giovedì 29 settembre 2016

ARTIGIANI DI PACE

tovaglia della Pace nel Museo del Ricamo
e del Tessile di Valtopina
“Tutti siamo chiamati  a diventare artigiani della pace e ad usare l’intelligenza, la passione, la pazienza, la tenacia e l’esperienza degli artigiani per tessere e ricamare la grande tela della pace”. 
Sono le parole pronunciate da Flavio Lotti, Coordinatore Nazionale della Tavola della Pace, all’inaugurazione della XVII Mostra del ricamo a mano e del tessuto artigianale che si tiene a Valtopina ogni anno con sempre maggiore successo. 
Valtopina, in provincia di Perugia, è un piccolo borgo lungo la via consolare Flaminia, adagiato sulla riva del fiume Topino nel versante nord/est del monte Subasio.  
Il primo fine settimana di settembre, in occasione della Mostra, il borgo si anima di qualificati personaggi che provengono da tutti i continenti e di manufatti nazionali e internazionali. Anche quest’anno oltre ad esporre quanto di meglio viene prodotto con il filo da associazioni, scuole e singoli appassionati di ricamo, merletto e tessuto artigianale, cioè dalle sapienti mani di molte donne e di qualche uomo, ha visto al centro dell’attenzione degli espositori e dei visitatori un tema importante e di grande attualità: La Pace. 
Gilda Cefariello (Piasa) e Marinella Petrolati (Trevi, PG)
Un tema che sembra lontano dal sereno mondo dei manufatti esposti e che invece per diventare patrimonio comune ha bisogno del contributo di tutti, ogni giorno.  
Nel catalogo della mostra allestita presso il Museo del Ricamo e del Tessile di Valtopina, con titolo “Il filo infinito: La Pace, sono messi a fuoco i benefici ed evidenziati i danni e i gravi rischi collegati all’assenza di questo bene prezioso. 
Le profonde, coinvolgenti riflessioni degli autori, tutti uniti nel grande ma ancora troppo piccolo esercito degli  operatori di pace, sono intervallate dalle foto delle opere eseguite per il concorso RICamare l’Umbria, per il quale ricamatrici e merlettaie di tutta Italia e di altre nazioni hanno ideato ed eseguito 58 formelle di 30 centimetri per 30 con tema la Pace.  
Associazione Piccola Fata (Pettinengo, BI)
La finalità è stata chiara fin dall’inizio: cucirle insieme per formare una tovaglia simbolo di accoglienza, unione e condivisione, nel rispetto delle differenze reciproche. 
Il grande numero di formelle arrivate per il concorso ha suggerito di allinearle e cucirle su un antico telo di canapa, filata e tessuta a mano, lungo decine di metri. La misura stessa esalta il valore simbolico di questa eccezionale tovaglia che è tuttora in divenire perché le formelle sono idealmente in attesa di nuove gemelle” che si allineino ad esse in modo che la lunghezza possa aumentare tanto da abbracciare il mondo intero con il suo messaggio di fratellanza e di pace. 
Dopo la chiusura dell’esposizione, 8 dicembre 2016, il manufatto sarà donato al Sacro convento di Assisi, luogo simbolo di pace e di grande spiritualità. 
Da Assisi il messaggio francescano raggiunge i grandi della terra, coloro che decidono delle sorti del mondo, ma anche gli ultimi provati da miseria, fame e guerre, ci auguriamo che l’appello di tante donne in favore della pace, segua le orme di Francesco. 
È questo l’augurio di Maria Mancini, ideatrice e infaticabile coordinatrice della complessa manifestazione che ha per titolo Mostra del Ricamo e del Tessuto artigianale, ma che è molto di più: ogni anno si estende in cinque spazi espositivi, propone mostre di artisti tessili, la creatività del merletto moderno a livello internazionale, una sfilata di abbigliamento d’epoca completata da notizie e immagini storiche, performances, installazioni, dimostrazioni, corsi e laboratori per grandi e piccini. 
Inoltre affronta temi sociali e culturali con un convegno, con una mostra all’interno del Museo del Ricamo e del Tessile, con la stampa di un catalogo ricco di saggi scritti da specialisti dell’argomento e di foto delle opere in mostra. 
Insomma una manifestazione che espone capolavori di eccezionale qualità estetica e tecnica e che approfondisce temi sociali e culturali importanti in un atmosfera comunitaria, distesa e gioiosa. 
Una Mostra-Manifestazione da non perdere. 
Graziella Guidotti 

