venerdì 30 novembre 2018

ARRICCHITA LA GALLERIA DELL'ACCADEMIA CON DUE DIPINTI RECUPERATI DALLA SVIZZERA


La collezione della Galleria dell’Accademia di Firenze, già ritenuta una delle più importanti al mondo, in particolare per i settori del tardo Trecento e del Tardogotico viene arricchita da due tavole a fondo oro che illecitamente esportate all’estero sono state recuperate dal Reparto Operativo del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
Le due opere d’arte sino al 2003 facevano parte di una collezione privata fiorentina e furono poi esportate illegalmente in Svizzera, a Chiasso, e celate in un caveau privato. Le attività investigative del Reparto Operativo TPC del Comando Carabinieri sono state avviate nel 2006 sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma. Le indagini hanno permesso di individuare l’esistenza di un’associazione per delinquere composta da professionisti italiani e da un antiquario londinese, coinvolti nell’esportazione illecita di beni culturali.
Fondamentale è stata la collaborazione tra i due paesi che ha consentito il sequestro delle opere ed il loro successivo rimpatrio in territorio nazionale, avvenuto nel marzo 2009. Il 2 febbraio 2017, il procedimento si è concluso con l’annessione delle due tavole al Patrimonio dello Stato e nel 2018, finalmente, con l’affidamento alla Galleria dell’Accademia di Firenze. La loro eccezionale assegnazione alla Galleria è parsa "naturale" in virtù del fatto che la sua collezione di Fondi Oro è notoriamente una delle più rinomate a livello internazionale.

La prima delle due opere, ascrivibile a Niccolò di Pietro Gerini attivo a Firenze tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento e uno tra i massimi esponenti del cosiddetto Neogiottismo, riproduce i santi Girolamo e Giuliano. La tavola, databile intorno al 1385, nonostante la cornice moderna da dipinto autonomo, era in origine lo scomparto destro di un trittico disperso di cui si ignora la parte centrale, ma il cui scomparto sinistro, raffigurante il raro Sant'Eligio accanto a San Giovanni Battista, un tempo appartenne alla celebre raccolta Lanckoronski di Vienna, passò nel 1965 sul mercato antiquario degli Stati Uniti (Newhouse Galleries a New York) ed è oggi di ubicazione sconosciuta.

La seconda è una tavola per devozione privata e rappresenta la Madonna dell’Umiltà seduta su un cuscino sopra le nuvole. In primo piano una santa martire, un santo vescovo, San Pietro e San Giovanni Evangelista.  Ne è autore il Maestro della Cappella Bracciolini, così denominato dai critici per gli affreschi con Storie della Vergine nell’omonima cappella della chiesa di San Francesco a Pistoia, un pittore, tipico rappresentante della pittura tardogotica toscana, attivo presumibilmente dal 1385-90 al 1420 circa a Pistoia e nel territorio circostante. La datazione del dipinto dovrebbe cadere intorno al 1400.
Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha svolto ancora una volta un lavoro attento e perseverante - sottolinea Cecilie Hollberg, Direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze - una fatica che, con l’assegnazione alla Galleria, si conclude con grande soddisfazione di tutti. Trattandosi di pittori importanti, troveremo con piacere una collocazione per le due tavole di dimensioni non esagerate e quindi gestibili. La qualità pittorica come i colori, specialmente del Gerini, del quale abbiamo altre opere nel museo, è eccezionale. Mentre, del Maestro della Cappella Bracciolini, è la prima opera che ci arriva, una rarità assoluta. Nei tre anni che sono direttore di questo museo siamo riusciti ad acquisire circa una dozzina di opere nuove che presenteremo in una mostra a gennaio”.

Le due opere saranno visibili al pubblico dal 14 gennaio 2019 nella mostra temporanea “Nuove acquisizioni tra 2016 e 2018”.
Patrizia Casini

giovedì 22 novembre 2018

ARTISTI DEL VENTO arte giapponese del XXI secolo, VI esposizione ”Kaze no Kai 2018”

Nuovo viaggio tempera su pannello di cotone 91x73cm
Un’interessante mostra di pittura ribadisce gli stretti sentimenti di amicizia, rispetto e ammirazione che intercorrono tra Italia e Giappone. È risaputo che gli italiani apprezzanla cultura giapponese e tutte le manifestazioni artistiche e artigianali  che l’accompagnanoinvece non è diffusa la conoscenza di quanto grande è l’ammirazione che i giapponesi nutrono per l’Italia e in particolare per Firenze e il nostro Rinascimento. A dimostrarlo hanno contribuito le frequentatissime mostre di scambio che si sono succedute in questi ultimi anni e in particolare le numerose mostre di artisti giapponesi in Italia. L’ultima inaugurata a Firenze l’8 novembre 2018 con il titolo “ARTISTI DEL VENTO, arte giapponese del XXI secoloVI esposizione Kaze no Kai 2018” ne è un ulteriore prova. A confermarlo è sufficiente anche quanto dice Miho Sasage presidente del The Setsuryosha Museum of Art Foundation nel discorso inaugurale della mostra. “Poter organizzare la nostra mostra a Firenze città dell’arte per eccellenza, nella sala dell’Accademia delle Arti del Disegno luogo di importanza storica ineguagliabile, ci riempie di gioia e di orgoglio.  
Siamo lieti di aver raggiunto quest’anno la 20esima edizione del concorso Setsuryosha-Firenze. L’idea di istituire il concorso nacque nel 1999 dalla profonda impressione e meraviglia che Sasage Kenichi, fondatore del museo Setsuryosha nel 1993, provò durante il suo soggiorno fiorentino. 
Per celebrare questo traguardo è stata organizzata la mostra Kaze no Kai 2018” dove si trovano esposte le opere dei vincitori di tutte le edizioni di questi passati vent’anni. La possibilità di avere esposti i propri lavori a Firenze, la città dell’arte, e il fatto che tutti voi possiate vederli, oltre ad essere per gli artisti partecipanti una grande gioia, è senzaltro anche un’occasione di crescita professionale e personale.  

