sabato 18 settembre 2021

90BUSSOTTI. Ascolti e visioni su Sylvano Bussotti

In occasione dei 90 anni di Sylvano Bussotti, nato a Firenze il primo ottobre 1931, dal 20 al 25 settembre 2021, nell’ambito dell’Estate Fiorentina, la città lo festeggia con 90BUSSOTTI. Ascolti e visioni su Sylvano Bussotti, cinque giorni dedicati alla sua immensa e poliedrica produzione, pensati per festeggiare simbolicamente la figura dell’artista e dell’uomo. Il progetto curato da Fabbrica Europa, Fondazione Culturale Stensen, Florence Queer Festival, Tempo Reale, Maschietto Editore, istituzioni cittadine a lui profondamente legate, in collaborazione con Maggio Musicale Fiorentino, Bussotti Opera Ballet e Museo Marino Marini, con il contributo del Comune di Firenze - Estate Fiorentina 2021 e con il coordinamento di Culter, vedrà dunque coinvolti i suoi compagni di lavoro, gli amici e gli appassionati, uniti per celebrarlo in una vera e propria festa di compleanno a puntate.

Compositore, uomo di teatro, pittore, scenografo e costumista, Sylvano Bussotti incarna una totalità artistica dal talento indiscusso. Nei suoi lavori, con spregiudicatezza e libertà, le arti si incrociano, i segni si sovrappongono in forme diverse e originali, all’insegna di una visione in cui provocazione queer e rigore formale si fondono perfettamente.


90BUSSOTTI affronterà in particolare tre aspetti della molteplice attività bussottiana: la produzione filmica e sonora, le occasioni coreografiche e il contesto storico artistico in cui il compositore fiorentino fu attivo.

“Una rassegna completa e variegata per riscoprire il talento di Sylvano Bussotti in occasione dei suoi 90 anni. - ha detto l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi - Bussotti è un’artista a 360 gradi, capace di spaziare dalla pittura alla musica passando per arte scenica e coreografie, dedicandosi a cinema, televisione. Ha lasciato il segno nelle più svariate discipline, mantenendo sempre la sua cifra stilistica originale e il suo sguardo anticonformista e anticipatore dei tempi. Siamo felici all’interno dell’Estate Fiorentina di dare spazio a questa figura così importante per l’arte e la cultura della nostra città”.

PROGRAMMA

Lunedì 20 settembre al PARC Performing Arts Research Centre (ore 19), nell’ambito del Festival Fabbrica Europa, conferenza di Luca Scarlini I mille volti del desiderio: fantasmi di Fedra nell’opera di Bussotti”. Fedra è figura centrale dell'opera di Bussotti, a partire dalla suggestione della tragedia di Jean Racine, affrontata nella musicalissima traduzione di Giuseppe Ungaretti, con numerosi lavori per teatro, danza, musica. Nel 1980 andò in scena alla Piccola Scala “Le Racine”, di cui Silvia Lelli e Roberto Masotti hanno raccontato con una documentazione fotografica inedita la costruzione di questo lavoro, che ambienta il dramma raciniano in un caffè fatto di specchi e segreti, in cui si svolge la tragedia sotto lo sguardo complice, eppure distaccato del pianista del locale.