giovedì 22 settembre 2016

FRANCO IONDA

Sempre più rosso 1994
ferro alluminio smalto
Si è inaugurata oggi alla Tornabuoni Arte Contemporary Art una mostra dedicata all’artista fiorentino Franco Ionda.

L’artista, si ispira fin dagli anni giovanili alle Avanguardie russe, all’arte dell’est Europa e al Futurismo russo. Viene inoltre influenzato da “La nuvola in calzoni”, capolavoro di Vladimir Majakovskij testo tra i più importanti del futurismo russo e della letteratura russa del Novecento.

È proprio ad una frase dell’autore russo Guardate: hanno di nuovo decapitato le stelle e insanguinato il cielo come un mattatoio che l’artista ha tratto ispirazione e trasformato il messaggio in disegni, pittura, scultura, collage e video.

Stelle migratorie 2000
tecnica mista su carta intelaiata
Nelle sue opere, infatti, troviamo le stelle decapitate che vogliono essere simbolo delle ingiustizie terrene, delle guerre e delle sofferenze umane.  Storie che si ripetono tuttora, drammaticamente attuali proprio perché parte della natura  umana.  La tavolozza cromatica è molto essenziale ed espressiva; i tre colori primari rosso, giallo e blu completati dal bianco e nero. In forte contrasto tra loro, danno forma all’espressività e alla intensità delle opere che risultano molto d’impatto; ma non tutto è perduto perché  una luce positiva si sprigiona grazie all’uso dell’alluminio e del giallo.

Chiude l’esposizione Smarriti nello spazio, un video del 2003, nel quale convergono tutti gli elementi che caratterizzano il lavoro dell'artista. Il video è realizzato con le opere dello stesso autore animate allo scopo.
Patrizia Casini



Franco Ionda dal 23 settembre al 30 ottobre Tornabuoni Arte via Maggio 58r Firenze
Urlo 1998 - tecnica mista su tela

Blu 1995 - tecnica mista su tavola
Senza titolo 2000 - tecnica mista su tela





venerdì 16 settembre 2016

NELLA TOSCANA LE PRIME DENOMINAZIONI VINICOLE AL MONDO

Era il 24 settembre del 1716 quando il Granduca Cosimo III emanò il bando Sopra la Dichiarazione dé confini delle quattro regioni Chianti, Pomino, Carmignano e Val d’Arno di Sopra con lo scopo di proteggere e sviluppare i vini considerati i più apprezzati in quei tempi.
È proprio alla lungimiranza di Cosimo III che si deve il primo esempio al mondo di Disciplinare di produzione e la innovativa idea di Denominazione. In Toscana sono state così anticipate di circa un secolo le Aoc francesi.

La tenuta di Artimino, per celebrare i 300 anni dal bando del Granduca Cosimo III, organizza una serie di eventi nella villa La Ferdinanda cuore dei suoi possedimenti.  La villa, detta anche dei Cento camini, è diventata patrimonio dell’UNESCO nel 2013 insieme alle altre ville medicee.

