lunedì 23 novembre 2015

HERITAGE storie di tessuti e di moda

Il giovane nuovo presidente della Fondazione Museo del Tessuto di Prato, Francesco Marini, presidente anche dei giovani industriali della città, ha inaugurato insieme al direttore Filippo Guarini e alla curatrice Daniela Degli Innocenti la mostra “Heritage-storie di tessuti e di moda” la prima del suo mandato.
La mostra racconta attraverso i tessuti e la moda, dal XVI al XX secolo, il complesso patrimonio tecnico e culturale da cui hanno origine gli straordinari manufatti presentati in mostra e mette in evidenza, in occasione del quarantesimo anniversario del Museo, gli importanti traguardi raggiunti.
La ricorrenza di quaranta anni di vita si rivela anche un’occasione per ripensare la sua funzione. Nato nel 1975 all’interno dell’Istituto Tecnico Industriale Tullio Buzzi come collezione di supporto ai disegnatori tessili del distretto di Prato, il Museo ha trovato una sede definitiva presso l’ex opificio tessile Campolmi e insieme alla biblioteca della città, che ha sede negli ambienti dello stesso opificio, costituisce un importante polo culturale aperto a trattare anche argomenti di grande attualità per l’industria tessile non solo locale.
“Nel percorso espositivo che dal XVI secolo giunge fino agli anni Sessanta del Novecento, tessuti ed abiti dialogano continuamente, sottolineando le reciproche interconnessioni ed invitando il visitatore a leggere il tessuto in funzione del suo utilizzo finale (abbigliamento o arredamento) e ogni prodotto finito in relazione al materiale tessile in cui è realizzato.
Accanto ai tessuti, abiti ed accessori, una selezione di libri campionario, figurini e giornali antichi di moda, bozzetti originali per abiti e rare edizioni”.
I più di cento manufatti tutti di proprietà del museo e mai esposti prima d’ora, sono raccolti in ordine cronologico in sette teche. All’inizio del percorso espositivo si trovano due “vesti per sotto” del cinquecento di lino ricamato, esempi rarissimi  miracolosamente giunti fino a noi; un rarissimo esemplare di partitura della Marsigliese e un libro-regalo di nozze ambedue con pagine tessute con la seta più preziosa e una lavorazione di straordinaria accuratezza nel XIX secolo, a Lione su telaio Jacquard. Inoltre tessuti con motivo bizarre testimoni dell’influsso delle arti e della cultura orientale in Europa nel XVII secolo, sontuosi abiti di corte, scialli Cashmere lavorati con lane cashmere nell’omonima regione dell’India, un tessuto art nouveau progettato in Inghilterra alla fine del XIX secolo dal celebre Silver Studio, disegni per la stampa dell’artista Raoul Dufy, una cappa di velluto stampato dell’artista/stilista Maria Monaci Gallenga.

Il percorso si conclude con cinque straordinari abiti sartoriali del Novecento che raccontano l’evoluzione dello stile e dell’eleganza femminile fino agli anni sessanta, anni di grandi cambiamenti sociali e di gusto.
Graziella Guidotti - Patrizia Casini

HERITAGE storie di tessuti e di moda, dal 22 novembre 2015 al 30 aprile 2016
Orari di apertura: ma-gio 10-15; ven-sab 10-19
Biglietto intero: Euro 6; ridotto Euro 4

WWW. Museodeltessuto.it


venerdì 6 novembre 2015

ALIGHIERO BOETTI IN PALAZZO VECCHIO al summit UNITY IN DIVERSITY

In occasione del summit mondiale dei Sindaci UNITY IN DIVERSITY che si tiene a Firenze dal 5 al 8 novembre saranno esposte due grandi opere di Alighiero Boetti arista tra i più rappresentativi dell’arte contemporanea nel mondo e rimarranno in mostra fino al 22 novembre.
L’autore esponente dell’arte povera, corrente artistica italiana nata nella seconda metà degli anni ’60, avvicinatosi poi all’arte concettuale è stato presente nelle maggiori gallerie d’arte del mondo tra cui la Tate  a Londra.

Le sue due opere più famose, dal titolo “Mappe”, esposte nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio sono dei grandi patchwork  ricamati di dimensioni colossali (580x280): è la prima volta che in Italia vengono messe a confronto due opere di Boetti di queste dimensioni.
Palazzo vecchio accoglierà sindaci che provengono da tutte le parti del pianeta: Europa, Africa, Medio Oriente, America del Nord e del Sud, per costruire un dialogo tra i popoli in un mondo dove i confini sono sempre più labili e dove locale e globale sono in continuo confronto.

“La scelta delle Mappe vuole essere un’immagine rappresentativa delle dinamiche geopolitiche, dell’unità nella differenza dei popoli”. La loro presenza ha una logica in questo contesto perché sono frutto del lavoro di donne afgane che negli anni Ottanta le hanno ricamate su cotone. Seguendo i disegni che Boetti aveva fornito loro li hanno interpretati secondo la tradizione locale, con i colori e i simboli delle bandiere dei paesi rappresentati: in esse è visibile il passaggio epocale delle trasformazioni dei confini sovietici avvenuti con la Perestroika.

Boetti dice "il lavoro della Mappa ricamata è per me il massimo della bellezza. Per quel lavoro io non ho fatto niente, non ho scelto niente, nel senso che: il mondo è fatto com'è e non l'ho disegnato io, le bandiere sono quelle che sono e non le ho disegnate io…”
Queste opere vogliono anche comunicare la diversità dei suoni, delle lingue, dei profumi, alludono alla varietà e alla ricchezza del mondo.

Il lavoro manuale comune a tutte le popolazioni, tramandato dal sapere e dall’esperienza rende ogni paese ricco di una propria eccellenza e come dice Ruggero Bacone nell’Opus Majus diventa “l’eccellenza inconfutabile  della conoscenza data dall’esperienza”.