domenica 25 febbraio 2018

IMMAGINE ITALIA &CO 11

Ideale per incontrare le migliori proposte ottimizzando tempi ed occasioni di business, è andata in scena alla Fortezza ai primi di febbraio  l’undicesima edizione di Immagine Italia &Co,  la fiera dedicata all'anteprima di collezioni intimo-lingerie. Un pubblico molto  variegato, composto da  boutique di lusso, grandi magazzini, negozi al dettaglio, negozi on-line, agenti, distributori e importatori racconta dell’importanza di questo incontro annuale, competitor  solo dell'analoga fiera di Parigi.

Il nucleo ispiratore di questa fiera, undici anni fa,  è stato la valorizzazione della tradizione artigianale delle donne del pistoiese. Nel corso degli anni sono state accolte altre realtà artigianali. Ed è un’esponente veneta di queste, la fondatrice di Ethel, che festeggia in fiera quest’anno il cinquantenario della ditta, nella quale ha diretto un gran numero di signore nel fatto a mano, che fa dei prodotti italiani un unicum. La capacità di creare capi unici e lavorati con raffinatezza spiega il successo di molti marchi.  Quest’anno più di 200 sono presenti, per il 35% stranieri.

Si assiste ad una ripresa dei settori biancheria intima e calzetteria prodotti in Italia, dopo la crisi di anni passati, e soprattutto  ad un aumento delle esportazioni.


Ci piace vedere, oltre alla cura con cui si progettano modelli sempre più comodi e funzionali di corsetteria, anche la genialità nella progettazione di reggiseni che  non si mostrano in  scollature audaci o dalle  spalle  nude. Si trovano nel catalogo Bye Bra, insieme con molti suggerimenti utili. Durante le sfilate, il Gruppo Wacoal ha sorteggiato alcune  parure fra i presenti. Da un anno all'altro migliorano  le proposte di alcune creazioni che fondono la comodità  “di casa” con l’eleganza. Luna di notte ha portato in fiera un vestito di materiale impermeabile, leggero e rilucente, pensato per la barca, ma  elegante con vestibilità in tante occasioni, non necessariamente per difendersi dall'acqua. Si trovano in questa fiera le tute più adatte per soggiornare in una Spa. Sono curati i pigiami di pile, belli e caldi, molto utili per chi, secondo le direttive salutiste di dormire al freddo, si avvolge per la notte in questa morbidezza conciliante del sonno, fra orsetti in rilievo sul davanti del pigiama e fantasie che ne fanno quasi un vestito. Capi per le donne che associano al design la comodità, non disgiunta dall'umorismo e dall'eleganza.
Lucia Evangelisti

sabato 24 febbraio 2018

CARAVAGGIO E LA PITTURA DEL SEICENTO: IL NUOVO ALLESTIMENTO AGLI UFFIZI

Aprono le otto sale al primo piano dell`ala di Levante degli Uffizi con un nuovo allestimento, dedicate a Caravaggio e alla pittura seicentesca. La parte del leone la fa ovviamente Caravaggio, indiscusso fulcro della pittura di quel secolo caratterizzato da passionalità forti, simbolismi e novità spesso estreme. Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, con la collaborazione di Anna Bisceglia (curatrice della pittura toscana del Seicento), Francesca de Luca (pittura del Cinquecento) e Maria Matilde Simari (pittura italiana ed europea del Seicento), ha voluto creare qui un percorso museale che offra un doppio binario di "lettura" delle opere esposte tenendo quindi conto delle differenti esigenze dei visitatori e del bisogno di approfondimento di una consistente parte di loro.

Si parlava di passionalità e senza dubbio il colore scelto per i pannelli delle sale lungo il corridoio (per non intervenire definitivamente sull`originale colore vasariano) e per le pareti delle sale interne (dalla 96 alla 99), non poteva che essere il rosso. Un rosso non fiammante ed esagerato, un rosso che si trova spesso nelle stoffe e nei parati rappresentati nei quadri di quegli anni, studiato su un modello tessile dell’epoca e realizzato con pigmenti naturali utilizzati già nel 1600. Un rosso deciso eppure, verrebbe di dire, un po’ "filtrato".


Nella Sala della Medusa il magnifico scudo da parata dipinto da Caravaggio è esposto in una nuova teca sullo sfondo di un grande pannello rosso. Alle pareti, oltre all`Armida di Cecco Bravo, donato recentemente dalla sezione americana degli Amici degli Uffizi, segnaliamo la statua romana di Minerva con la testa della figura mitologica sul petto e il quadro della testa coronata dai serpenti di Otto Marsaeus e nei secoli passati attribuito a Leonardo da Vinci e ammirato dai viaggiatori come uno dei più famosi quadri degli Uffizi.


mercoledì 21 febbraio 2018

MARIA ANTONIETTA UN'ICONA D'ELEGANZA

Il Museo del Tessuto di Prato in collaborazione con la  la Sartoria The One di Roma  presenta MARIA ANTONIETTA. I COSTUMI DI UNA REGINA DA OSCAR dall'11 febbraio al 27 maggio 2018.
La mostra illustra i costumi realizzati per il film di Sophia Coppola MARIE ANTONIETTE (2006) dalla giovane sartoria romana nata dalla volontà di Alessandra Cinti che conserva all’interno dei suoi atelier un corpus di costumi risalente alla metà del secolo scorso.

I costumi del film progettati da Milena Canonero, per essi vincitrice del premio Oscar, sono frutto di approfonditi studi sul gusto settecentesco partendo dalla pittura europea e passando attraverso i gioielli, i ricami, le acconciature e le fogge. Quando è stato possibile sono stati utilizzati ricami, merletti e tessuti originali e quando non è stato possibile si è proceduto alla più simile ricostruzione tramite tutte le tecniche compresa quella di dipingere il tessuto con il motivo decorativo documentato sui ritratti dell’epoca.
Più di tre mesi di lavoro per consegnare 170 vestiti di cui 100 per la protagonista.