Mercoledì 22 settembre, alla Fondazione Culturale Stensen (ore 21), si terrà una serata di proiezioni e performance, a cura di Tempo Reale all’interno del Tempo Reale Festival. Nell’ottica di quell’idea di opera d’arte totale che Sylvano Bussotti incarna in tutto il suo percorso, il cinema gioca un ruolo da protagonista. Insieme all’esperimento d’avanguardia assoluta che è stato “Rara Film” (1965-69), il lungometraggio “Apology” ne costituisce uno dei tasselli più significativi. Realizzato a Berlino nel 1972, con la musica di Sylvano Bussotti, è una vera rarità, da lungo tempo in attesa di un processo significativo di sonificazione. Si cimenta in quest’impresa un quintetto eterogeneo di interpreti – Monica Benvenuti, voce, Luca Paoloni, violino, Umi Carroy, pianoforte, Jonathan Faralli, percussioni e Francesco Giomi, elettronica – ormai ampiamente abituati al confronto con la musica di Bussotti e dedicatari, in più occasioni, di sue opere originali. Aprono il programma i “5 Videogiornali della sestina musicale 91”, divertenti videoclip realizzati nel 1991 per la Sezione Musica della Biennale di Venezia, in cui Bussotti si relaziona con alcuni personaggi emblematici della cultura pop italiana del tempo: Maurizio Costanzo, Alvaro Restrepo, Patty Pravo, Moira Orfei e Moana Pozzi.

Giovedì 23 settembre per il Florence Queer Festival (cinema teatro La Compagnia, ore 18), la proiezione del film “Bussotti par lui même” (1975), un lungometraggio di rara visione, realizzato da Carlo Piccardi per la Televisione della Svizzera Italiana, in stretta collaborazione con il compositore. Oltre a presentare una ricca antologia della musica da lui creata fino ad allora, il film è un documento e un manifesto poetico che mette in evidenza lo stretto intreccio tra suono e gesto teatrale, sempre presente nell’opera bussottiana. Con Elise Ross, Giancarlo Cardini, Italo Gomez, Romano Amidei e Rocco Quaglia, che sarà presente in sala e farà una breve introduzione al film con Luca Scarlini e Bruno Casini. 

Sabato 25 settembre i festeggiamenti si chiuderanno con un doppio appuntamento. Al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, nel pomeriggio (ore 17.30), si terrà la presentazione del libro di Renzo Cresti “Sylvano Bussotti e l’opera geniale”, recentemente uscito per i tipi di Maschietto Editore. Il volume racconta l’infanzia fiorentina di Bussotti, il suo rapporto con lo zio ed il fratello, entrambi pittori, grazie ai quali cominciò ad essere l’artista che è diventato; narra del suo incontro con Alberto Arbasino, Aldo Braibanti, John Cage, Carmelo Bene, Umberto Eco e Pier Paolo Pasolini; raccoglie un suo inedito ed una selezione di sue partiture, vere e proprie opere d’arte in cui la tradizionale notazione si alterna a una esperienza pittografica; contiene un’intervista a Rocco Quaglia, coreografo, ballerino, collaboratore e compagno di Bussotti dagli anni Settanta e un CD con brani di Bussotti interpretati da Monica Benvenuti e Francesco Giomi. Il giornalista Gabriele Rizza ne parlerà con l’autore, Rocco Quaglia e il Maestro Vincenzo Saldarelli, che al termine eseguirà “Ultima rara (pop song)”. Per l’occasione il Maggio Musicale Fiorentino esporrà bozzetti e figurini realizzati da Bussotti e conservati nel suo archivio.

In serata, infine, al Museo Marino Marini (ore 20.15) si terrà “Ermafrodito”, concerto-coreografia narrato da Luca Scarlini con la musica di Sylvano Bussotti (Ermafrodito Gran Fantasia mitologica per chitarra, 1997). “Ermafrodito è una scrittura per chitarra e danza intorno a una figura centrale dell’immaginario di Sylvano Bussotti, cantore di un mondo queer di desideri, epifanie e fantasmi. Alberto Mesirca, tra i maggiori chitarristi di oggi, si confronterà con la danza di Luisa Cortesi nella composizione di un originale lavoro sull'oscurità del corpo e sui suoi rituali. A ritmare la composizione spunti dalle opere letterarie, dalle poesie e dai diari, solo parzialmente editi nel libro I miei teatri, con prefazione di Umberto Eco. L’evento sarà ad ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria.

