lunedì 26 marzo 2018

SIENA, LE “TESTE GRANDI PER LA FACCIATA DEL BATTISTERO


Dal 23 marzo 2018 al 6 gennaio 2019 è possibile vedere nella cosiddetta Cripta del Complesso Monumentale del Duomo di Siena la mostra Maestri “a rischio”. Il cantiere del duomo di Siena e le “teste grandi per la facciata del Battistero. 

Nell'occasione è possibile ammirare contemporaneamente tre aspetti di questo suggestivo luogo da poco aperto al pubblico: le grandi e solide strutture murarie che sorreggono l’ultima parte del duomo, il ciclo di affreschi duecenteschi che furono sigillati pochi decenni dopo la loro stesura (per questo si presentano oggi con colori straordinariamente brillanti, facendone pressoché ununicumnella storia dell'arte) e per la prima volta otto teste in origine collocate nella parte alta della facciata del battistero incompiuta rispetto al progetto originario. 
Le teste sono state tolte “dalla facciata per poterne garantire la conservazione e sono state sostituitein locoda calchi: la secolare esposizione delle sculture agli agenti atmosferici e all’inquinamento ha infatti provocato una generale corrosione degli strati superficiali del marmo e, in alcuni casi, delle fessurazioni e la forte alterazione dell’intaglio lapideo.
Dopo un attento restauro, le sculture sono ora presentate al pubblico con un elaborato allestimento museografico, che evoca la loro funzione e collocazione originarie. 
Non è facile dire se la committenza intese affidare a queste sculture un qualche significato. Oggi ne percepiamo soprattutto la valenza ‘ornamentale’, che dovette almeno in parte presiedere fin dall'origine all'ideazione della serie, destinata a enfatizzare lo stacco della cornice marcapiano posta a coronamento di quest’ordine della facciata. Grazie alla capillare documentazione dei lavori nel cantiere della cattedrale nel corso del XIV secolo, sappiamo con certezza che nel 1355-1357 si stava lavorando in questa zona della fabbrica del duomo. Le sculture si possono così riconoscere come le otto conservate di una serie di “teste grandi” che furono realizzate nel corso dell’estate e dell’autunno dell’anno 1356. Solo le sculture collocate nella sezione centrale della facciata si sono conservate; sono invece perdute quelle delle aree sinistra e destra. 

Sotto la direzione del capomastro del momento, lo scultore Domenico d’Agostino, che diresse il cantiere del duomo dal 1350 al 1358 e di nuovo nel 1362, le “teste grandi” furono intagliate da cinque diversi scultori, pagati con una modalità di retribuzione che al tempo si definiva “a rischio” poi “a misura”, ossia non secondo il tradizionale pagamento “a giornata”, bensì in base al numero dei “pezzi” lavorati (oggi diremmo a cottimo) 

Non si tratta di una operazione di sola salvaguardia, ma di conoscenza in quanto ha messo in concerto più competenze una serie di approfonditi studi che permettono di valutare meglio la complessa storia del Duomo di Siena e di dare agli antichi cinque lapicidi della metà del ‘300 autori delle “teste grandi identità di scultori. 
La mostra, promossa e organizzata dall’Opera della Metropolitana, in collaborazione conOpera-Civita, è a cura diRoberto Bartalini(Università degli Studi di Siena) e diAlessandro Bagnoli(Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo). 
Le sculture sono state restaurate daGiuseppe Donnaloia. La realizzazione editoriale del catalogo si deve aSillabe(Livorno).
Graziella Guidotti

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