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Violon d’Ingres (Kiki), 1924 |
Oltre cento immagini fotografiche di Man Ray,
in mostra alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di San
Gimignano, dall’8 aprile al 7 ottobre 2018, ci consentono di rileggere il
lavoro fotografico di uno dei più significativi artisti del XX secolo.
Artista poliedrico e innovatore che fa emergere nella fotografia tutta la sua creatività
e la sua voglia di sperimentare.
Man Ray, al secolo Emmanuel Radnitzky proviene
da una famiglia russa di origini ebraiche e vive a cavallo tra Ottocento e
Novecento, nel periodo più dinamico e ricco di avvenimenti e di profondi
cambiamenti nel campo artistico, storico e sociale.
Conosce Duchamp e Picabia e insieme a loro
getta le basi del pensiero che resta ancora adesso il fondamento sul quale gli
artisti di oggi lavorano.
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L’Enigma di Isidore Ducasse, 1920
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La mostra segue un andamento cronologico, immagini
dal 1920 al 1950, per rimandare non ai generi e alle funzioni ma a quell'unico
sguardo da cui nascono realmente le sue immagini.
Tra le foto del 1920 troviamo L’Enigma di Isidore Ducasse: la
rappresentazione di qualcosa avvolto in una coperta e legato con della corda. Questa
immagine anticiperà la citazione del poeta Lautréamont, il cui pseudonimo
Isidore Ducasse, e risulterà una delle citazioni preferite dei surrealisti “bello
come l’incontro fortuito di una macchina da cucire e di un ombrello su un
tavolo di anatomia”.
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Andrè Breton, 1929 circa |
A Parigi negli anni Venti del Novecento Man
Ray diventa il fotografo del gruppo Surrealista e il primo grande creatore
fotografico surrealista ma senza mai identificarsi completamente con il gruppo.
Sperimentatore instancabile, ha reinventato
tutto ciò che ha toccato così come ha rielaborato l’invenzione dei readymades dell’amico Marcel
Duchamp, trasformandoli in “oggetti d’affezione”, altrettanto ha trasformato la
fotografia in “fotografia d’affezione”, cioè a funzionamento simbolico invece
che pura registrazione della realtà. Ogni soggetto che ha fotografato ha saputo
trasformarlo, trasfigurarlo, caricarlo di senso proprio: tutto il percorso di
Man Ray è rappresentato dalla “visionarietà” riesce a vedere sempre qualcosa di
diverso dal reale.
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Noire
et blanche, 1926
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La presenza femminile ha un valore importante
per il fotografo, tra l’altro grande amatore, che rappresenterà la donna in
pose e inquadrature particolari e nuove per l’epoca.
Anche nel campo della moda è un innovatore
vanta collaborazioni con stilisti come Paul Poiret e Coco Chanel e con le più
grandi riviste di moda da Harper’s Bazaar a Vogue. Basta un copricapo
incongruo, un gioiello simbolico e allusivo, una posa o una posizione
estraniata ed estraniante e nella foto e tutta l’atmosfera cambia.
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Autoportrait, 1931
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Utilizza inoltre la sovraimpressione e una sorta di sovraproiezione
con le quali crea effetti di sdoppiamento particolarmente nuovi e interessanti.
Un artista dalla personalità variegata e
multiforme ma ciò che accomuna e lega la sua opera in un unico gesto
creativo è lo sguardo, quello che trasforma tutto in “meravigliose visioni”.
Patrizia
Casini
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Juliet, 1942 |
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Marcel Duchamp déguisé en Rrose Sélavy, 1921
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