“I gelsi qui da noi hanno rami tramati di verde” queste
parole di una antica lirica giapponese mi vengono in mente tutte le volte che
vedo, o meglio che ammiro, le sculture in spazi pubblici, in mezzo al verde di
Sauro Cavallini. Però le stesse parole mi sono venute in mente anche vedendo la
mostra antologica che a poco più di due anni dalla sua scomparsa si tiene in un
spazio chiuso a Firenze.
L’associazione
che la mia mente fa da sempre tra le forme scultoree di Sauro e i rami dei
gelsi tramati di verde in un primo tempo mi sembrava bislacca, assurda, invece
riflettendo ho capito che le due immagini hanno una cosa in comune: ambedue
nascono da una irrefrenabile forza creatrice, la forza prorompente della natura
e quella altrettanto prorompente della mente e del cuore dell’artista. Anche in
un ambiente chiuso come quello di una sala espositiva le opere di Sauro
sprigionano energia, come se volessero espandersi nello spazio fino ad
invaderlo tutto. Non solo le sculture, anche i disegni posseggono nel tratto
come nei colori una forza, un’energia e una vitalità che li porta ad estendersi
oltre il limite del foglio o della cornice.
La
mostra dal titolo Sauro Cavallini-luce e ombra,nella Sala delle Esposizioni
dell’Accademia delle Arti del Disegno, propone “l’intera parabola artistica di
Cavallini: dalle prime creazioni di grafica degli anni ’60 alle grandi sculture
in ferro e bronzo, fino alle tempere dell’ultimo, prolifico periodo”.
Nello
spazio esterno all’Accademia delle Arti del Disegno, sotto il porticato tra le
volte che si affacciano su Piazza San Marco, sono invece disposte tre sculture
monumentali in bronzo, i due “Titani” e il “Ginnasta”, oltre ad un allestimento
con i versi che il Maestro pubblicò nel suo libro di poesia Cantici del Mare e
della Vita, edito da Polistampa nel 1998.
A
Firenze la conoscenza dell’opera di Cavallini può continuare oltre la mostra
perché in spazi pubblici sono visibili, alcune opere significative: Il
Monumento alla Pace nel parco dell’ex Villa Vittoria oggi Palazzo dei
Congressi, la Crocifissione nel cimitero di San Miniato al Monte, la Maternità
in Piazza Ferrucci: tutte opere che, nonostante il peso del bronzo, posseggono
una forte vitalità e dinamicamente si espandono nell’ambiente naturale oltre la
loro forma.
La
mostra è visitabile dal 5 al 30 ottobre 2018 nella grande Sala delle
Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno, in via Ricasoli 68, Firenze.
Graziella Guidotti
Nessun commento:
Posta un commento