PARC Performing Arts Research Centre, Fondazione Culturale Stensen, Cinema Teatro La Compagnia, Museo Marino Marini, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

venerdì 17 settembre 2021

GUIDA del Museo della Città – Sezione d’arte contemporanea di Livorno.

Nel quartiere di Venezia Nuova si trova la
chiesa barocca sconsacrata del Luogo Pio attualmente sede del “Museo della Città – Sezione d’arte contemporanea di Livorno”. È in questo luogo che si trova la preziosa raccolta di proprietà del Comune di Livorno  con alcune importanti opere degli anni ’60-’70 di artisti italiani di fama internazionale, acquisite tramite le edizioni più significative del Premio Modigliani ed esposte fino agli anni ’80 nell’ex Museo Progressivo di Villa Maria di Livorno.

Fra di esse il Grande rettile di Pino Pascali, prima fra le opere dell’artista, ad essere acquisita da una istituzione pubblica, e poi importanti lavori di Manzoni, Castellani, Griffa, Guarnieri, Maselli, Napoleone, Nigro, Tancredi, Trafeli, Uncini, Vedova e Baruchello ed altri.

Per questa esposizione permanente è stata realizzata la GUIDA del Museo della Città – Sezione d’arte contemporanea di Livorno.

Nella sua introduzione Daniela Vianelli, presidente della Cooperativa Itinera, sottolinea infatti come “compito di una guida come questa è quello di contribuire a rendere la visita al museo un’occasione per afferrare il senso complessivo di quanto esposto e concorrere a ridurre la distanza, l’esitazione e la timidezza che spesso si prova di fronte a un oggetto d’arte. L’arte contemporanea può risultare particolarmente inaccessibile e ancora più importante e necessaria si dimostra una mediazione, per offrire spunti e contenuti di comprensione e approfondimento”.

E l’Assessore alla Cultura del Comune di Livorno, Simone Lenzi, sottolineando quanto Livorno, sogno fiorentino di apertura al mare, sia stata crocevia di culture e città cosmopolita “per questo, è dunque contemporanea per vocazione, sperimentale per necessità, aperta al possibile come tutte le città di porto in cui si scruta l’orizzonte per capire chi, che cosa sta arrivando, e con quali intenzioni. è forse per questo che dall’immediato dopoguerra Livorno ha espresso un’attenzione particolare all’arte contemporanea. O forse perché si trattava, allora, di guardare avanti e di ricostruire dalle macerie una città pesantemente colpita dai bombardamenti, in cui il presente e il futuro erano sicuramente più promettenti dell’immediato passato”.

La GUIDA inizia con la descrizione del luogo dove si trova il Museo di arte contemporanea tra  “Bottini dell’olio e il Luogo Pio: mercanti orfanelle e arte contemporanea” in un quartiere di canali , piccoli ponti e lussuosi palazzi.Prosegue raccontando di come nasce l’idea di un museo di arte contemporanea “Premi che diventano musei con l’acquisizione di opere che parteciparono al Premio Modigliani.

Ci conduce al principio della mostra introducendo la prima opera che troviamo nel percorso, che si articola su due piani: l’opera di MARIO NIGRO considerato il più astratto degli artisti aderenti al MAC (Movimento di arte Concreta) con la sua opera SPAZIO TOTALE. Lungo il cammino troviamo artisti come PASCALI con il GRANDE RETTILE; MANZONI con ACHROME; CASTELLANI con SUPERFICIE BIANCA: GUARNERI con TRE RETTANGOLI E UN QUADRATO e molti altri.

I testi scorrevoli e didascalici, ma di sicuro approfondimento scientifico, il formato tascabile, la grafica attenta ed accattivante realizzata dall’Editore Sillabe – che, insieme al partner Opera Laboratori, ha voluto sostenere questo importante progetto culturale – e la parallela versione in lingua inglese ne fanno un prodotto che si rivolge al pubblico dei turisti e visitatori del museo. Allo stesso tempo il volume è dedicato anche agli stessi livornesi che vogliono entrare in contatto con l’arte del ‘900, e soprattutto con un periodo storico, quello a cavallo tra anni ‘60 e ‘80, così fecondo di idee e iniziative culturali per Livorno.