Il 25 settembre, giornata che inaugura l’inizio dei festeggiamenti, verrà presentata la Magnum limited edition di Carmignano 2012: 1716 bottiglie di vino numerate.
Le bottiglie porteranno un’etichetta che riprodurrà la villa di Artimino, etichetta storica dell’azienda, reinterpretata dall’artista olandese Wessel Huisman. La particolarità è che le etichette sono realizzate in tela, come un quadro.
L’artista personalizzerà le prime 10 bottiglie che saranno battute all’asta di beneficenza assieme al quadro originale riprodotto sull’etichetta.
Il ricavato sarà devoluto alla raccolta fondi per l’acquisto di un endoscopio destinato all’ospedale Meyer di Firenze
Seguirà un cocktail di benvenuto, la visita guidata alla villa, l’apericena nelle cantine Granducali.
Al termine sarà presentata la prima teatrale “L’eredità dei Medici” presentata da The Medici dinasty show che farà rivivere le vicende e i personaggi più celebri della famosa casata fiorentina.

Un suggestivo tuffo nel passato legato al presente da una serie di apporti multimediali, musiche e video mapping.
Patrizia Casini

CELEBRANDO I 300 ANNI DEL CARMIGNANO DOCG


TEMPO REALE tempo della realtà

Orologio da mensola
cassa: manifattura francese
meccanismo: Meuron & Comp.e 
1790-1800 circa
All’ora  stabilita, puntuale come ogni giorno, nella grande sala di rappresentanza si diffondono le note della Sonnambula di Bellini, nell’altra sala uccellini colorati cinguettano in modo naturale come se fossero vivi in un bosco anziché di metallo in una voliera d’oro. 
Sono queste le particolari qualità che caratterizzano due tra i più di duecento orologi che durante la residenza in Palazzo Pitti di tre dinastie, medicea, lorenese e sabauda, regolavano e allietavano i ritmi della vita di corte. 
Sessanta di questi esemplari restaurati, e quasi tutti funzionanti, sono esposti dal 13 settembre 2016 al all’8 gennaio 2017 alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti nella mostra “Tempo Reale e tempo della realtà. Gli orologi di Palazzo Pitti dal XVII alXIX secolo”. Tutti capolavori unici e preziosi che conciliano due espressioni apparentemente incompatibili, scienza e arte. 
Orologio da mensola XVIII secolo
bronzo dorato, ottone, acciaio 
Da un lato il meccanismo dell’orologio costruito con accorgimenti tecnici sempre più sofisticati, complessi e precisi, dall'altro la cassa che, nata per proteggere il meccanismo interno, ben presto si trasforma in autonomo oggetto d’arte affidato all’invenzione dei migliori scultori e orafi. 
L’allestimento mette in risalto insieme allo stile e alla bellezza sfarzosa di ogni opera, il gusto del committente e quello dell’epoca di produzione esponendo dipinti, abiti e mobili coevi. 
Tutto contribuisce a creare suggestive scenografie che danno risalto ai singoli capolavori e evidenziano le molteplici forme che il tempo assume nelle varie epoche. Ogni pezzo dimostra, infatti, quanto fosse importante la  materializzazione simbolica: la figura alata e barbuta del tempo,
Orologio solare dittico fra 1614 e 1634
Hans Troschel avorio, vetro, metallo
la leggiadra Aurora, il radioso giorno e ogni altra divinità mitologica, personificazioni di idee astratte legate allo scorrere delle ore, ma anche animali dai significato metaforico, come nell'esemplare d’orologio da mensola allocato sul dorso di un elefante, simbolo di pazienza e longevità”. 
Il colore dei vari ambienti evoca il variare della luce durante la giornata e la forma circolare, ricorrente nell'allestimento, cita il cerchio disegnato dalle lancette dell’orologio nel loro incessante percorso.  
Sarà per molti una sorpresa trovare, in una esposizione dall'argomento apparentemente tecnico, numerosi spunti di riflessione che oltrepassano gli aspetti ornamentali e meccanici: la mostra risulta un suggestivo segnatempo e attraverso la storia degli orologi e la loro ambientazione esprime concetti che si collegano all’incessante trascorrere della vita. 
Patrizia Casini - Graziella Guidotti