passato e proietta al futuro.

Sono previste 10 lezioni: 8 lezioni si terranno presso la Scuola di Arte Culinaria Cordon Bleu di Firenze, 2 lezioni invece si terranno alla Scuola di cucina Fonte de' Medici (Via Santa Maria a Macerata, 31, Monteridolfi - Firenze).
A coronamento dell' intero corso un evento finale; una cena con visita alla Cantina all'Osteria di Passignano mercoledì 22 aprile 2020 dalle ore 18,30.

CALENDARIO LEZIONI






Per maggiori informazioni e prenotazioni
info@cordonbleu-it.com 
055 2345468


venerdì 8 novembre 2019

NATALIA GONCHAROVA

Autoritratto con gigli gialli, 1907-1908

Nuova importante mostra a Palazzo Strozzi che dopo l’Abramović celebra ancora una volta una grande artista femminile. NATALIA GONCHAROVA dal 28 settembre 2019 al 12 gennaio 2020 sarà ospite del prestigioso Palazzo fiorentino
Una straordinaria figura delle avanguardie di primo Novecento, una vita controcorrente, la sua produzione artistica è messa a confronto con celebri opere di artisti che sono stati per lei punti di riferimento come Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso, Umberto Boccioni.

Prima figura femminile a imporsi nel panorama internazionale, Natalia Goncharova ha vissuto per l’arte in maniera totale e anticonformista. Ha esposto nelle più importanti mostre dell’avanguardia europea, tra Monaco, Berlino, Parigi e Londra, mentre a Mosca ha partecipato a performance in cui ha sfilato nella zona più elegante della città con il volto e il corpo dipinti con immagini e frasi destinate a scandalizzare i benpensanti.
Modella (su sfondo blu), 1909-1910
Sfidando la pubblica morale è stata la prima donna ad aver esposto dipinti raffiguranti nudi femminili, e per questo accusata e processata. Per oltre cinquant’anni ha vissuto e lavorato insieme all’artista Mikhail Larionov in modo libero e aperto, arrivando al matrimonio solo negli ultimi anni di vita e solo per tutelare il comune lavoro. Eroina dell’avanguardia russa, ha vissuto come esule a Parigi per continuare a lavorare senza costrizioni.
Attraverso la sua arte ha creato una fusione originale e potente di tradizione e innovazione, Oriente e Occidente, rendendo la propria opera un esempio unico di sperimentazione tra stili e generi artistici.

L’esposizione è a cura di Ludovica Sebregondi, Fondazione Palazzo Strozzi, Matthew Gale, Head of Displays e Natalia Sidlina, Curator, International Art, Tate Modern.

Costumi del Principe per il balletto Sadko, 1916
Evangelista in rosso, 1911

Lavaggio della biancheria, 1910

mercoledì 6 novembre 2019

RENATO MAMBOR alla Tornabuoni Arte


I protettori, 2007
Tornabuoni Arte, nella sua sede di Firenze, ospita dal 25 ottobre al 30 novembre 2019 un’ampia esposizione intitolata a RENATO MAMBOR.
Un artista eclettico, tra le figure di primo piano della scuola di Piazza del Popolo, ha vissuto appieno la Roma della sperimentazione e dell’avanguardia insieme ad artisti come Schifano, Angeli, Festa e Tacchi.
La sua prima esposizione risale al 1959 alla galleria “L’Appia Antica” e l’anno successivo è tra i vincitori dei premi assegnati dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna.
Airone ferito, 1966
Nella sua vita artistica ha lasciato che la curiosità lo portasse a sperimentare con grande tensione intellettuale ed umana esercitando in molti ambiti artistici dal teatro al cinema, dalla pittura alla scultura.
Nei suoi spettacoli era autore, scenografo, regista, attore, ballerino cantante.
“Voglio fare di tutto, ballare, cantare, scrivere, recitare, fare il cinema, il teatro, la poesia, voglio esprimermi con tutti i mezzi, ma voglio farlo da pittore perché dipingere non è un modo di fare ma un modo di essere”. In una frase Mambor offre una precisa immagine del suo essere artista.
Alla pittura, l’amore di sempre, resterà infatti fedele sino all'ultimo momento in particolare dal 1987 a seguito di un'operazione al cuore che lo portò a riflettere sulla sua attività d'artista e in particolar modo di pittore.
“Un dolce pensiero incartato da una forte determinazione si espresse così: sono un pittore, voglio tornare a dipingere”.

