domenica 6 marzo 2016

ROBERT CAPA IN ITALIA


La mostra "Robert Capa in Italia 1943-44" ospitata a San Gimignano presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Raffaele De Grada” dal 4 marzo al 10 luglio 2016, fa rivivere con 78 stampe fotografiche in bianco/nero da pellicole originali, gli anni della seconda guerra mondiale in Italia.
L’autore-fotografo Robert Capa, all’anagrafe Endre Friedman -Budapest 1913 – Thái Binh, Vietnam, 1954- le ha scattate al seguito delle truppe alleate e documentano il percorso dallo sbarco in Sicilia fino a quello di Anzio.
Considerato da alcuni il padre del fotogiornalismo, da altri colui che al fotogiornalismo ha dato una nuova veste e una nuova direzione, Robert Capa pur non essendo un soldato, visse la maggior parte della sua vita in prima linea sui campi di battaglia a documentarne i fatti: vicino alle tragedie, agli orrori e al dolore, allo sconforto e alla speranza dei soldati e dei civili: “se le tue fotografie non sono all’altezza, non eri abbastanza vicino”, ha affermato più volte.
Settantotto immagini per mostrare una guerra fatta di gente comune, di piccoli paesi ridotti in macerie, di soldati e civili vittime di una stessa tragedia
L’obiettivo di Robert Capa tratta tutti con la stessa sensibilità e solidarietà e ferma con uno scatto la paura, l’attesa, l’attimo prima dello sparo, il riposo, la speranza in cinque dei maggiori conflitti mondiali: la guerra civile spagnola, la guerra cino-giapponese, la seconda guerra mondiale, la guerra arabo israeliana del 1948 e la prima guerra d’Indocina.
Il Comune di San Gimignano, il Museo Nazionale Ungherese di Budapest e la Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia, in collaborazione con Opera-Gruppo Civita, hanno collaborato per portare alla nostra attenzione attraverso l’opera di Robert Capa, gli orrori della guerra e proporci, con la pace in questo momento più di sempre in pericolo, immagini che con la loro crudezza di testimonianze storiche inquietano e fanno riflettere.
Ma l’uomo anche nella tragedia della guerra trova la forza della normalità e della speranza lo documentano alcune immagini tra le più suggestive.
Significativo il soldato che in mezzo ad un paesaggio devastato nel quale anche gli alberi e tutta la vegetazione sono ormai morti, trova la forza di recuperare un momento di normalità e di fiducia nel futuro curando la sua persona lavandosi la faccia.
Altrettanto significativa la foto di una bambina in braccio al babbo: estratta dopo sette giorni dalle macerie sotto le quali era stata sepolta nel paese siciliano di Troina, completamente raso al suolo, ha ancora il volto sconvolto dalla paura, ma ha già ricevuto le prime cure con la fasciatura di una gamba e ancora più importante ha ritrovata sicurezza, affetto e speranza sul futuro tra le braccia del babbo.
In questo caso, come in tante altre occasioni, i funzionari ungheresi hanno ricercato le persone fotografate così il documento fotografico risulta storicamente avvalorato dalla testimonianza fisica e verbale diretta.

Insomma una mostra da vedere con attenzione: a questo scopo può essere di aiuto il catalogo bilingue, italiano/inglese, 192 pagine e 80 fotografie con testi di Beatrix Lengyel, Ilona Stemlerné Balog, Éva Fisli e Luigi Tomassini, una coedizione Museo Nazionale Ungherese di Budapest e Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia, prezzo di copertina 35 euro, prezzo speciale in mostra 30.
Cassio Manismi
 Inaugurazione
Venerdì 4 marzo 2016 ore 17.30
Orari5 – 31 marzo 10:00 -17.30
1 aprile – 10 luglio  9:30 – 19:00
Ingresso€ 7,50 Intero;
€ 6,50 ridotto:
Informazioni
call center info e booking  0577/286300



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