mercoledì 6 novembre 2019

RENATO MAMBOR alla Tornabuoni Arte


I protettori, 2007
Tornabuoni Arte, nella sua sede di Firenze, ospita dal 25 ottobre al 30 novembre 2019 un’ampia esposizione intitolata a RENATO MAMBOR.
Un artista eclettico, tra le figure di primo piano della scuola di Piazza del Popolo, ha vissuto appieno la Roma della sperimentazione e dell’avanguardia insieme ad artisti come Schifano, Angeli, Festa e Tacchi.
La sua prima esposizione risale al 1959 alla galleria “L’Appia Antica” e l’anno successivo è tra i vincitori dei premi assegnati dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna.
Airone ferito, 1966
Nella sua vita artistica ha lasciato che la curiosità lo portasse a sperimentare con grande tensione intellettuale ed umana esercitando in molti ambiti artistici dal teatro al cinema, dalla pittura alla scultura.
Nei suoi spettacoli era autore, scenografo, regista, attore, ballerino cantante.
“Voglio fare di tutto, ballare, cantare, scrivere, recitare, fare il cinema, il teatro, la poesia, voglio esprimermi con tutti i mezzi, ma voglio farlo da pittore perché dipingere non è un modo di fare ma un modo di essere”. In una frase Mambor offre una precisa immagine del suo essere artista.
Alla pittura, l’amore di sempre, resterà infatti fedele sino all'ultimo momento in particolare dal 1987 a seguito di un'operazione al cuore che lo portò a riflettere sulla sua attività d'artista e in particolar modo di pittore.
“Un dolce pensiero incartato da una forte determinazione si espresse così: sono un pittore, voglio tornare a dipingere”.

Il filo, che ritroviamo spesso nell'opera di Mambor,  nei primi anni è simbolo di un legame, una costrizione mentre successivamente il concetto si trasforma e il tutto è connesso, legato la separazione è un illusione.
“Non c’è niente e nessuno che sia veramente separato dal resto, la vita stessa si manifesta in relazione…Tra il pittore e il fare quadro, tra il dipinto e lo spettatore…Questi fili nell’arte sono ciò che ci lega ai compagni di strada, alla storia contemporanea, al passato, alle diverse forme d’arte, anche a quelle che non condividiamo. Anche un battito mancante fa parte del cuore”.

Fili, 2012
Con FILI, una grande opera “installativa” del Duemila, viene espresso questo concetto dove ogni essere è legato da fili invisibili alle persone e all’ambiente. Le matasse colorate sono presentate in fila sulla parete. Una scultura formata da una sagoma doppia tiene in mano una matassa “la matassa di lana oscillava fra le mie mani come una preghiera aperta. Mia madre seguiva l’ondulazione del filo e sciogliendo ogni nodo costruiva il gomitolo. Infine un sorriso di soddisfazione suggellava il nostro rapporto”.
Patrizia Casini

Tornabuoni Arte,
Lungarno Benvenuto Cellini 3
Firenze

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