mercoledì 28 marzo 2018

NASCE A FIRENZE LA COLLEZIONE ROBERTO CASAMONTI


Firenze, culla del Rinascimento, dal 25 marzo ha una nuova sede d’eccellenza per l’arte moderna e contemporanea: palazzo Bartolini Salimbeni.

Il palazzo, attentamente restaurato, accoglie una selezione tra le opere che sono state raccolte da Roberto Casamonti nella sua lunga attività di gallerista e amante dell’arte, le più significative le ha destinate a questo spazio creando la “COLLEZIONE ROBERTO CASAMONTI”.
Collezionista e gallerista ha saputo scegliere, in quarant'anni di appassionate ricerche, dipinti e sculture creando un corpus eccezionale che rappresenta l’evoluzione storico artistica dell’intero XX secolo.

Casamonti sostiene di avere avuto la fortuna di acquisire opere, oggi diventate inaccessibili come per esempio quelle di Fontana, quando costavano solo qualche centinaia di migliaia di Lire ma in realtà questa fortuna è frutto di una passione, di una cultura e di una lungimiranza che caratterizza l’uomo.

La Collezione si sviluppa  in due grandi nuclei il primo composto da circa un centinaio di opere di artisti tra cui Boldini, Casorati, Picasso, de Chirico, Fontana e molti altri e comprende un’epoca che va dagli esordi del Novecento fino ai primi anni Sessanta, il secondo nucleo dagli anni Sessanta fino ai giorni nostri.
La Collezione sarà proposta appunto per sezioni, il primo nucleo dal 25 marzo 2018 fino alla primavera del 2019 e a seguire il secondo.
Di questa collezione fanno parte pezzi che Casamonti non intende alienare infatti contrariamente alle sue Gallerie d’arte le opere esposte a Palazzo Bartolini Salimbeni non saranno più in vendita e come sottolinea lui stesso “si prova gioia quando si comprano i quadri, non quando si vendono”.


L’Associazione per l’Arte e la Cultura, denominata “Collezione Roberto Casamonti” si propone l’obiettivo di organizzare mostre ed eventi multidisciplinari finalizzati a valorizzare il dialogo tra le arti con la sola motivazione di animare il dibattito culturale che interessa l’arte moderna e contemporanea.

“La nascita dell’Associazione – evidenzia Roberto Casamonti –sancisce il punto di arrivo di una lunga storia che attraversa e caratterizza la mia famiglia, raccontandosi oggi per mezzo del linguaggio vivo dell’arte. Ho pensato di voler condividere con la città di Firenze, alla quale sono da sempre affettivamente legato, la mia collezione per poter fare in modo che i valori di cui l’arte è portatrice possano essere condizioni non esclusive ma pubblicamente condivise. Sono fortemente convinto del potenziale educativo dell’arte, in grado di strutturare ed educare il pensiero, l’animo e la consistenza del nostro vivere. Perché anch'io sono convinto che la bellezza sia in grado di salvare il mondo, come affermava Dostoevskij”.
Patrizia Casini