Il filo, che ritroviamo spesso nell'opera di Mambor,  nei primi anni è simbolo di un legame, una costrizione mentre successivamente il concetto si trasforma e il tutto è connesso, legato la separazione è un illusione.
“Non c’è niente e nessuno che sia veramente separato dal resto, la vita stessa si manifesta in relazione…Tra il pittore e il fare quadro, tra il dipinto e lo spettatore…Questi fili nell’arte sono ciò che ci lega ai compagni di strada, alla storia contemporanea, al passato, alle diverse forme d’arte, anche a quelle che non condividiamo. Anche un battito mancante fa parte del cuore”.

Fili, 2012
Con FILI, una grande opera “installativa” del Duemila, viene espresso questo concetto dove ogni essere è legato da fili invisibili alle persone e all’ambiente. Le matasse colorate sono presentate in fila sulla parete. Una scultura formata da una sagoma doppia tiene in mano una matassa “la matassa di lana oscillava fra le mie mani come una preghiera aperta. Mia madre seguiva l’ondulazione del filo e sciogliendo ogni nodo costruiva il gomitolo. Infine un sorriso di soddisfazione suggellava il nostro rapporto”.
Patrizia Casini

Tornabuoni Arte,
Lungarno Benvenuto Cellini 3
Firenze

mercoledì 9 ottobre 2019

AL VIA I RESTAURI DI ALCUNI MODELLI CONSERVATI AL MUSEO DI DOCCIA


I Lottatori, XVIII sec., cera, dal marmo antico
nella Tribuna della Galleria degli Uffizi
Prendono il via gli interventi di restauro e recupero di alcuni importanti modelli e sculture conservati al Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia (Polo Museale della Toscana), grazie al contributo di 50mila euro raccolti con la campagna "ARTIGIANATO E PALAZZO PER IL MUSEO DI DOCCIA", promossa da ARTIGIANATO E PALAZZO e sostenuta dalla Regione Toscana per l'edizione 2018.

Nello specifico, l'intervento riguarderà 28 modelli scultorei in cera, 8 in terracotta, 4 in gesso, concordemente individuati dal Polo Museale della Toscana e dagli Amici di Doccia. Si tratta di alcuni esemplari di assoluta rarità che compongono la collezione del Museo, originata dalla Manifattura Ginori di Doccia realizzata dal marchese Carlo Ginori.
David e Golia, XVIII sec., cera, da Giovan Battista Foggini
"Ci auguriamo che questi restauri servano a mantenere alta l'attenzione verso il Museo di Doccia e le sue collezioni, affinché venga presto riaperto al grande pubblico e agli studiosi", affermano Giorgiana Corsini e Neri Torrigiani. Un patrimonio inestimabile, quello del Museo, che conserva 8.000 opere in porcellana, maiolica, terracotta, cera,  gesso e piombo; oltre 13.000 tra disegni, lastre di metallo incise, pietre cromolitografiche, modelli in gesso, sculture in cera.

La commissione per l'affidamento dei lavori di restauro, dopo un attento esame comparato dei preventivi, sia per la parte economica che per quella progettuale, ha incaricato 3 ditte specializzate nelle tipologie di materiali, ovvero la "Nike Restauro di opere d'arte", la "GEA Restauri di Maria Grazia Cordua" e "Francesca Rossi Restauro" per effettuare gli interventi necessari.