Il percorso espositivo si apre con una sezione dedicata a Maria Antonietta un’istallazione multimediale che racconta il contesto in cui è vissuta e la sua grande passione per la moda.
Nella stessa sala è presentato l’abito che la Canonero ha realizzato per lo shooting che la rivista Vogue America ha dedicato al film.
Dopo questa prima parte una grande sala ospita la selezione di oltre venti costumi tra maschili e femminili  di proprietà dell’archivio della sartoria The One che ripercorrono la vita di Maria Antonietta.

La curatrice della mostra, Daniela Degl’Innocenti, racconta che il primo habite è riferito alla prima scena del film nella quale la principessa arriva dalla sobria corte di Vienna all’età di quindici anni. Prima dell’arrivo alla corte di Francia viene allestito un padiglione in un’isoletta sul Reno nel quale viene immediatamente svestita dai panni viennesi e rivestita con quelli più à la page francesi.
E così in un susseguirsi di abiti si dipana la vita di Maria Antonietta, dall'incontro  con Madame Du Barry, ultima favorita del re in carica, Luigi XV, presenza non gradita da Maria Antonietta. Questa istintiva antipatia poteva portare ad un incidente diplomatico sventato grazie ai conigli, per corrispondenza, della madre della futura regina che per non compromettere i rapporti tra Austria e Francia convinse la figlia ad un’apertura verso la Du Barry.
Sul podio l’abito dell’incoronazione impreziosito da tessuti originali, fiocchi e merletti accanto a quello del re Luigi XVI.

Insieme a questi preziosi abiti è presente anche un abito di cotone molto pratico, la chémise, utilizzata per la prima volta da lei e molto criticato a corte per la sua semplicità.
La sfilata di abiti mostra tutta la preziosità del settecento e questa grandeur non più sostenuta dalla solida politica inaugurata da Luigi XIV ma solo da un vacuo sfoggio d’eleganza alimenta e inasprisce sempre più il popolo francese fino a concludersi con il tragico epilogo della rivoluzione che non viene mostrato nel film.
A conclusione del percorso espositivo alcune immagini del film creano uno stretto legame con i costumi evocando le emozioni del racconto cinematografico.

L’esposizione vuole raccontare quanto Maria Antonietta sia stata un’icona dell’eleganza. La regista, Sophia Coppola, leggendo la biografia pubblicata nel 1932 da Stefan Zweig (Maria Antonietta – una vita involontariamente eroica) ritaglia un nuovo e fresco profilo della regina, percepita come un’adolescente dei nostri giorni che accoglie, in un contesto di assoluta rigidità di convenzioni, l’aspetto piacevole della sua esistenza a Versailles.
Nel film la regista per rendere la figura della Regina più vicina alle adolescenti  tra le tante scarpette che appaiono nel film ci fa vedere anche un paio di Converse All Stars di colore viola, il mitico modello di Chuck Taylor.
Patrizia Casini





giovedì 8 febbraio 2018

IL SETTECENTO: UNA SELEZIONE

Canaletto Veduta del Canal Grande al Ponte di Rialto 1726 - 1728
In occasione del duecentocinquantesimo anniversario della morte di Canaletto Le gallerie degli Uffizi espongono nella Sala delle Nicchie, a Palazzo Pitti, dal 7 febbraio al 1 aprile 2018 una selezione di
diciassette dipinti facenti parte di una collezione molto più ampia, che conta più di cinquecento opere.
“In questa occasione la sezione rende omaggio appunto a Canaletto: due sue vedute veneziane sono affiancate da scorci di Firenze, Roma e Napoli, e alimentano il mito inesauribile delle città predilette fin
dai primi viaggiatori del Grand Tour in Italia”.

T.Patch Veduta dell’Arno con ponte di Santa Trinita XVIII sec.
Firenze nel ‘700 è un centro culturale tra i più importanti d’Europa grazie all’illuministica guida di Pietro Leopoldo I di Lorena. Sotto di lui il Granducato di Toscana è diventato per molti aspetti lo Stato più moderno e all'avanguardia: viene abolita la pena di morte, fatta la riforma del sistema fiscale, abolita l’inquisizione, vengono eliminati i pesanti privilegi della nobiltà e del clero.
La selezione dei dipinti ha volutamente escluso i temi religiosi, destinandoli magari ad una prossima rassegna, per omaggiare la laicità del secolo illuminista proiettato verso le nuove scoperte scientifiche. Un secolo che ha visto al centro del dibattito culturale un determinante fiorire di scambi scientifici ed intellettuali e che ha visto nascere il primo esempio di moderna enciclopedia di larga diffusione come compendio universale del sapere: l’Encyclopédie.

V. Torregiani Veduta dell’Arno con ponte Santa Trinita 1750 c.
Tra le opere particolarmente suggestive, per i fiorentini, le viste del ponte Santa Trinita dove troneggia Palazzo Spini Feroni e le classiche case sporgenti dei lungarni.
Interessanti anche i dipinti con scene che verranno chiamate turchesche dove le protagoniste sono vestite con abiti esotici in un ambiente che ricorda l’oriente.
Chiude la mostra il ritratto della contessa di Chinchòn, eseguito da Goya oramai alle soglie dell’Ottocento, con la sua modulazione virtuosistica di toni grigi, azzurri e tortora.
Patrizia Casini


J.E. Liotard Ritratto detto di Maria Adelaide di Francia vestita alla turca 1753
F. Goya Ritratto di Maria Teresa Carolina
de Borbòn y Vallabriga, Farnesio y Rozas, XV
contessa di Chincòn 1801 c