Dal 23 marzo 2018 al 6 gennaio 2019 è
possibile vedere nella cosiddetta Cripta del Complesso Monumentale del Duomo di Siena la mostra Maestri “a rischio”. Il cantiere del duomo di Siena e le “teste grandi
per la facciata del Battistero.
Nell'occasione
è possibile ammirare contemporaneamente tre aspetti di questo suggestivo luogo da poco aperto al pubblico: le grandi e solide strutture murarie che sorreggono l’ultima parte del duomo, il ciclo di affreschi duecenteschi che furono sigillati pochi
decenni dopo la loro stesura (per questo si presentano oggi con colori
straordinariamente brillanti, facendone pressoché un unicum nella storia dell'arte) e per la prima volta otto teste in origine collocate nella parte alta della
facciata del battistero incompiuta rispetto al progetto originario.
Le teste sono state tolte “dalla facciata per poterne garantire la conservazione e sono state
sostituite in loco da calchi: la secolare esposizione delle sculture
agli agenti atmosferici e all’inquinamento ha infatti provocato una generale
corrosione degli strati superficiali del marmo e, in alcuni casi, delle
fessurazioni e la forte alterazione dell’intaglio lapideo.
Dopo un attento
restauro, le sculture sono ora presentate al pubblico con un elaborato allestimento
museografico, che evoca la loro funzione e collocazione originarie.
Non è facile dire se la committenza intese affidare a queste
sculture un qualche significato. Oggi ne percepiamo soprattutto la valenza
‘ornamentale’, che dovette almeno in parte presiedere fin dall'origine
all'ideazione della serie, destinata a enfatizzare lo stacco della cornice
marcapiano posta a coronamento di quest’ordine della facciata. Grazie alla
capillare documentazione dei lavori nel cantiere della cattedrale nel corso del
XIV secolo, sappiamo con certezza che nel 1355-1357 si stava lavorando in
questa zona della fabbrica del duomo. Le sculture si possono così riconoscere
come le otto conservate di una serie di “teste grandi” che furono realizzate
nel corso dell’estate e dell’autunno dell’anno 1356. Solo le sculture collocate
nella sezione centrale della facciata si sono conservate; sono invece perdute
quelle delle aree sinistra e destra.
Sotto la direzione del capomastro del momento, lo scultore
Domenico d’Agostino, che diresse il cantiere del duomo dal 1350 al 1358 e di
nuovo nel 1362, le “teste grandi” furono intagliate da cinque diversi scultori,
pagati con una modalità di retribuzione che al tempo si definiva “a rischio” poi “a misura”, ossia non secondo il tradizionale pagamento “a giornata”, bensì in
base al numero dei “pezzi” lavorati (oggi diremmo a cottimo)”.
Non si tratta di una operazione di sola salvaguardia, ma di conoscenza in quanto ha messo in concerto più competenze e una serie di approfonditi studi che permettono di valutare meglio la complessa storia del Duomo di Siena e di dare agli antichi cinque lapicidi della metà del ‘300 autori delle “teste grandi” identità di scultori.
La mostra, promossa e organizzata dall’Opera della Metropolitana, in collaborazione con Opera-Civita, è a cura di Roberto Bartalini (Università degli Studi di Siena) e di Alessandro Bagnoli (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
per le province di Siena, Grosseto e Arezzo).
Le sculture sono state restaurate da Giuseppe Donnaloia. La
realizzazione editoriale del catalogo si deve a Sillabe (Livorno).
Graziella Guidotti
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