sabato 23 settembre 2017

PALAZZO STROZZI - IL CINQUECENTO A FIRENZE

Compianto su Cristo morto (Pietà di Luco) 1523-1524
Andrea del Sarto
Si è inaugurata a Palazzo Strozzi la mostra Il Cinquecento a Firenze ultimo atto di una trilogia iniziata nel 2010 con Bronzino, proseguita nel 2014 con Pontormo e Rosso Fiorentino e conclusasi oggi con Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna.
Un secolo straordinario “per virtù culturali e per estro intellettuale” segnato da un lato dal Concilio di Trento e dall’altro dalla personalità di Francesco I de’ Medici uno dei più grandi mecenati europei.
Essendo un continuum espositivo, nelle prime due sale sono esposte le opere che riassumono i modelli che gli artisti del Cinquecento prendevano come esempio: Andrea del Sarto, Michelangelo, Pontormo e Rosso Fiorentino.
Oltre all’indiscusso seguito che ha avuto Michelangelo anche le opere di Andrea del Sarto sono state copiate per decenni non solo per la qualità stilistica ma per il contenuto che rappresentavano anticipando addirittura la nuova idea di controriforma scaturita successivamente con il Concilio di Trento.
Nella seconda sala un confronto inedito ed eccezionale tra tre capisaldi dell’arte occidentale: la Deposizione dalla croce di Volterra del Rosso Fiorentino (1521) la Deposizione di Santa Felicita del Pontormo (1525-1528) e il Cristo Deposto di Besançon del Bronzino (1543-1545) per la prima volta qui riuniti con la tavola di Besançon che dal 1545 non ritornava a Firenze.
Resurrezione 1574, Santi di Tito 
Nelle sale che seguono troviamo pittori e scultori che non hanno la stessa fama di quelli appena citati, infatti lo scopo dei curatori della mostra, Carlo Falciani e Antonio Natali, è stato quello di presentare i linguaggi misti e complessi nati oltre la metà del cinquecento tra i vari artisti e per far questo sono partiti dai maestri indiscussi appena sopra elencati.
Gli artisti che seguono nelle sale successive sono eredi di questi linguaggi, di queste poetiche e anche se meno conosciuti non per questo meno capaci di offrire riflessioni e stupori.
E per citarne solo alcuni possiamo ammirare “le forme robuste eppure dolci e naturali d’Alessandro Allori, la lirica vibrante e soave a un tempo di Santi di Tito, il vigore crudo e fiammingo delle scene dello Stradano, la grazia vivida di Cavalori e quella salda e quasi parmense di Macchietti.
Alla conclusione del Concilio di Trento, così importante per l’arte di questo secolo, vi è la necessità di sottolineare la presenza reale di Dio nell'ostia consacrata. Nelle chiese vengono abbattuti i tramezzi che dividono la zona dove avviene il rito religioso dalla zona deputata ai fedeli rendendo visibile l’altare maggiore e la cerimonia.
Venere e Amore 1575, Alessandro Allori 
Vengono uniformate le cappelle laterali e vengono commissionate nuove pale d’altare con raffigurate scene sacre con personaggi vestiti in abiti moderni in modo da facilitarne l’immedesimazione.
Esposte a documentare il “sacro” troviamo la tavola di Santi di Tito Resurrezione, quella dell’Allori Cristo e l’adultera.
Gli artisti che lavoravano a questi dipinti sono gli stessi, spesso connessi a Francesco I, che lavoravano anche a temi profani: si può ammirare Venere e Amore di Alessandro Allori, la Fata Morgana del Giambologna e molti altri capolavori.
Patrizia Casini

IL CINQUECENTO A FIRENZE “MANIERA MODERNA” E CONTRORIFORMA.
TRA MICHELANGELO, PONTORMO E GIAMBOLOGNA
Palazzo Strozzi, 21 settembre 2017-21 gennaio 2018
#500Firenze

Tutti i giorni 10.00-20.00, Giovedì 10.00-23.00. Dalle ore 9.00 solo su
prenotazione. Accesso in mostra consentito fino a un’ora prima dell’orario di
chiusura
Informazioni in mostra T. +39 055 2645155 www.palazzostrozzi.org
Biglietti intero € 12,00; ridotto € 9,50; € 4,00 scuole

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