Amore e Psiche, 1746, gesso, dal marmo antico
della Galleria degli Uffizi
La direzione dei lavori sarà assunta da Cristina Gnoni, del Polo Museale della Toscana diretto da Stefano Casciu. Laura Speranza, componente della Commissione, si è resa disponibile a fornire al Polo Museale ed alla Direzione dei lavori la piena collaborazione dell'Opificio delle Pietre Dure e del Settore da lei diretto.

giovedì 3 ottobre 2019

DONNE IN FARSI. Viaggio tra i volti dell'Iran


Anche quest’anno con il festival L’EREDITÀ DELLE DONNE diretto da Serena Dandini, Firenze sarà ricca di attività ed eventi che riguardano il mondo femminile.
Tra queste, il 4 ottobre 2019 la nuova Crumb Gallery di Firenze inaugura la mostra DONNE IN FARSI. VIAGGIO TRA I VOLTI DELL’IRAN, che propone 40 scatti di Rory Cappelli e Lea Codognato. Lo spazio, aperto lo scorso maggio in via San Gallo, è diretto da Emanuela Mollica ed è interamente dedicato all’arte e alla fotografia delle donne.

L’Iran nonostante la vicinanza – immaginifica, geografica, storica – da una parte resta un mistero, da un’altra un insieme di stereotipi e viene percepito come un Paese dove i contrasti non esistono, uniformati nella politica e nella religione di Stato, e le sfumature sono perse da tempo. L’Iran è raccontato al mondo occidentale attraverso i suoi artisti espatriati: chi resta è come se non avesse più voce. Eppure solo a Teheran ci sono centinaia di librerie e ogni anno vengono pubblicati migliaia di titoli, per parlare soltanto della produzione letteraria.
Il fermento è grande e profondo. Lo si vede bene il primo giorno del nuovo anno, il 20 o 21 marzo, la festa più importante in Iran, celebrata da tremila anni: si chiama Nowruz (nuovo giorno), risale all’epoca preislamica e, nonostante gli sforzi, il governo non è riuscito a cancellarla. Scuole e uffici restano chiusi per due settimane, tutto il Paese diventa una rilucente e coloratissima ghirlanda, di stoffe, cibo e sorrisi. Le foto esposte in questa mostra sono scattate durante quella festività: a Nowruz tutto quello che è l’Iran, dove sostanzialmente non esiste analfabetismo, dove la maggior parte delle donne frequenta l’università, si riversa per le strade e si dipinge sui volti della gente, che a ogni angolo di strada canta e sorride.

Il 5 ottobre alle ore 18 si terrà l’inaugurazione ufficiale, a cui parteciperà Bianca Maria Filippini, docente di Lingua Persiana all'Orientale di Napoli e cofondatrice, con Felicetta Ferraro, della casa editrice Ponte33 e dell'omonima associazione culturale nata per far conoscere in Italia la letteratura contemporanea in lingua persiana prodotta in Iran, Afghanistan, Tagikistan e all’estero, principalmente Stati Uniti e Europa, dove molti scrittori provenienti da questi paesi vivono e lavorano.
Il 5 ottobre dialogherà con Rory Cappelli e per tutta la durata della mostra i titoli della casa editrice saranno venduti in galleria.

CRUMB GALLERY
Via San Gallo, 119 rosso | 50129 Firenze
Donne in farsi
Viaggio tra i volti dell’Iran
Fotografie di Rory Cappelli e Lea Codognato

giovedì 12 settembre 2019

ANOTHER STILL LIFE la mostra di Shi Liang all'Accademia delle Arti del Disegno

Uccidermi non è facile, 2019

La Sala delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno a Firenze, dal 12 al 29 settembre 2019 ospita la mostra dell’artista cinese Shi Liang ANOTHER STILL LIFE, curata da Giovanni Iovane, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera, ideata da Xiuzhong Zhang, e promossa e organizzata dall’Accademia delle Arti del Disegno e da Zhong Art International.

