In occasione del summit mondiale dei Sindaci UNITY IN DIVERSITY che si tiene a
Firenze dal 5 al 8 novembre saranno esposte due grandi opere di Alighiero
Boetti arista tra i più rappresentativi dell’arte contemporanea nel mondo e
rimarranno in mostra fino al 22 novembre.
L’autore esponente dell’arte povera, corrente artistica
italiana nata nella seconda metà degli anni ’60, avvicinatosi poi all’arte
concettuale è stato presente nelle maggiori gallerie d’arte del mondo tra cui
la Tate a Londra.
Le sue due opere più famose, dal titolo “Mappe”, esposte nel
Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio sono dei grandi patchwork ricamati di dimensioni colossali (580x280): è
la prima volta che in Italia vengono messe a confronto due opere di Boetti di
queste dimensioni.
Palazzo vecchio accoglierà sindaci che provengono da tutte
le parti del pianeta: Europa, Africa, Medio Oriente, America del Nord e del
Sud, per costruire un dialogo tra i popoli in un mondo dove i confini sono
sempre più labili e dove locale e globale sono in continuo confronto.
“La scelta delle Mappe vuole essere un’immagine
rappresentativa delle dinamiche geopolitiche, dell’unità nella differenza dei
popoli”. La loro presenza ha una logica in questo contesto perché sono frutto
del lavoro di donne afgane che negli anni Ottanta le hanno ricamate su cotone. Seguendo
i disegni che Boetti aveva fornito loro li hanno interpretati secondo la
tradizione locale, con i colori e i simboli delle bandiere dei paesi rappresentati:
in esse è visibile il passaggio epocale delle trasformazioni dei confini
sovietici avvenuti con la Perestroika.
Boetti dice "il lavoro della Mappa ricamata è per me il massimo della bellezza. Per quel lavoro io non ho fatto niente, non ho scelto niente, nel senso che: il mondo è fatto com'è e non l'ho disegnato io, le bandiere sono quelle che sono e non le ho disegnate io…”
Boetti dice "il lavoro della Mappa ricamata è per me il massimo della bellezza. Per quel lavoro io non ho fatto niente, non ho scelto niente, nel senso che: il mondo è fatto com'è e non l'ho disegnato io, le bandiere sono quelle che sono e non le ho disegnate io…”
Queste opere vogliono anche comunicare la diversità dei
suoni, delle lingue, dei profumi, alludono alla varietà e alla ricchezza del
mondo.
Il lavoro manuale comune a tutte le popolazioni, tramandato
dal sapere e dall’esperienza rende ogni paese ricco di una propria eccellenza e
come dice Ruggero Bacone nell’Opus Majus diventa “l’eccellenza
inconfutabile della conoscenza data
dall’esperienza”.
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