Patrizia Casini

sabato 4 settembre 2021

GUADAGNUCCI - LA SFIDA DEL BIANCO










“E’ con molto piacere che Forte dei Marmi, grazie alla volontà dell’assessorato alla Cultura e Turismo e di Villa Bertelli, rinnova la collaborazione con la Società di Belle Arti – afferma il sindaco Bruno Murzi -  aprendo le porte del Fortino ad una mostra di grandissimo livello che intende omaggiare uno dei più conosciuti scultori italiani, Gigi Guadagnucci, maestro del “marmo leggero”. Un percorso emozionale tra le sue opere che si preannuncia una vera e propria esperienza, da vivere in sospensione, tralasciando lo spazio e il tempo.”

Attraverso una mirata selezione di circa quindici sculture provenienti dallo studio dell’artista versiliese, la mostra mette in risalto la produzione astratta parigina, a partire dalla fine degli anni Cinquanta. “Scoperta” da Claude Rivière e ammirata da Marc Gaillard e Pierre Courthion, che definisce Gigi Guadagnucci “poeta della forma” apprezzando “i suoi sogni e i suoi umori, i suoi dubbi e le sue convinzioni, la sua ragione di vita, la sua passione, il suo genio”, l’opera di Guadagnucci si è nutrita del fervore artistico respirato a Montparnasse, a contatto con gli interpreti delle tendenze più aggiornate del momento: da Giacometti a Zadkine, da Klein e Tinguely, da Moore, Lipchitz sino a Marini.

Un progetto che, a otto anni dalla morte e a tredici dall’ultima personale alla Galleria Forni di Bologna, invita a riconsiderare l’opera di Guadagnucci tra le più originali del suo tempo per l’estro creativo nella trasfigurazione della realtà, secondo le linee e le immagini della contemporaneità.

Nella concentrazione di forme protese nell’aria alla ricerca di una dimensione che ne esalti l’armonia, la mostra restituisce il profilo di un artista di grande talento, raffinato ed elegante che, forgiatosi nella “bella montagna di marmo”, dov’è nato e cresciuto, plasma con audacia una materia con la quale l’uomo da sempre si confronta, rendendola leggera e delicata, al limite dell’impalpabile, trasformandola “nelle più svariate figure - sono parole dello scultore - in epidermidi di fanciulle appena sbocciate, in trasparenze di petali di fiori attraversati dai raggi del sole e cambiati in molti colori, in meteore bianchissime anche, in lame sensuali e folli di velocità, di ieri, di oggi, di sempre”.

È il pensiero che sta dietro ad un lavoro estremamente sofisticato, che la mostra esalta con originalità, contrapponendo, in una sorta di sfida, il candore assoluto di quelle forme aeree alla vivezza di una straordinaria galleria di nature morte – anch’esse prestiti eccezionali, esposte al primo piano - dove ad imporsi è invece il colore.

In realtà, l’ossimoro estetico generato dall’affiancamento ai lavori di Guadagnucci delle raffigurazioni silenti di Donghi, De Chirico, De Pisis, Ghiglia, Lloyd, Longoni e di altri protagonisti del Novecento che nella natura morta hanno trasferito parte dell’interiorità e percezione visiva non è più di tanto provocatorio, vista la comune ricerca di plasticità, eleganza e purezza assoluta.