La mostra Another Still Life propone a Firenze ventisei opere di Liang. La natura morta che ispira il titolo dell’esposizione, sebbene esistesse anche in precedenza, solo a partire dal Seicento si configura come genere autonomo nella storia dell’arte occidentale. E come scrive il curatore Giovanni Iovane nel testo di presentazione alla mostra, non solo si afferma come genere, ma anche ‘come spazio autonomo in cui l’artista sperimenta e riflette sul significato dell’arte. E le sperimentazioni e riflessioni di Shi Liang sono di estremo interesse. Il suo è un realismo feroce, propone dei fermo immagine su alcune scene di vita quotidiana, sottraendole allo scorrere del tempo, e nell’immobilità dei suoi dipinti, emerge con potenza la sua maestria pittorica e al contempo qualcosa di perturbante. La sua tecnica così profondamente legata alla pratica dello Still Life, si estende in mostra anche alle installazioni, alle sculture e ai video.
Inferi, 2019

I richiami all'arte occidentale sono continui: la serie Underworld ripropone tutti gli elementi simbolici delle Vanitas seicentesche, alludendo continuamente alla caducità della vita e alla effimera condizione dell’esistenza, mentre è chiaro l’omaggio all’anniversario della morte di Leonardo nell’uomo vitruviano dell’opera 500 anni o ‘quello alle nature morte di Giorgio Morandi nella serie Abstraction and Realism, che si presentano come meta narrazioni questa volta legate alle grandi immagini della storia dell’arte ancora qui ri-animate,’ come scrive ancora Iovane.

Nelle installazioni di grande formato il tempo immobile preso dalla categoria dello Still Life, ha una duplice funzione: da una parte sottrae alle storie il loro normale scorrere, dall’altro frammentariamente restituisce, attraverso l’opera stessa, il tempo più ampio della Storia. E’ quello che capita in Suspended case, opera di 3x9 mt composta da antiche panche sospese alla parete, appositamente concepita per la sala centrale dello spazio espositivo della Accademia delle Arti del Disegno, o nei libri e nelle pergamene che si mostrano come testimonianza di un tempo passato e contemporaneamente come fantasmi che riportano la scrittura nel tempo presente.
Caso in sospeso, 2019
Nella serie di ritratti “forati” che chiudono l’esposizione, infine, l’inquietudine si mescola nuovamente al realismo feroce che è vera e propria cifra stilistica di Shi Liang.


sabato 7 settembre 2019

SETTEMBRE IN PIAZZA DELLA PASSERA

L’attesissimo appuntamento “Settembre in Piazza della Passera”, si ripete dal 10 al 13 settembre anche quest’anno ricco di eventi.
Una novità è il nuovo spazio della piazzetta dello Sprone, recentemente riqualificata e restituita alla città dopo decenni di abbandono.

Quest’anno la manifestazione celebra il centenario della nascita del batterista Art Blakey artista che ha occupato un importante posto nella storia della musica sia per il suo spirito innovativo e per il recupero delle radici musicali afroamericane ma anche per il suo impegno nell’affermazione dei diritti civili del popolo afroamericano e per la sua personale ricerca spirituale e religiosa.
The Big Beat”, progetto a cura di Alessandro Di Puccio, ricorda la figura e la grandezza di questo maestro del jazz con due concerti che vedranno esibirsi un ensemble internazionale di quindici elementi, in totale.