PALAZZO BARTOLINI SALIMBENI Il capolavoro di Baccio d'AgnoIo

A ormai cinquecento anni dalla sua costruzione, il rinascimentale Palazzo Bartolini Salimbeni, collocato nel cuore della città in uno straordinario contesto urbanistico, può essere sicuramente considerato uno dei più celebrati edifici privati di Firenze. La nascita della dimora, tuttavia, fu contraddistinta da un'aura di polemica. Alludiamo alle critiche e al sarcasmo tipicamente fiorentini che, come ci ricordano vari storici a partire da Giorgio Vasari, investirono il palazzo e soprattutto l'architetto Baccio d'Agnolo (1462-1543), subito dopo la costruzione. Motivo per le stilettate dei detrattori di cinque secoli fa, presto messi a tacere da un crescente apprezzamento, fu in quel caso la novità del progetto, che riformava radicalmente la tradizione architettonica locale. L'artefice arrivò a difendere la propria opera apponendo la celebre iscrizione che corre in magnifici caratteri lapidari latini sopra il portone d'ingresso: "CARPÉRE PROMPTIVS QVAM IMITARl" (è più facile criticare che imitare).
Ad accendere la polemica in quei lontani ultimi anni della Repubblica fiorentina fu, come indicato, l'originalità di una facciata che introduceva in città innovativi spunti architettonici impiegati in quegli anni a Roma in particolare da Raffaello, ad esempio nel magnifico fronte del perduto Palazzo Branconio. Le soluzioni che Baccio andrà ad adottare, responsabili dell'aulico classicismo dell'insieme, si possono sommariamente riassumere nell'introduzione del portale architravato, delle finestre timpanate, di nicchie destinate ad accogliere statue, di cornici marcapiano decorate dall’impresa di famiglia, e del robusto
cornicione aggettante. Una ricchezza esornativa che abbandonava lo schema seguito dai più importanti palazzi costruiti in precedenza -severi edifici-fortezza con largo uso di bugnato come le residenze dei Medici e degli Strozzi- accogliendo motivi, pensarono i detrattori, più consoni ad un edificio di culto che ad una dimora privata. Ancora qualche anno e, in età ducale, questo fasto privato ispirato alla classicità non avrebbe più stupito nessuno. Baccio d'Agnolo, già artefice di vari e importanti interventi in città, sia come intagliatore e scultore che come architetto, ricevette la commissione da Giovanni Bartolini Salimbeni (1472-1544), priore e provveditore della zecca. Per quest'ultimo lo stesso aveva qualche tempo prima edificato il Casino di Gualfonda, splendida villa urbana a ridosso della cerchia muraria cittadina. Per far posto al palazzo, realizzato in appena tre anni, sparirono otto botteghe, due case e un'osteria, la Locanda del Cammello, preesistenze che condizioneranno, come positivo stimolo, il progetto.
A segnalare al passante la proprietà dell'edificio, oltre al leone posto ai lati della facciata, arme dei Bartolini Salimbeni, campeggiava l'impresa gentilizia con i celebri tre ovari di papavero attorniati da un nastro e racchiusi da un anello, accompagnata nei bracci orizzontali della finestra crociata - reminiscenza quest'ultima del Quattrocento romano - dal motto inciso "per non dormire". L’iscrizione, allusiva alle proprietà soporifere della pianta, si ripete in altri luoghi del palazzo, come nei graffiti di Andrea di Cosimo Feltrini (1477-1548) che adornano l'elegante corte interna, caratterizzata su due lati - un terzo è tamponato - da un arioso loggiato, e si ritrovava un tempo anche ripetuta negli arredi, come nella magnifica ghirlanda di Luca della Robbia il Giovane attualmente al Bargello. Questo splendido manufatto, incentrato sull'impresa di famiglia, si trovava in origine nel sotto della loggetta prospiciente la corte interna che corre su un lato del primo piano.
Gli ampi spazi all’interno, come l'imponente salone al primo piano, presentano pregevoli arredi come il monumentale camino o il sotto tetto ligneo a cassettoni di Giuliano di Baccio d'Agnolo. Ma l'opera d'arte più bella è forse quella che si ammira dai tre affacci sulla splendida piazza dove sorge il palazzo. Piazza Santa Trinita, con l'elegante facciata buontalentiana della chiesa che le dà il nome, il severo trecentesco Palazzo Spini poi Feroni, la rinascimentale residenza dei Buondelmonti con la magnifica altana. A marcare il
centro dello slargo, si erge la Colonna della Giustizia, regalo di Pio IV al duca Cosimo l, reperto monumentale proveniente dalle Terme romane di Caracalla, giunto a Firenze nel 1563 attraverso mille peripezie, coronato alcuni anni dopo dalla statua della Giustizia in porfido dei Del Tadda. ll monolito, ammirabile dal palazzo in uno scorcio indimenticabile, segnava una delle tappe del percorso trionfale che, iniziando da Porta Romana, penetrava all’interno della città. L’itinerario toccava piazza San Felice, con l'omonima colonna, via Maggio, per poi giungere alla nostra piazza attraversando l'Arno al Ponte Santa Trinita, capolavoro dell'Ammannati impreziosito dalle marmoree Allegorie delle Stagioni. Rimasto adibito ad abitazione della famiglia che lo fece costruire fino agli inizi dell'Ottocento, l'edificio divenne poi un celebre albergo, l'Hotel du Nord, frequentato dai più facoltosi visitatori della città, cosi come l'Hotel de I'Europe, ospitato nel vicino Palazzo Spini Feroni. La presenza del Gabinetto Viesseux, prediletto ritrovo di artisti e intellettuali in Palazzo Buondelmonti, rendeva quest'area forse il luogo più internazionale della città. Restaurato nella seconda metà del Novecento, Palazzo Bartolini Salimbeni accoglie oggi, al primo piano, uno spazio museale adibito ad eventi culturali. Oltre ad una rara occasione di incontro con l'arte moderna, una possibilità di visitare uno spazio di grande fascino, finalmente offerto alla città.


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