Stormo di uccelli, inchiostro su carta di lino
Speriamo sinceramente che la mostra possa essere non solo un’occasione di scambio culturale per rafforzare il legame fra la Fondazione Setsuryosha e l’Accademia di Firenze, ma possa contribuire allo sviluppo della cultura e dell’arte dei nostri paesi. 
La mostra “Artisti del vento” dimostra quindi fondatezza, affermazione e successo dell’idea di Sasage Kenichi che pensò all'utilità, per i giovani artisti giapponesi, di studiare e di vivere personalmente le meraviglie artistiche di Firenze. Le 59 opere esposte mostrano la ricerca di 59 giovani studenti interessati ad elaborare e proporre, in attesa di una loro definitiva maturazione, le numerose e variegate possibilità espressive di cui la rappresentazione pittorica permette di disporre. Così si incontrano opere con le inesauribili risorse dell’espressione figurativa legata al vero o combinata con aspetti connessi con le profondità oniriche e fantasiose del simbolismo, gli echi dell’informale e dell’astratto e opere costruite con grande fantasia: tutte rivelano profonda consapevolezza, serietà di ricerca e conoscenza di quanto è avvenuto ed avviene tuttora di nuovo nelle tendenze pittoriche a livello internazionale.
Graziella Guidotti, Patrizia Casini

giovedì 15 novembre 2018

MAO JIANHUA E LE MONTAGNE GIALLE DELLA CINA


Nella Sala della Musica della Fondazione Franco Zeffirelli in piazza San Firenze dal 7 al 30 novembre 2018 si potrà visitare la mostra del pittore, filosofo e poeta cinese MAO JIANHUA, dal titolo “Mountains. Secret Harmony of the Earth”.


L’esposizione presenta una selezione di 25 opere eseguite con pennello e inchiostro su carta di riso fatta a mano, di varie dimensioni, dai fogli di piccolo formato a rotoli di più grandi dimensioni, uno dei quali raggiunge ben undici metri di larghezza. Attraverso queste opere così imponenti e al contempo intimiste, Mao Jianhua dà forma alla segreta armonia della terra, alla musica delle montagne sacre, al suono primordiale dell’universo che nella tradizione cinese risuona attraverso il GUQIN,

Questo strumento che proviene dalla millenaria tradizione cinese molto popolare al tempo di Confucio (551-479 a.C.) è una sorta di cetra (il significato letterale del termine guqin è “antico strumento a corda”), denso di significati cosmologici e metafisici strettamente legati al Taoismo.
Non si tratta della semplice rappresentazione “realistica” del vero e della natura, bensì l’artista, attraverso forme stilizzate, intende esprimere la musica della natura, la sua vibrazione, proprio come un suonatore di guqin; è in tal senso che in questa mostra musica e pittura dialogano all'unisono, anzi per l’artista sono la stessa cosa. Se la musica del guqin rappresenta la natura con il suono, la pittura lo fa sotto forma d’immagini, attraverso linee e colori.

Interessante la vita dell’artista che inizialmente intraprende la carriera di imprenditore e successivamente dando una svolta alla propria esistenza avvia una profonda ricerca dei fondamenti culturali e spirituali della tradizione cinese.
Dedito fin da giovanissimo alla nobile arte della calligrafia, Mao Jianhua ha iniziato a dipingere dodici anni fa, partendo da uno studio approfondito dei “classici” della pittura Shan shui (montagna-acqua), imperniata sulla raffigurazione del paesaggio e che ebbe la sua piena fioritura sotto la dinastia Song del Nord (dal 960 al 1127).
Sarà la natura ispiratrice delle montagne gialle che gli farà trovare la sua strada artistica personale portandolo alla pittura Shan shui, curandone con dedizione ogni aspetto, dal supporto (la carta), agli strumenti (i pennelli), alla gamma cromatica (gli inchiostri).
L’artista utilizza prevalentemente inchiostro nero su fondo bianco: la tecnica severamente minimalista, procede per pennellate decise che spaziano dal nero più cupo alle più tenui sfumature di grigio talvolta interrotte da inaspettate tinte pastello, su carta Xuan, nota come carta di riso cinese; in realtà si ottiene dalla corteccia dell’albero del sandalo e fin da tempi remoti, per le sue particolari caratteristiche, è stata usata per scrivere e per dipingere.

“La vera opera d’arte, non importa se pittura o scultura” - spiega l’artista Mao Jianhua - “deve essere un’espressione della libertà della vita. Dietro a ogni opera d’arte c’è un messaggio di armonia interiore e di senso di pace, che si trasmette all’osservatore. Ogni dipinto dispiega sulla carta la vita con la sua immagine, ritmo e colore”.
La mostra è a cura di Cristina Acidini, promossa dalla Fondazione Franco Zeffirelli, con il patrocinio del Comune di Firenze e del Consiglio Regionale della Toscana, con la collaborazione dell’Associazione culturale Acontemporaryart.
Patrizia Casini

ORARI MOSTRA
La mostra sarà visitabile dal 7 al 30 novembre 2018 con i seguenti orari:
Da martedì a domenica: dalle ore 10.00 alle ore 18.00
(chiusura biglietteria ore 17.00)
Lunedì chiuso
Ingresso libero con il biglietto del Museo Zeffirelli
FONDAZIONE FRANCO ZEFFIRELLI