Programma (per leggere bene cliccare sopra con
tasto destro e scegliere apri link in altra finestra)
Il primo, martedì 10 settembre,The Message” è incentrato sulla musica dei Jazz Messengers, una delle formazioni di punta del jazz americano degli anni ‘50 e ‘60, riproponendo i brani più significativi della storia del gruppo. Sul palco uno dei nomi più importanti del jazz a livello mondiale, il sassofonista Emanuele Cisi, in compagnia di altri straordinari jazzisti come il contrabbassista Jesper Bodilsen, il batterista Adam Pache e tre giovani talenti: Humberto Amesquita al trombone, Paolo Petrecca alla tromba e Nico Tangherlini al pianoforte.
Il secondo concerto, mercoledì 11 settembre, “Rhythm in Paradise. La spiritualità del tamburo, sarà un tripudio di strumenti a percussione riuniti per riproporre Orgy in Rhythm, disco tra i più entusiasmanti della straordinaria produzione di Blakey, datato 1957 e fuori dal contesto Jazz Messengers. Sul palco un organico composto in prevalenza da strumenti a percussione con l’aggiunta di pianoforte, contrabbasso e sax: Alessandro Fabbri, Piero Borri e ancora Adam Pache alla batteria, Alessandro Di Puccio al vibrafono, i giovani emergenti Michele Andriola e John Russo alle percussioni, Francesco Maccianti al pianoforte, di nuovo Jesper Bodilsen al contrabbasso e la giovane promessa Giulio Ottanelli al sax alto e soprano. Giovani che, da quest’anno, renderanno l’offerta del festival ancora più ricca. Il programma di questa edizione 2019 si articolerà, infatti, su più eventi giornalieri, già dal pomeriggio concerti, performance e incontri introdurranno all’evento principale delle 21.15. Sul palco centrale in Piazza della Passera alle 19.00, avremo la rassegna dedicata a giovani musicisti del Conservatorio Cherubini, Siena Jazz e Accademia Musicale di Firenze. Nel secondo palco, allestito nella Piazzetta dello Sprone, dalle 17.15 conferenze e momenti musicali con piccole formazioni.
Tra gli ospiti di questa edizione, giovedì 12 settembre, alle 21.15, la vocalist Luisella Sordini, in arte solo Luisella, cantante dei Mondo Candido che porta qui il suo primo album da solista “Storie brevi”, una rosa di brani composti e arrangiati per lei da Marco Lamioni, scomparso nel 2017. Un album classico, senza tempo, ricco di sonorità acustiche e orchestrali che si rifà alla tradizione degli autori del periodo d’oro degli anni ‘60 e primi ‘70. L’accompagnano Simone Marrucci alle chitarre e alla direzione musicale, Giacomo Ferrari alle tastiere, Alessandro Querci al basso elettrico e, alla batteria, l’ex Litfiba, Daniele Trambusti.
A seguire, sempre il 12, Morbosita, giovanissimo trio blues-stoner con un’ottima formazione alle spalle, risultato dell’unione tribale di Alessandro Chiavoni, Jonny Schwed e Francesco Terribile, tra i primi classificati al festival Resistente, al Drakonfest e al Rock My Life Summer Contest, che presentano il loro primo disco “RE MORBOSH!”. Uniti nell’idea di riportare il rock al potere dei suoi antichi albori, senza incorrere in bieche citazioni o riferimenti risentiti, i Morbosita ricercano un’innovazione stilistica data dalla forza degli anni d’oro della musica e, come direbbero loro, “dalla fusione delle loro Indoli”.
Venerdì 13, alle 21.15, a chiusura della manifestazione torna in Piazza della Passera Barbara Casini con lo Steen Rasmussen Quinteto. Il gruppo, tra i migliori del panorama danese, è un live act molto popolare e si contraddistingue per uno stile unico, definito “jazz brasiliano come pensavi di conoscerlo”, che lo ha portato in tournée in tutto il mondo, suonando tra gli altri con Kid Creole and the Coconuts, Dee Dee Bridgewater, Simply Red e Rick Astley. Barbara Casini, che durante la sua carriera ha collaborato con personalità di spicco della scena jazz e brasiliana in Italia e all’estero come Phil Woods, Lee Konitz, Toninho Horta, Guinga, oltre a Enrico Rava e Stefano Bollani, ormai da anni è ospite fisso dei loro concerti live. CANTA è l’ultimo album dei Steen Rasmussen Quinteto, registrato dal vivo e uscito nel 2018, dove oltre a due bellissimi brani della Casini, troviamo anche due canzoni cantate dalla leggendaria artista brasiliana Joyce Moreno, la presenza del cantante e chitarrista brasiliano Leo Minax e della cantautrice svedese Josefine Cronholm.
Durante i quattro giorni del festival, sulla facciata di piazza della Passera dietro al palco, prima dei concerti saranno proiettate le immagini di Pierpaolo Florio, tratte dal libro “FIRENZE Q1 ZTL O” (Edizioni Gonnelli, 2018) con una presentazione della giornalista de La Repubblica Laura Montanari: cento fotografie sulla vita dell’Oltrarno suddivise in quattro capitoli dedicati alla vita sociale, il lavoro, gli oggetti e la vita notturna.

