martedì 10 aprile 2018

A San Gimignano MAN RAY Wonderful visions

Violon d’Ingres (Kiki), 1924
Oltre cento immagini fotografiche di Man Ray, in mostra alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di San Gimignano, dall’8 aprile al 7 ottobre 2018, ci consentono di rileggere il lavoro fotografico di uno dei più significativi artisti del XX secolo.
Artista poliedrico e innovatore che fa emergere nella fotografia tutta la sua creatività e la sua voglia di sperimentare.
Man Ray, al secolo Emmanuel Radnitzky proviene da una famiglia russa di origini ebraiche e vive a cavallo tra Ottocento e Novecento, nel periodo più dinamico e ricco di avvenimenti e di profondi cambiamenti nel campo artistico, storico e sociale.
Conosce Duchamp e Picabia e insieme a loro getta le basi del pensiero che resta ancora adesso il fondamento sul quale gli artisti di oggi lavorano.

L’Enigma di Isidore Ducasse, 1920
La mostra segue un andamento cronologico, immagini dal 1920 al 1950, per rimandare non ai generi e alle funzioni ma a quell'unico sguardo da cui nascono realmente le sue immagini.
Tra le foto del 1920 troviamo L’Enigma di Isidore Ducasse: la rappresentazione di qualcosa avvolto in una coperta e legato con della corda. Questa immagine anticiperà la citazione del poeta Lautréamont, il cui pseudonimo Isidore Ducasse, e risulterà una delle citazioni preferite dei surrealisti “bello come l’incontro fortuito di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo di anatomia”.
Andrè Breton, 1929 circa
A Parigi negli anni Venti del Novecento Man Ray diventa il fotografo del gruppo Surrealista e il primo grande creatore fotografico surrealista ma senza mai identificarsi completamente con il gruppo.
Sperimentatore instancabile, ha reinventato tutto ciò che ha toccato così come ha rielaborato l’invenzione dei readymades dell’amico Marcel Duchamp, trasformandoli in “oggetti d’affezione”, altrettanto ha trasformato la fotografia in “fotografia d’affezione”, cioè a funzionamento simbolico invece che pura registrazione della realtà. Ogni soggetto che ha fotografato ha saputo trasformarlo, trasfigurarlo, caricarlo di senso proprio: tutto il percorso di Man Ray è rappresentato dalla “visionarietà” riesce a vedere sempre qualcosa di diverso dal reale.
Noire et blanche, 1926
La presenza femminile ha un valore importante per il fotografo, tra l’altro grande amatore, che rappresenterà la donna in pose e inquadrature particolari e nuove per l’epoca.
Anche nel campo della moda è un innovatore vanta collaborazioni con stilisti come Paul Poiret e Coco Chanel e con le più grandi riviste di moda da Harper’s Bazaar a Vogue. Basta un copricapo incongruo, un gioiello simbolico e allusivo, una posa o una posizione estraniata ed estraniante e nella foto e tutta l’atmosfera cambia.

Autoportrait, 1931
Rivoluzionario anche nella tecnica utilizza la solarizzazione che consiste nel riesporre il negativo, non ancora fissato, a un lampo di luce la quale va a reilluminare le zone delle ombre, per cui c’è luce fin dentro l’ombra, con un effetto di aura o di isolamento o distorsione della figura sullo sfondo – non di opposizione ma di continuità, come Breton auspicava tra la veglia e il sonno del “Manifesto” Surrealista.
Utilizza inoltre la sovraimpressione e una sorta di sovraproiezione con le quali crea effetti di sdoppiamento particolarmente nuovi e interessanti.

Un artista dalla personalità variegata e multiforme ma ciò che accomuna e lega la sua opera in un unico gesto creativo è lo sguardo, quello che trasforma tutto in “meravigliose visioni”.
Patrizia Casini


Juliet, 1942
Marcel Duchamp déguisé en Rrose Sélavy, 1921

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