Orario

Settembre:                            

da lunedì a venerdì dalle 16.00 alle 19.30

sabato e domenica

dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30

           

ottobre - novembre:  

mercoledì, venerdì, sabato e domenica

dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00-19.30

 

Biglietto:                               

intero € 8,00

ridotto € 6,00

 

Info: Ufficio Informazioni Turistiche

tel. 0584 280292 - forteinfo@comunefdm.it

www.visitforte.com


L' ARTISTA MARZIALE

Fra i principali interpreti della scena artistica contemporanea, TIZIANO BONANNI è un pittore, scultore, designer ed insegnante. Svolge la sua attività in libera professione dagli anni Novanta e, nel suo percorso, ha attraversato diverse fasi creative sperimentando tecniche espressive sempre nuove. La sua produzione artistica ha guardato, sin dagli esordi, a tematiche sociali ed esistenziali con una svolta stilistica a partire dagli anni Duemila: convinto che la pittura non bastasse più ad esprimere il cambiamento che coinvolgeva l’uomo e la società in cui viviamo, ha iniziato a sperimentare materiali diversi stratificati fra loro, dando vita ad una serie di opere denominate GenS (acronimo di Generative Stratification Style); figure frammiste a residui di scarto, forme che sembrano una proliferazione di immagini innescate dall’emozione, dalla memoria, sulla base dell’analogia, più che della logica, che divengono “transizioni” di un pensiero che prende forma nella materia.

Questo percorso artistico molto articolato, viene raccontato da Bonanni in un libro, “L'ARTISTA MARZIALE” pubblicato da Europa Edizioni. Nel volume si ritrova tutto il pensiero dell’artista, anche nel suo aspetto più “marziale” in quanto Bonanni è judoka da sempre, con tutto quel bagaglio di rigore sportivo e filosofia che ne derivano. Le pagine del libro sono appunti di vita e osservazioni attente, una sorta di diario ordinato in cui le opere realizzate nel corso degli anni trovano spesso giustificazione nell’avvicendarsi di fatti storici e personali che emergono attraverso racconti e riflessioni.

Tiziano Bonanni scrive del suo senso del Sacro, della sua ricerca di giustizia in un mondo fatto di diseguaglianze, delle crudeltà che ha incontrato nel suo cammino. Tutti elementi che riconosciamo

nelle sue opere. Come ha scritto di lui Vittorio Sgarbi: “non c’è modo di concepire l’altro da noi attraverso un osservatorio diverso dalla propria esperienza di vita perennemente in fieri. Non si può allora testimoniare che sé stessi, e non per banale narcisismo, semmai per necessità, per essere e rendere consapevoli della propria presenza nel mondo. In questo senso non c’è differenza sostanziale fra arte e vita: una è emanazione dell’altra e viceversa, si vive per esprimere, si esprime per vivere”. Uno stile di vita che vediamo confermato in ogni riflessione de “L’artista marziale”.

Chi conosce Bonanni artista si perderà volentieri tra le pagine del volume, seguendo suggestioni e riconoscendo opere ben precise in questo o quel pensiero; ma il libro vuole essere soprattutto un invito, a chi ancora non lo conosce, per andarlo a scoprire nel suo studio di Scandicci o nella propria accademia d’arte, fondata alla fine degli anni novanta nella sua città.

La sua opera rispecchia tutto lo straniamento del nostro mondo presente, lo documenta, ne diventa la memoria. Nei suoi assemblaggi tutto è affidato al disegno, all’effetto plastico, all’uso del colore, maestrie che ha ereditato dalla grande tradizione toscana, arricchendole con la sua passione per la letteratura, le tradizioni popolari, le arti marziali e lo sport. Le figure create da Bonanni, in cui si innestano materiali altri (animali, radici, ossa, metalli, corde), diventano figure nuove, in continua metamorfosi, e creano legami inattesi con altri mondi appartenenti all’intelligenza artificiale, a cosmologie ibride fra uomo e animali, fra natura e robot. Per chiudere con le parole che gli ha dedicato lo storico dell’arte Nicola Nuti, ne nasce “un mondo gremito, insieme plastico e grafico, che insinua storie nelle storie, allegorie di corpi e segni di una sovrapposizione tra visto e trasognato, avendo l’artista da un pezzo demolito le separazioni tra reale e surreale”.