mercoledì 28 agosto 2019

IDENTITY 1,618 Tiziano Bonanni a Palazzo Vecchio


INFINITAMENTE, transizione pittorica policomposta
in Gens style, 2017
 IDENTITY 1,618
1989 – 2019: dalla caduta del muro di Berlino all’intelligenza artificiale
L’artista fiorentino Tiziano Bonanni sarà ospite con la mostra IDENTITY 1,618 nella Sala d’Arme a Palazzo Vecchio dal 28 agosto al 5 settembre 2019.
Tema della mostra l’identità come valore portante dell’individuo in rapporto al proprio tempo e alle sue trasformazioni storiche e sociali ma anche identità come costante aurea 1,618 o “divina proporzione” che dall'uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci, nel suo 500esimo anniversario della morte, si pone come pietra d’angolo fra imprevedibile genialità umana e intelligenza artificiale, fra limiti della perfezione programmata e potere illimitato dell’ intuizione che l’uomo possiede geneticamente da sempre.

CIBELE,transizione policomposta in Gens Style, 2019
La mostra sarà anche l’occasione per sostenere l’Associazione Tumori Toscana e promuovere attraverso l’arte contemporanea un messaggio sull'importanza del suo servizio di cure domiciliari oncologiche gratuite. A tal proposito, culminerà con una simbolica cerimonia di “finissage” in cui una delle opere esposte, dedicata a Madre Teresa e intitolata Come sassolini gettati nel mare (2017), sarà donata al dottor Giuseppe Spinelli, presidente di ATT, e messa all'asta. Il ricavato verrà totalmente devoluto a sostegno dell’associazione in occasione del suo 20esimo anniversario dalla fondazione avvenuta nel 1999.

La mostra fiorentina, aperta sino al 5 settembre 2019, presenterà una selezione di circa 70 opere fra dipinti, sculture e composizioni; la mostra presenta le varie fasi creative di Bonanni a partire dagli anni Novanta e con esse anche l’evoluzione delle tecniche espressive. Una produzione artistica da sempre aderente alle tematiche sociali ed esistenziali, che di recente l’artista ha ulteriormente elaborato. A partire dagli anni Duemila la pittura sola non basta ad esprimere il cambiamento che ha toccato l’uomo e la società, perciò l’artista si affida all’impiego di materiali diversi stratificati tra loro per raccontare nuovi percorsi storici. E’ così che nasce la serie GenS (Generative Stratification Style), dove la figura appare frammista a residui, stratificazioni, appunto; forme che sembrano una proliferazione di immagini innescate dall’emozione, dalla memoria, sulla base dell’analogia, più che della logica: “un palcoscenico di ibridazioni – scrive Nicola Nuti nell’ introduzione al catalogo - su cui sfilano le figure dell’oggi, immerse in una densità drammatica.”
Un racconto ininterrotto rappresentato da una serie di opere suddivisa in tre periodi, 1989-1999 / 2000 – 2009 / 2010 - 2019, in cui memoria storica e memoria personale si intrecciano in un suggestivo allestimento.

UN'INTERA VITA PER SOLI 10 SECONDI
Tributo a Owens, transizione policomposta, 2018
Tiziano Bonanni, fra i principali esponenti della scena artistica contemporanea, è pittore, scultore, grafico, designer ed insegnante: è presidente e direttore di RST ART ACADEMY, scuola di formazione e specializzazione nelle arti del disegno e della pittura con sede a Scandicci, in provincia di Firenze, dal 1997. Si diploma nel 1990 all’ Accademia di Belle Arti di Firenze lavorando successivamente come insegnante e designer in libera professione per noti brand italiani della moda e dell’artigianato. Nel 2014 si laurea in Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi della Pittura, Biennio Specialistico, presso la stessa  Accademia. Atleta e judoka ha tratto ispirazione dalle discipline marziali fondendole con le proprie radici umanistiche per il raggiungimento della qualità in ogni attività della vita e dell’arte come principio d’eccellenza. Firenze è la sua città con la quale vive un profondo legame: membro onorario di importanti istituzioni storiche e culturali della città di Firenze, è stato calciante di parte bianca per il quartiere di S. Spirito nel gioco del calcio in livrea.

COMPOSIZIONE CON CROCE in rovi, corde,
chiodi, farfalle, 2005
La mostra, curata da Nicola Nuti, illustrata in catalogo (Polistampa), resterà aperta fino al 5 settembre con orario 10.00 - 19.00. L’ingresso è libero.


Tiziano Bonanni
IDENTITY 1,618
1989 – 2019: Dalla caduta del muro di Berlino all’intelligenza artificiale
Sala d’Arme di Palazzo Vecchio,
28 agosto – 5 settembre 2019.
Ingresso libero

mercoledì 17 luglio 2019

MUMMIE. VIAGGIO VERSO L’IMMORTALITÀ



Cassetta per ushabti di Nekhtamontu_1550-1070 a.C.
Il Museo Archeologico Nazionale di Firenze dal 16 luglio al 2 febbraio 2019 ospiterà la mostra “MUMMIE. VIAGGIO VERSO L’IMMORTALITÀ”.

A seguito di uno studio scientifico sulle mummie della sezione “Museo Egizio” curato dalla dottoressa Maria Cristina Guidotti ed eseguito dall’Università di Pisa nasce nel 2000 l’idea di esporre una serie di oggetti che fanno parte del deposito del Museo Archeologico. La mostra, il cui allestimento è stato curato da Contemporanea Progetti s.r.l., grazie all’apporto di Expona-museum exibition network dal 2011 ha viaggiato a lungo in Europa, toccando Germania, Austria e Finlandia, e poi, dal 2018, in Cina, nelle città di Guiyang, Hefei, Ningbo, Xian e Jinan ora finalmente torna nella sua sede di partenza.


Testa di mummia_656-332 a.C.
L’Egitto e le mummie hanno sempre suscitato grande curiosità nelle persone infatti cinema, teatro e letteratura hanno approfittato ripetutamente dell’aura magica che circonda l’idea della vita oltre la morte, stimolando la fantasia.
L’esposizione vuole avere un taglio scientifico ed illustra il concetto della sopravvivenza dell’anima nell’aldilà e il significato di tutti quegli oggetti che nell’antico Egitto venivano abitualmente deposti nelle tombe insieme al defunto. Per gli antichi egiziani, infatti, la morte non determinava la fine della vita, ma costituiva un momento di passaggio a un’altra forma di esistenza. L’anima per continuare a vivere aveva bisogno di tutta una serie di accorgimenti e di oggetti che dovevano magicamente consentirle la sopravvivenza oltre la morte e, soprattutto, doveva reincarnarsi nel proprio corpo che, per questo motivo, era conservato al meglio tramite pratiche di imbalsamazione del cadavere che diventava così una mummia. L’argomento, di indubbio fascino, è spesso trattato facendo leva sull’idea di mistero e sugli aspetti più macabri, e questo diffonde idee inesatte sulle credenze della cultura egiziana: nella mostra un video presenta il procedimento dell’imbalsamazione dei corpi dal punto di vista tecnico, in maniera chiara e comprensibile ma non per questo meno interessante.

Sarcofago di Padimut_1069-656 a.C.
L‘esposizione è organizzata in due parti: la prima dedicata al concetto di sopravvivenza dell’anima e alla “mummificazione” del corpo del defunto, la seconda dedicata agli oggetti che accompagnavano il morto nella tomba. Quest’ultima è articolata in due sezioni, nelle quali si presentano gli oggetti del corredo che avevano esclusivamente una funzione funeraria (stele, ushabti, tavole d’offerta), e gli oggetti che dovevano ricreare nella tomba la vita quotidiana (abbigliamento, gioielli, mobilio di vario tipo).
Statua del sacerdote Henat_525-404 a.C.

Mummia di donna di epoca romana I-II sec. d.C
Papiro funerario di Epoca Tolemaica_332-30 a.C.

Patrizia Casini